Panoramica del Monte Gazza e del Pedegaza vista dalla sp 84 sotto Calavino in direzione Vezzano.
La strada era sterrata ed aveva grossi paracarri di pietra. In primo piano si erge un traliccio e lungo la strada contorti "pali della luce".
In lontananza due persone camminano in direzione Vezzano.
Questo scatto è stato utilizzato per la copertina del libro fotografico "Da Pedegaza a Vallelaghi".
La posizione in mappa è approssimativamente quella dello scatto.
La cartolina in bianco e nero mostra un panorama di Vezzano.
Sulla fiancata della grande casa in centro è visibile il canale di carico della "bót de l'òra" della fucina Morandi.
La casetta piccola in primo piano era il porcile del caseificio sociale di Vezzano; smesso l'allevamento del maiale, è stato dato in uso a privati per custodire le galline e poi, negli anni '60, è stato abbattuto, ora lì c'è un piccolo slargo della strada.
Sullo sfondo si può notare come al tempo la vegetazione fosse rada e come la strada per Ciago fosse circondata da muri.
La foto è precedente al giugno 1947, data in cui è stata spedita a Firenze; curioso il testo pieno di sigle da cui si evince che sia stata una corrispondenza fra radioamatori.
Al tempo la spedizione costava 6 lire.
La posizione in mappa è approssimativamente quella dello scatto.
Si tratta di una cartolina postale che raffigura Padergnone e il lago di Toblino. La foto è antecedente all’agosto 1909, data in cui è stata presumibilmente spedita. La data è scritta in modo particolare, con il giorno e il mese posti fra le cifre dell’anno. Da quanto si può presumere dal testo, verosimilmente in lingua ceca, la cartolina è stata spedita in Cecoslovacchia, allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, a Černosiče, vicino a Praga.
Da quel che si evince dal poco rimasto del timbro postale, è stata spedita dall'ufficio postale di Vezzano. Il formato è 9 x 14 cm.
La posizione in mappa è approssimativamente quella dello scatto.
Nonostante l'inevitabile crisi dovuta alla pandemia Covid 19, grazie alla collaborazione con il Corpo bandistico di Calavino e la Banda Sociale di Cavedine, il Corpo bandistico del Borgo di Vezzano ha potuto celebrare con successo il 130° anniversario della fondazione.
Dal 1988 la banda di Vezzano è stata affiancata da un gruppo sportivo femminile di twirling che ha accompagnato cortei e concerti con evoluzioni e figure geometriche per oltre 20 anni. Qui vediamo la compagine in occasione di un'uscita a Molveno.
Dopo un momento di grossa difficoltà la banda rincontra un vecchio amico, il maestro della Fanfara alpina Valle dei Laghi Gianluigi Favalli che propone di seguire la banda nella preparazione di un repertorio nuovo che verrà quindi presentato al teatro Valle dei Laghi come concerto di Natale di quell’anno: un successo.
Così si è presentata la banda di Vezzano a festeggare il 70° di fondazione della Federazione dei Corpi Bandistici della Provincia di Trento. L'Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato il Covid-19 un'emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale il 30 gennaio 2020, concludendola ufficialmente il 5 maggio 2023. Dopo un lungo periodo di norme molte restrittive, molto lentamente si è tornati alla normalità, ma molte associazioni hanno pagato duramente il passaggio della pandemia, tra loro anche la banda di Vezzano che da allora affianca quella di Calavino.
Queste foto, allegate al progetto di risanamento esterno e cosolidamento degli avvolti della Malga in località Bael p.ed.110 nel c.c di Ranzo, comprovano il grave stato di degrado in cui la malga si trovava nel 1978.
La foto è stata scattata fra il 1972 e il 1986 quando, come vediamo, a dirigere la banda era il maestro Carlo Chiusole; la presenza, quale ascoltatore, del dott. Giovanni Fumo, presidente nel 1980/81 fa ipotizzare quella come data dello scatto.
La sede era allora in Piazza Perli 2 e lo è stata fino al 2000 quando lo stabile è stato venduto ed il Comune le ha assegnato una nuova sede:
Le foto descritte sono allegate al progetto di risanamento esterno e cosolidamento degli avvolti della Malga in località Bael p.ed.110 nel c.c di Ranzo
Foto numero 1: Malga Bael e la sua stalla viste dall'esterno
Foto numero 2: La stalla di Malga Bael vista dall'interno
Foto numero 3: La stalla di Malga Bael vista dall'interno da un'altra prospettiva
Foto numero 4: Malga Bael vista dall'interno
La banda è qui immortalata in trasferta a Mezzocorona dove ha partecipato alla "Festa del Teroldego".
La foto è stata donata alla Banda da Mario Chiusole nel 1991.
Nel periodo della fienagione, venivano montate delle tende per ospitare chi non aveva una baita o non aveva abbastanza spazio per tutti. La baita serviva in primis per custodire i buoi.
Ben visibile il grande deposito di materiale all'esterno della finestra ai Gaggi estratto dalla galleria di servizio alla costruzione della condotta forzata Molveno-Santa Massenza.
Gabriele D'Annunzio durante la tumulazione della salma di Italo Conci nella stiva della nave Puglia al Vittoriale degli italiani, residenza di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera (Brescia).
Negli anni ‘30 Margone era raggiungibile solo da sentieri e non si era mai sentito lassù il rombo di un motore fino all'evento impresso in questo scatto.
Raimondo Miori, di Padergnone, amante della moto, dell'avventura e della fotografia è arrivato a Margone in sella alla sua moto, mentre don Eugenio Plotegher celebrava la Santa Messa. Il rombo ha fatto uscire tutti dalla chiesa. L'evento è stato accolto con gioia e la fotocamera è passata di mano, così come la moto, per uno scatto festoso.
Il vescovo Carlo de Ferrari a dorso di asino risale l'unica strada di collegamento di Ranzo al fondovalle, quella che parte da Castel Toblino.
Dopo la sua visita pastorale a Ranzo si è recato a Margone dove ha invitato, invano, don Eugenio Plotegher a prendersi cura di un centro maggiore.
Per ritornare a valle, a partire da Margone, ha dovuto usare l'impervio sentiero dello Scal, che congiunge il paese a Santa Massenza, troppo ripido per poterlo fare a dorso d'asino.
Si racconta che la sua discesa in slitta sia stata rocambolesca e non priva di spavento per il monsignore.
La cartolina mostra una parte degli affreschi del sec. XIII "Ultima Cena" scoperti nella chiesa di San Biagio a Vigo Cavedine.
La cartolina è stata realizzata da ediz. f.lli Orempuller di Trento.
La cartolina 10x15 cm non è viaggiata, ma l'affrancatura da 15 lire ne fa ipotizzare la datazione negli anni '50.
Nelle due panoramiche si vede che non c'erano ancora case sulla via nuova a ovest della chiesa, al valle era coltivata ed il Bondone innevato. Nei due scorci, posizionati in mappa, si vedono la chiesa e la canonica da dietro e l'edificio che allora era "Albergo passo San Udalrico".
In questo angolo di cucina molti sono gli elementi tipici degli anni '60-'70: pavimento in graniglia, stufa a legna col camino a vista, mobili in formica.
Tre donne sono impegnate nel riordino, tutte indossano le gonne: la più anziana ha calze pesanti e il tipico grembiule che copriva tutto il corpo fin sotto le ginocchia (la "telara" o "grombiàla"), le giovani invece hanno gonne sopra le ginocchia e grembiule allacciato in vita con o senza pettorina (el "grombial").
Il fotografo in visita a scuola ha ritratto Tullio Comai in terza elementare davanti ad una cartina. Al muro sono appese fotografie e mensole. Dagli oggetti sulle mensole possiamo capire gli argomenti che si stavano trattando: peso netto (patate) e tara (scatola vuota), risparmio (salvadanaio).
Compiere i 18 anni, raggiungere la maggiore età, è un momento importante, di passaggio alla vita adulta: si può votare, fare la patente, donare il sangue, fare scelte autonome. Tullio Comai, classe 1955, come tutti i diciottenni italiani vissuti tra il 1861 e il 2004 è chiamato alla coscrizione e compie questo rito di passaggio con la visita di leva. Abile: tricolore intorno al collo e pon pon bianchi e rossi ne sono i simboli. La foto ci mostra un tipico ragazzo degli anni ‘70: capelli lunghi e pantaloni a zampa di elefante.
La fotografia fu realizzata a seguito della celebrazione solenne della prima Santa Messa di don Attilio Comai, avvenuta il 3 aprile 1932 nella chiesa di San Biagio a Vigo Cavedine.
Nella fotografia si riconosce al centro il festeggiato, don Attilio Comai attorniato da parenti e amici. Il sacerdote sulla sinistra dovrebbe essere il compaesano don Alfonso Bolognani, mentre l'ultimo sacerdote sulla destra dovrebbe essere un altro compaesano ordinato sacerdote nel 1915: don Francesco Manara.
Lo scatto è avvenuto sul retro della chiesa, davanti alla canonica del paese.
La fotografia mostra l'arrivo di don Attilio Comai a Vigo Cavedine il 3 aprile 1932, in occasione della celebrazione solenne della sua prima Santa Messa.
Don Attilio è da poco sceso dalla macchina che lo ha condotto presumibilmente presso la "Cros del Mèla" dove gli abitanti lo accolgono con gioia e trepidazione sotto ad una leggera pioggia. Il novello sacerdote indossa il saturno (copricapo clericale) e l'abito talare. Stringe tra le mani un mazzo di fiori appena consegnatoli da qualche abitante e cammina accompagnato da un sacerdote (presumibilmente il compaesano don Alfonso Bolognani o forse l'allora parroco di Vigo Cavedine) verso il sagrato della chiesa.
Ad accompagnarlo, in piedi sulla destra, c'è anche don Evaristo Bolognani che fu ordinato sacerdote qualche anno prima, nel 1926.