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Italo ConciEroe fiumano nato a Vezzano nel 1893 e morto a Fiume nel 1920. Italo (Beniamino Giacomo Giuseppe) Conci è nato a Vezzano il 7.2.1893 da Pellegrinati Teresa e Angelo Conci (1853-1926). Il padre, oriundo di Trento, arrivato in paese in qualità di medico condotto, acquistò la casa in via Roma 5, dove nacquero Ada nel 1891 (che sposerà l'ingegnere Anselmo Anesi), Italo nel 1893 e Ivo nel 1901 (che emigrerà in Argentina nel 1934). Nel 1910 Italo emigrò in Argentina, dove rimase fino al 1915 quando l'Italia entrò in guerra contro l'Austria. A quel punto andò in Italia e nel marzo 1916 si arruolò volontario nell'esercito italiano, col nome di guerra loris Lionello, nella ferma convinzione irredentista che il popolo italiano dovesse essere tutto unito in un'unica patria. Fu valoroso, divenne ufficiale negli Arditi, venne ferito gravemente e guadagnò due medaglie d'argento al valore. Mentre lui combatteva al fronte contro la sua patria natale, la sua famiglia venne incarcerata in Austria. Col trattato di Versailles del 1919 l'Austria dovette cedere all'Italia il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia, ma non la Dalmazia e Fiume come previsto inizialmente dal patto di Londra in caso di vittoria. Nella notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 partecipò alla spedizione per l’annessione di Fiume all’Italia partita da Ronchi (Gorizia) guidata da Gabriele D’Annunzio, di cui lui divenne un fedelissimo seguace, addetto alla vigilanza della sua persona. Combattè a Fiume nelle fila della Legione trentina “Cesare Battisti” e morì il 26 dicembre 1920 nella "notte di fuoco" colpito dall'esercito italiano intervenuto per far rispettare quanto stabilito dal trattato di pace. La salma di Italo Conci venne portata al Vittoriale e poi deposta in un'arca, seguita nel tempo da quelle di altri dieci legionari che insieme circondano la tomba di Gabriele D'Annunzio. A Vezzano, una lapide commemorativa lo ricorda sulla sua casa natale ed un'altra lapide a memoria è posta nella cappella cimiteriale. A lui è venne intitolato il "Gruppo di Azione" di Vezzano, organizzazione istituita con la riforma scolastica Gentile del 1923 con lo scopo di togliere gli insegnanti dal loro isolamento e riunirli in una sorta di cenacolo culturale. Questo gruppo fu segnalato nella relazione-studio sulle scuole della circoscrizione di Trento (1925-1926) tra i più attivi a organizzare convegni, gare, scambi di visite, «feste per la dote della scuola» (una recita, un saggio ginnico, una lotteria), mostre didattiche locali. C'è chi rammenta una targa ad Italo Conci nell'entrata della vecchia scuola elementare di Vezzano e qualcuno ricorda che il grande cedro che c'era un tempo davanti alla scuola dell'infanzia fosse stato piantato in sua memoria. Anche la Banda di Vezzano venne intitolata ad Italo Conci (1931?) anche se dopo l'elevazione della Villa di Vezzano a Borgo nel 1998, essa assunse il nome di "Corpo Bandistico del Borgo di Vezzano". --- Fonti:
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Don Eugenio PlotegherNato a Guardia di Folgaria il 30.12.1879, è diventato diacono il 2 luglio 1905 e la domenica successiva, il 7 luglio, è stato consacrato presbitero. È stato cappellano a Bedollo, Banale e Folgaria prima di arrivare a Margone, nel 1910, per dirigere questa piccola comunità. Oltre a fare il sacerdote, era anche segretario comunale di quello che fino al 1928 è stato il comune autonomo di Margone. Altro suo impegno era fare il maestro alla scuola locale, che aveva sede in canonica ed al suo arrivo contava ben 45 alunni; si prodigava anche ad insegnare il latino a chi voleva prepararsi per il seminario, come fece ad esempio per i due fratelli Parisi di Ranzo, diventati poi missionari. Nel 1933-34 fu anche parroco supplente a Ranzo. La notorietà che questo eclettico personaggio si guadagnò, in regione ed oltre, fu dovuta alla sua passione per la botanica e l’arte medica, unite alla sua capacità