La classe quinta della Scuola Primaria di Sarche ha raccolto la testimonianza di Lino Zanlucchi, classe 1955, di Sarche, che ha accettato il loro invito per un confronto all'interno del progetto:
Trascrizione dell'iscrizione:
"PREGATE | L'ETERNA REQUIE | A | STEFANO LUNELLI | CHE | AI 15 GENNAJO 1870 | QUI | COLPITO D'APOPLESSIA | SPIRÓ | OTTIMO CRISTIANO | VISSE NUBILE 58 ANNI | R.I.P."
Interessante l'antico uso della parola "nubile", col significato di "in età da matrimonio", riferito anche agli uomini.
V.
La classe quinta della Scuola Primaria di Sarche ha raccolto le testimonianze di tre signore, nate tra il 1949 ed il 1957 e vissute in paesi diversi della Valle dei Laghi, che hanno accettato il loro invito per un confronto all'interno del progetto:
La fotografia mostra i fratelli Giulio e Celeste Dallapè "Calièri" in sella alla loro moto davanti al calzaturificio. Dietro, la loro mamma con un bambino.
La fotografia mostra un gruppo di uomini seduti in prossimità di un bosco. Si tratta di alcuni operai dell'azienda Dallapè in gita presumibilmente sulla montagna ad est di Stravino, sopra l'abitato.
Sul retro si trova la seguente descrizione: "Nell'azienda Dallapè c'è un clima familiare, i responsabili e gli operai infatti non condividono solo le ore di lavoro ma anche il tempo libero, ci si diverte insieme. Nella foto da sinistra: Giancarlo, Martino, Claudio, Erminio 3 operai e Nerio. Anno 1954".
La fotografia ritrae i fratelli Giulio e Celeste Dallapè in uno scatto risalente ai primi anni del 1900.
Nel 1920 iniziarono a produrre scarpe aprendo la prima calzoleria nel paese di Stravino nel 1928, dando vita ai una dinastia di "maestri calzolai".
La fotografia mostra un giovane che dirige un carro agricolo trainato da due buoi lungo il viale della chiesa di San Rocco Pellegrino a Brusino.
L'attacco doppio prevede un palo centrale (temon) sul quale all'altezza del collo dei buoi viene legato il giogo (giof) con appese due cinghie (canagole) che passano sotto il collo di ciascun bue. Questi sono uniti al timone per le corna con una fune (gioncola).
Video realizzato da alcuni volontari di Vigo Cavedine in occasione del Natale 2022.
Il video è un omaggio a Giorgio Galetti, un benefattore di Chicago che nel 1930 ha donato la scultura lignea delle Anime del Purgatorio (posto sotto l'altare della chiesetta del Santuario di Cavedine).
Nel 1962 ha contribuito all'acquisto dell'organo della chiesa di S. Biagio di Vigo Cavedine.
La fotografia ritrae un uomo, probabilmente di Stravino, in abito elegante.
Lo scatto è stato fatto davanti al calzaturificio Dallapè, quando i fratelli si dilettavano con la fotografia.
Sullo sfondo si nota il capitello della Pietà e la strada principale che prosegue in direzione del capoluogo.
La fotografie ritrae Dallapè Bortolo e consorte in uno scatto del 1916.
L'uomo indossa la tipica divisa militare dell'Impero austro-ungarico, mentre la donna l'"abito della domenica".
Sullo sfondo la campagna con alberi da frutto.
La fotografia, risalente al 1932, ritrae un gruppo di uomini di Stravino.
Al centro, seduto in prima fila, è presente l'allora curato del paese.
Potrebbe trattarsi presumibilmente di una foto di gruppo del coro della chiesa. Qualcuno sa darci conferma o smentita di questa ipotesi?
Lo scatto ritrae un signore che posa seduto mostrando due fotografie di edifici su un piccolo album. Se qualcuno riconosce i luoghi può cortesemente comunicarcelo?
In questa foto di classe vediamo che le femmine portano il grembiule nero di fatture diverse mentre i maschi no. Le bambine indossano gli zoccoli mentre i bambini le scarpe. Con loro il maestro Decarli.
Nella fotografia sono presenti un gruppo di coscritti di Stravino, presumibilmente nati nel 1935.
I giovani vestono l'abito delle festività ed indossano il caratteristico cappello decorato con i fiori.
L'ingrandimento in formato 29,7x21 cm, scansionato in questa occasione, rappresenta l'imperatore d'Austria-Ungheria Carlo I che passa in rassegna decorati di guerra, accompagnato dallo Stato Maggiore e dagli ufficiali del comando di Vezzano.
L'ingrandimento in formato 29,7x42 cm, scansionato in questa occasione, rappresenta la copia di un manifesto che ritrae combattenti e/o reduci di Cavedine e Madruzzo del periodo fascista.
L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra un gruppo di uomini in uniforme.
In basso a destra è presente una piccola descrizione: "Formazione militare con: Berteotti Albino, Giulio Dallapè, Berlanda, Pederzolli galiaz".
L'ingrandimento in formato 70x50 cm, scansionato in questa occasione, mostra un gruppo di soldati originari di Cavedine. In basso a destra si legge una piccola descrizione: "Formazione militare con Berteotti Domenico".
L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra il soldato Bortolotti ritratto a Pechino in uno studio fotografico il 9 ottobre 1918.
In seguito alle ricerche effettuate, possiamo ipotizzare che si tratti di Bortolotti Guglielmo (Cavedine, 1895-1973 - matricola 2632) e ricostruire una possibile sua storia. Partito per la Galizia (Ucraina occidentale) con l'esercito austro-ungarico, è poi finito prigioniero dei russi, che mandavano nel campo di Kirsanov, nella Russia sudoccidentale quelli di lingua italiana, anche se facevano parte delle truppe austro-ungariche. Nel 1917, in Russia scoppia una guerra civile che provoca la caduta dello zar e la presa del potere dei bolscevichi, è un periodo difficile per cui la vita nei campi di prigionia si fa sempre più dura tra feddo (anche -40°) e fame. A cavallo fra il '17 ed il '18 i prigionieri vengono trasferiti dapprima a Vladivostock, porto russo sulla costa del Pacifico, da dove una parte viene rimpatriata passando per gli USA, e poi in Cina, a Tientsin, dove a partire dall'inizio del '900 l'Italia aveva ottenuto un piccolo possedimento coloniale (dopo che gli occidentali avevano domato la rivolta dei boxer contro l'influenza colonialista straniera); anche se nel 1911-1912 era stata proclamata la repubblica e il Paese vedeva come un'intrusione queste concessioni agli occidentali, lì funzionava ancora un consolato italiano. In occidente nel frattempo cresceva la paura che la rivoluzione leninista bolscevica potesse uscire dai confini russi e, pertanto, si decise di inviare una missione militare a sostegno della controrivoluzionaria Armata bianca. L'Italia era piuttosto debole per cui costituì il corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente utilizzando 800 volontari, inquadrati in maniera formale come i “battaglioni neri”, fra cui il nostro Bortolotti, assieme ad alcune centinaia di uomini arrivati dall'Italia; mentre li si inquadrava militarmente, si cercò di farli riprendere dal punto di vista fisico e psicologico: vennero trattati bene e alimentati. Solo nel 1920 gli arruolati nel battaglioni neri poterono far ritorno a casa, via nave passando per il Mar Rosso.
Se sia davvero lui e come sia andata la storia personale del Bortolotti immortalato in questo scatto probabilmente lo sanno i suoi discendenti se ce lo vorranno raccontare.
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Le informazioni di contesto sono tratte da: