Nel corso del 1800 la scuola era situata in canonica, che si trovava a nord della piazza Conti D’Arco, ora casa Bolognani, poi trasferita presso la cooperativa nella medesima piazza.
All'inizio del 1900 sono stati costruiti in Via Nuova una nuova canonica, accanto alla chiesa, ed un nuovo edificio dedicato completamente alla scuola, rimasto in funzione fino al 2020 quando, causa il calo degli alunni, la scuola è stata chiusa ed i bambini sono stati trasferiti a quella di Cavedine.
In seguito alle riforme la scuola di Vigo, come tutte le altre, cambia il suo nome: "Scuola popolare" nel 1869, "Scuola Elementare" nel 1923 e "Scuola Primaria" nel 2003.
Dal documento si ricava che nel 1947 la Federazione provinciale di Trento dell'O.N.M.I. ha garantito la refezione calda per tutto l'arco dei 12 mesi ai 60 bambini poveri che frequentavano gli asili infantili di Cavedine (34 bambini) e Vigo (26 bambini) con una quota individuale mensile di £. 60 per un contributo totale di £. 43.200.
In archivio possiamo trovare le stesse informazioni anche per l'anno 1944:
È qui riportata la corrispondenza fra la Federazione provinciale di Trento dell'O.N.M.I. ed il Comune di Cavedine, conservata unita con uno spillo.
Vengono richiamate le disposizioni dettate con al circolare n. 155 del 1938 presente in questo archivio:
La circolare inviata dalla Federazione provinciale di Trento dell'O.N.M.I. "Al Signor Podestà Presidente del Comitato di Patronato 0. N. M. I. di CAVEDINE" comunica l'obbligo dei Comitati di Patronato ad adoperarsi affinché il servizio di refezione scolastica per i bambini poveri sia istituito in ogni Comune, ove esistano asili provvisti di refettorio e non solo su espressa richiesta da parte loro, purché riconosciuti idonei in base alla legge del 1926.
Esplicita le condizioni di accesso al servizio e finanzia £. 8 mensili per ogni bambino povero da gennaio a maggio ponendo la soglia di un massimo di 60 bambini.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune i bambini di prima della locale scuola primaria, nel 2008/09 hanno iniziato a realizzare in questa zona "il bosco incantato" con installazioni e "libri" da loro realizzati lungo il percorso. Nella foto vediamo accanto alla sorgente di Ronch la sagoma di un capriolo a dimensioni naturali col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con il libretto ambientato qui col capriolo protagonista, da leggere direttamente sul posto, al quale ne è stato aggiunto un altro cinque anni dopo.
È situato lungo il sentiero geologico Stoppani a pochi metri dal campo da tennis, area in cui poi sono stati realizzati anche il teatro di valle ed il campo da calcetto.
Realizzato nel 1993 con giochi, tavoli e panchine, punti cottura; è stato poi più volte rinnovato.
Al suo interno, su un tratto roccioso, vi si possono notare incisione lasciate dai pastori che frequentavano il luogo inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che vi ha posto accanto un pannello esplicativo.
Nel 2020, in piena pandemia, il Comune vi ha realizzato il parco d'arte.
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Bibliografia:
Villaggio dei folletti ad un anno dalla sua prima installazione da parte dei bambini della locale scuola primaria a difesa del pozzo numero sei. Casette e folletti, costruiti nel tempo con materiali naturali così da poter disgregarsi spontaneamente nel bosco, hanno vivacizzato questo pozzo per alcuni anni mantenendo un saldo legame tra i bambini e questo luogo.
La didascalia dietro la foto riporta: "Processione Corpus Domini con i bambini dell'asilo Vezzano 1960 n.14", da ciò si è potuta ricavare la data precisa dello scatto.
Il Corpus Domini, fino al 1977, si festeggiava il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste. La foto ci mostra come i bambini dell'asilo seguissero la processione con la loro maestra, grembiulino e cuffia bianca, calla in mano.
Sulla destra si vede la farmacia ed il negozio di alimentari dei Benigni da poco ristrutturati, al piano di sopra un copriletto è esposto alla finestra com'era tradizione in occasione di questa festività. Su via Roma vediamo quella che allora era la sede della famiglia cooperativa.
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, mostra un gruppo di scolari all'aperto, presumibilmente di Cavedine.
In fondo al gruppo si riconosce don Evaristo Bolognani.
Cerchiamo maggiori informazioni su questo scatto.
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, mostra una fotografia ricordo della Prima Comunione dell'anno 1930 a Cavedine.
Come presente nella descrizione allegata alla fotografia, al centro del gruppo di bambini si trovano don Ermenegildo Tonelli e la maestra Angeli.
La fotografia è stata scattata il 3 ottobre 1954 durante l'inaugurazione del nuovo edificio scolastico a Cavedine.
Questo scatto mostra il momento del taglio del nastro tricolore da parte della vedova del defunto Commendatore Giulio Cattoni, alla cui memoria fu intitolato l'edificio.
Si riconoscono l'attuale arciprete di Cavedine don Luigi Demattè e don Simone Felicetti che sorregge il paramento liturgico.
A seguire sono presenti la maestra Gregorina Cattoni, il maestro Eugenio Pederzolli e il maestro Mario Chesani.
Si tratta di un ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato nel 2021.
I bambini fanno sentire per due volte la filastrocca in dialetto, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi.