di diagnosticare e curare con le erbe svariate problematiche, anche quando non ottenevano benefici dalla medicina tradizionale, il tutto sempre gratuitamente, cosicché assunse la nomea di “medico dei poveri”. Fu così che molte persone frequentarono Margone nei 34 anni della sua permanenza in paese, anche se per raggiungere don Plotegher dovevano risalire dal fondovalle per impervi sentieri e per la ripida mulattiera dello “Scal”; la costruzione della strada Vezzano-Margone infatti è iniziata nel 1947, quando lui era già morto. Nel 1942, con una faticosa salita a dorso d’asino, monsignor Ferrari arrivò lassù in visita pastorale e lo invitò a diventare parroco di un grosso centro, ma don Plotegher declinò l’offerta, come già aveva fatto in precedenza, e al vescovo toccò una rocambolesca discesa in slitta. A Margone l’ambiente naturale gli forniva una gran varietà di erbe curative, lui era affezionato al paese ed ai suoi abitanti, era benvoluto ed amato dalla comunità, che si adeguava alle esigenze della sua attività di curatore di corpi oltre che di anime, tanto che il sacrestano controllava che fossero finiti i consulti prima di suonare le campane che richiamavano la gente ad assistere alla santa messa. Quando morì, il 29 maggio 1944, fu sepolto nel punto più significativo del cimitero del paese, di fronte all’entrata; la lapide inserita in una cappelletta aperta riporta: “Su quest’umile vetta / Don Eugenio Plotegher / Per XXXIV anni (1910-1944) / Dal principe dei pastori / Attinse luce di verità e di grazia / Dalla natura / Esplorata con intelletto d’amore / Lenimento e salute / Agli umani dolori / Dal suo grande cuore / Perenne vena / Di francescana letizia / Pietà di confratelli / Di curaziani di beneficiati / Pose / 30.V.1946 / R.I.P.”. Nel 1984, nel quarantesimo della sua morte, gli venne intitolata la piazzetta antistante la chiesa con la celebrazione di una solenne e partecipata cerimonia. Nel 2018 la Pro Loco ha realizzato “Il bosco racconta”, un breve percorso artistico dal cimitero alla cappella di Sant’Antoni con l’installazione di 6 opere scultoree in legno, realizzate da altrettanti artisti dell'Associazione Intagliatori del Legno della Valle di Cembra per ricordare personaggi significativi del passato per il paese. La scultura più vicina al cimitero raffigura don Eugenio Plotegher ed è stata realizzata da Claudio Cestaroli. --- Fonti:
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Cavalier Giuseppe CappellettiErborista e speziale di grande creatività e capacità, è nato a Ciago il 14 aprile 1880 da Daniele e Fabbiani Giuditta di Valda, aveva tre fratelli e due sorelle. Ha iniziato fin da ragazzo a raccogliere e commercializzare le piante officinali delle sue montagne, venendo a contatto ed imparando i segreti di esperti raccoglitori ed erboristi, tra i quali citiamo don Eugenio Plotegher, parroco di Margone e botanico molto noto, Mario Santoni, dell’antica erboristeria Santoni di Trento, per la quale ha lavorato come viaggiatore. Nel 1906 ha aperto un suo negozio di "speziali" a Trento, in via Oss Mazzurana, trasformato poi nel 1909 in una società “per la vendita di coloniali all'ingrosso ed al minuto”, fondata insieme al fratello Graziano e alla sorella Maria. Negli anni 20 quella sede era troppo piccola per far fronte alle richieste e così hanno acquistato quella che diventerà la loro sede storica in piazza Fiera, prima hanno acquisito il pianoterra e la cantina, poi il primo piano, poi il secondo e infine tutta la casa. Dopo la prima guerra mondiale ha iniziato a lavorare alla sua idea di fondo: riuscire a portare i benefici delle piante anche a coloro che non volevano impegnarsi in lunghe e difficili cure. Così, mescolando sapientemente le erbe e la loro lavorazione con macerati, decotti ed infusi è riuscito a creare l'Elisir Novasalus, che ancora oggi viene prodotto con lo stesso rigore, rispettando i tempi di lavorazione e di attesa. La sua vita intanto continuava tra la città ed il paese natale. La sua è stata la prima