La ricorrenza di San Biagio, patrono di Vigo Cavedine, cade il 3 febbraio.
Vediamo in questi scatti alcuni tratti della processione: partita dalla chiesa, dopo la discesa da via Garibaldi e via San Biagio, risale via Capitello, via Piave e via Cavour, e rientra da Via Nuova per tornare alla chiesa.
Foto ricordo dei membri del Consiglio Pastorale insieme a don Rodolfo Minati alla fine della sua ultima s. Messa prima del suo trasferimento a Brentonico, dopo anni di sacerdozio a Vigo.
Traccia di una lezione rivolta ad una classe prima con l'obiettivo di rendere consapevoli i bambini che un tempo in ogni paese c’era una scuola e saper riconoscere quella del proprio paese di provenienza; capire che in tempi e luoghi diversi la scuola era/è diversa.
Data l'età dei bambini la parte descrittiva è stata ridotta per far spazio alla parte motoria e pratica.
La lezione, preparata e condotta dall'esperta esterna in collaborazione con l'insegnante di classe, è stata arricchita con molti materiali portati da casa dai bambini e dall'insegnante, ripresa successivamente, e documentata dai bambini sui loro quaderni, come da pagine di esempio:
Sono qui inserite alcune pagine prese dai quaderni dei bambini che illustrano una lezione svolta sulla scuola al tempo dei nonni, con la trascrizione in fotocopia della rielaborazione orale collettiva dei bambini, un disegno collaborativo fatto con la carta carbone e personalizzato poi col colore da ciascuno, una personale rappresentazione grafica delle posizioni assunte in classe, una esperienza individuale di scrittura con l'uso dell'asticciola.
Nota come chiesetta di San Vili, termine dialettale per Vigilio, è una cappella costruita nel 1887, su un precedente capitello dedicato alla Madonna, e dedicata a Sant'Anna e San Vigilio. Nel 1908 con l'intervento del vescovo vi venne posta all'interno una statua lignea del patrono di Trento, San Vigilio, che secondo la leggenda aveva predicato in questo luogo; da allora è chiamata di San Vigilio.
Si trova sul sentiero SAT n. 613, denominato sentiero di San Vili, a poca distanza da Ranzo in direzione Deggia.
È dotata di due campanili, uno squadrato davanti e uno circolare dietro, un'ampia gronda che protegge un piccolo balcone a sorta di pulpito con ringhiera di ferro, una campanella, una lapide in marmo scritta in latino con accanto una targa con la traduzione italiana che racconta del passaggio di San Vigilio. Nel 1996 sopra la porta d'ingresso, Gianni Rigotti, pittore locale, ha affrescato il trasporto della salma di San Vigilio passando proprio in questo luogo.
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Bigliografia:
Il lavatoio pubblico era presente in ogni paese, talvolta posizionato proprio sul letto di una roggia, altre volte la roggia veniva incanalata con la costruzione di una fontana-lavatoio che permetteva alle donne di fare il bucato in una posizione più comoda come nel caso di questa nella piazza di Fraveggio. Altre volte, in assenza di rogge era l'acquedotto a servire fontane e lavatoi, spesso divisi in sezioni per l'abbeveraggio degli animali, per il lavaggio e per il risciacquo degli indumenti. Con l'arrivo dell'acqua nelle case fontane e lavatoi hanno perso la loro importanza e spesso sono stati abbattuto ma questo di Fraveggio è ancora ben conservato al suo posto.
sorta di zaino di legno con una cassettiera contenente articoli di merceria, piccoli attrezzi e giocattoli, ... utilizzata dal venditore ambulante (kromer) che raggiungeva così anche i luoghi più isolati vendendo ed acquistando mercanzia.
Ha messo a disposizione dell'Archivio della Memoria alcuni dei suoi quadri che immortalano momenti del passato, riportano in vita ricordi a chi c'era e mostrano ai più giovani qualche spaccato della vita e dei luoghi di un tempo.
Tutte le immagini condivise possono essere utilizzate citando l'autore.
La sua figura viene presentata in queste pubblicazioni consultabili nell'Archivio della Memoria:
Disegno preparato per la rubrica "Proverbi trentini" a pagina 25 del n. 12 della rivista "Retrospettive". Illustra il modo di dire: "da 'n ciòc vègn för tante stèle" che continua con l'affermazione "ma.. così i m'è sortìdi".
Questo modo di dire si usa per sottolineare come i fratelli possono essere anche molto diversi fra loro, come lo sono i pezzi che si ottengono tagliando un legno.