FILASTROCCA
Pé un, pé dó, pé tré
pé quatro, pé zinque, pé séi,
pé sète, pé òto
scarpón moléta
tira endrio quala? Questa.
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TIPO DI GIOCO
Oltre che come conta per stabilire chi inizia un gioco, può essere usato per un gioco di gruppo tranquillo da fermi.
PREPARAZIONE
Mettersi in cerchio con un piede avanti o su un muretto con i piedi penzoloni.
SCOPO DEL GIOCO
Rimanere per ultimo col piede in gioco.
REGOLE DEL GIOCO:
Un bambino recita la filastrocca toccando o indicando a ritmo i piedi dei compagni. Al “questa” viene eliminato dal gioco quel piede. Riparte dal piede successivo e ripete la filastrocca finché rimane un solo piede.
VARIANTI:
Una variante della filastrocca è consultabile a pag. 48 della pubblicazione
Il video mostra e spiega come si gioca a settimana (croce).
È dedicato in primo luogo ai bambini delle scuole della Valle dei Laghi che partecipano al progetto di Ecomuseo "Giochi e filastrocche".
In allegato la scheda di presentazione del gioco per le scuole.
Un'altra versione è descritta al gioco n. 11 sull'albo
I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi.
Questo gioco tradizionale è ancora praticato nelle scuole dell'infanzia della valle.
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TIPO DI GIOCO
Gioco tradizionale di movimento in cerchio.
Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori dai 3 anni in poi.
PREPARAZIONE
I bambini si mettono in cerchio staccati l’uno dall’altro. Un bambino sta in centro.
SCOPO DEL GIOCO
Formare tutti insieme un “serpente”.
REGOLE DEL GIOCO:
Il bambino o la bambina che è in centro passa a zig-zag tra i compagni saltellando e canta:
"Questa è la danza del serpente, che vien giù dal monte per ritrovare la sua coda che egli perse un dì!".
Si ferma davanti ad un/a compagna/o e dice:
"Ma dimmi un po’, sei forse tu quel pezzettin del mio codin?".
Se il compagno dice di sì, si attacca alle sue spalle e si riprende il gioco finché tutta la coda è completa.
I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi.
Anche in altre scuole della valle questo gioco tradizionale è stato segnalato ed è ancora praticato in alcune scuole dell'infanzia e primarie.
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TIPO DI GIOCO
Gioco tradizionale di movimento all’aperto. Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori.
PREPARAZIONE
Ci si posiziona in semicerchio tenuti per mano. I due bambini alle estremità devono conoscere il gioco
SCOPO DEL GIOCO
Ingarbugliarsi e tenersi collegati ai compagni.
REGOLE DEL GIOCO:
Dialogo fra i due bambini alle estremità:
DX. “È cotto il pane?”
SX. “Sì, ma è un po’ bruciato.”
DX. “Chi è stato?”
SX. Dice il nome di uno dei giocatori
DX. Parte seguito da tutto il gruppo tenuto per mano e passa sotto alle braccia che fanno ponte alla sinistra del bambino chiamato cosicché lui rimane a braccia incrociate e girato verso l’esterno. Mentre si fa questo movimento tutti insieme cantano: “Povero ...(Nome), legato alle catene, soffrirà le pene, le pene da morir.”
Si ripete il gioco, senza mai mollare le mani dei vicini finché tutti sono “incatenati”.
Il gioco può concludersi qui.
VARIANTI
Se a giocare sono bambini più grandi, alla fine anche i due alle estremità si danno la mano e tutti tirano verso l’esterno finché la catena si spezza.
Un'altra variante segnalata in valle è nel finale del canto:
“Povero ...(Nome), legato alle catene, alle dure pene, è costretto a lavorar.”
Il lavoro svolto un tempo nei campi e la fienagione vengono qui descritti dai nonni intervenuti in classe prima della scuola primaria di Vezzano all'interno del progetto memoria svolto con Ecomuseo.
La fotografia ritrae la piccola Pisoni Lucia nel giorno della sua Prima Comunione.
Come di consueto per l'epoca, indossa un vestito tradizionale e porta sul capo un velo in tulle.
Alle sue spalle possiamo notare il paese di Castel Madruzzo, in particolare la maestosa Chiesa Lauretana.
La fotografia ritrae una bambina di otto anni, in chiesa, nel giorno della sua Prima Comunione.
Come di consueto per l'epoca, indossa un vestito tradizionale ricamato e porta sul capo una coroncina con il velo in tulle anch'esso con dei ricami.
Il video, tra uno spintone e l'altro dei bambini, mostra e spiega come si gioca a polenta.
È dedicato in primo luogo ai bambini delle scuole della Valle dei Laghi che partecipano al progetto di Ecomuseo "Giochi e filastrocche".
In allegato la scheda di presentazione del gioco per le scuole.
Dato che la camera in casa era troppo piccola per ospitare i genitori, i nonni, la zia e tutti e 7 i fratelli, venne costruita questa casetta dove dormivano i bambini assieme ai genitori sul "paión" "a caf pè", ovvero tutti coi piedi verso il centro.
Come indicano la targa in cemento in facciata e l'iscrizione "C | 1932 | P" (Cesare Pedrotti) sull'architrave della porta, la costruzione risale al 1932, ovvero la data del matrimonio del figlio Albino, padre di Giulio. Il tetto è stato ricostruito verso il 2010.