automobile ad arrivare a Ciago, ricordata ancora dai più anziani che quando sentivano il rombo del motore scendevano in strada per spingerla nella ripida salita fino a raggiungere la sua casa accanto alla chiesa, ampliata nel 1937 con l’aggiunta del garage. Leggendo la carta intestata di quell’anno possiamo capire quanta strada avesse fatto: “Stabilimento Chimico Industriale Cav. Giuseppe Cappelletti […] Premiata Officina farmaceutica – Diplomata erboristeria medicinale ed aromatica con laboratorio a forza elettrica per la triturazione, selezione e polverizzazione delle piante officinali e droghe aromatiche - Preparazione Pastigliaggi Compresse a secco Boli gomma Malto ed affini – Commercio all’ingrosso di prodotti Chimico-Farmaceutici, Tecnici, Ortopedici e e Fotografici – Prodotti chimici per Enologia – Enoliti medicinali e da dessert – “Novasalus” energico depurativo, potente rigeneratore dell’organismo umano – “Chinavale” supera il Ferro-China, è aperitivo, stomachico ed energetico.” Nel 1946 ha donato alla chiesa del paese la statua di S. Lorenzo, patrono del paese, e nel 1949, insieme alla moglie Alice Simonini, ha fatto costruire un capitello alla Madonna all’esterno del cimitero. È morto nel 1954 senza avere figli, lasciando una considerevole eredità che secondo testamento è stata divisa tra i tanti nipoti, gli Artigianelli e alcuni tra i più fidati collaboratori e dipendenti. L’attività è passata al nipote Ferrante, figlio del fratello Graziano, erborista diplomato e grande sostenitore della coltivazione delle erbe officinali in montagna; saranno lui e poi i suoi figli e nipoti a proseguire l’attività che ora ha un mercato internazionale. --- Fonti: Testimonianze orali
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Maria Cappelletti "Faiòta"Nata in Brasile il 2.01.1890 Maria Cappelletti, detta "Faiòta", di Giovanni e Rosa Mottes, è vissuta e ricordata a Covelo. Ha passato la sua vita prodigandosi per tutti quelli che avevano bisogno. È morta a Rovereto il 15.5.1965 all'età di 75 anni. I suoi compaesani le hanno dedicato una lapide sul cimitero e, nel 2023, hanno proposto il suo nome per intitolarle la piazza del paese. La localizzazione in mappa si riferisce alla casa accanto alla fontana di Villa Bassa, dove ha vissuto a lungo, alla casa ex-cappella dove viveva gli ultimi anni e alla piazza a lei dedicata. ___ Si parla di lei a pag. 36-37 di
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Nereo Cesare GarbariNereo Cesare Garbari, vezzanese nato nel 1924 e morto nel 1989, è stato una personalità di grande rilievo: un insegnante competente e preparato, un uomo impegnato nel sociale, nell’ambito culturale, nella ricerca storica e archeologica. Nei suoi 40 anni di professione “il maestro Nereo” ha offerto uno stile di insegnamento ragionato, aperto ad ogni interesse ed in grado di coinvolgere in modo totale i suoi alunni, educandoli e dando agli stessi una cultura basata sulla sperimentazione, sulla conoscenza dal vivo, sull’esperienza quotidiana. Garbari era un grande appassionato di archeologia, molto impegnato nella ricerca o riscoperta di siti preistorici e naturalistici, fu collaboratore del Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, del quale era rappresentante di valle e del Museo degli Usi e dei Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, consulente della Provincia nei lavori di scavo alla torbiera di Fiavè. Ha effettuato anche numerosi sondaggi: in particolare sul Doss Grum, sul Doss di Camosciara, sul Monte Ozol. Le sue ricerche hanno interessato numerosi settori naturalistici e storici: l’attività forestale, gli scavi preistorici, i rilevamenti del terreno, le osservazioni astronomiche, la storia e la cartografia antica, cultore di numismatica con una raccolta di monete che spaziano dal periodo romano a quello medioevale e moderno. Dopo la scoperta dei Pozzi glaciali di Vezzano da parte di Stoppani nell’800, Garbari negli anni ’60 iniziò, attivando il Museo Tridentino di Scienze Naturali, la ripulitura dei pozzi che svuotò, recuperandoli e valorizzandoli, quindi promosse la creazione di un sentiero geologico che li collegasse, poi realizzato e dedicato allo scopritore Antonio Stoppani. Nello stesso periodo collaborò con il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige (in particolare con il dott. Sebesta) per la realizzazione del museo etnografico, poi aperto con successo, portandovi anche elementi del mulino della sua famiglia e di altri artigiani vezzanesi. Tra i vari luoghi esaminati nel campo archeologico, effettuò ricerche sul Dos Bastia a sud di Vezzano, dove furono trovati numerosi reperti che testimoniano l’importanza strategica del sito, nel corso dei millenni (dai primi insediamenti umani, ai Romani, fino alla Prima Guerra Mondiale). Collaborò con il Museo Tridentino di Scienze Naturali nella scoperta e negli scavi delle palafitte di Fiavè. Numerosi sono stati gli articoli e i testi scritti da Garbari e pubblicati su riviste di carattere storico e archeologico: gli orologi solari del Vezzanese, le incisioni rupestri nella Valle dei Laghi, le notizie storiche e archeologiche di Cavedine, la sella di Vigolo Baselga, gli antichi viari, la preistoria e la storia in Valle dei Laghi, la casa di abitazione in sottoroccia alle Braile. Da mettere in risalto la pubblicazione, scritta in occasione del “60° anniversario Cassa rurale di Vezzano” (1980), che documenta i ritrovamenti archeologici e la storia locale. Nell’ambito sociale Garbari è stato socio rifondatore della sezione Sat di Vezzano, della quale è stato per parecchi anni presidente. Nell’ambito della Cooperazione è stato presidente, dal 1965 al 1988, della Cassa rurale di Vezzano e protagonista della fusione della stessa con la Cassa rurale di Terlago, che ha visto la nascita della Cassa rurale della Valle dei Laghi, di cui è stato fino alla sua dipartita (1989) vicepresidente. Dopo aver contribuito alla fondazione del Gruppo Culturale del Distretto di Vezzano, nel1986, grazie alla sua grande conoscenza del territorio iniziò e portò quasi a termine, la carta geografica della Valle dei Laghi alla scala 1:20.000, dove, unica nel suo genere, sono riportati i siti di interesse archeologico, naturalistico, sentieri numerati e legenda con didascalie. Dopo la sua morte ed un intervallo di circa 8 anni, nei quali la moglie Carla, con l’aiuto di esperti, si prodigò per completarla, venne stampata e presentata ufficialmente nel 1997. Nel frattempo, nel 1991, il nome del gruppo culturale era stato modificato inserendovi anche "Nereo Cesare Garbari", in ricordo di questo socio fondatore appassionato ricercatore di archeologia e storia locale. Del maestro Nereo rimane il ricordo di un uomo retto, capace di amicizia vera e profonda, di un validissimo insegnante, di un uomo di cultura, che troppo presto ci ha lasciati. Sulla Figura del Garbari, nel 2005 fu organizzata dal Gruppo culturale, la conferenza dal titolo “L’uomo, la storia”, relatori furono Gino Tomasi Direttore emerito del Museo di scienze naturali e “amico” dell’Associazione, Enzo Zambaldi, giornalista e insegnante, già collega di Garbari e Giuseppe Morelli, naturalista e uomo di cultura, grande “pasionario” della Valle dei Laghi. ---
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Giuseppe MorelliPersonaggio di spicco di Padergnone e dell'intera Valle, è nato il 16.1.1930 e morto il 29.9.2014. Citiamo qui alcuni dei suoi innumerevoli volti confidando che un po' alla volta si possano collegare a questa scheda diversi contenuti che lo hanno visto protagonista. Il nome "Valle dei Laghi" nato da innumerevoli discussioni ed incontri è stato portato da lui il 20 settembre 1964 presso l’Hotel due Laghi di Padergnone, ad una assemblea con la presenza di oltre ottanta rappresentanti di valle, fra i quali inviati dei Comuni, delle Pro Loco, delle Associazioni culturali e sportive che hanno votato all’unanimità. Il nome è diventato man mano patrimonio collettivo fino ad essere istituzionalizzato con la nascita della Comunità della Valle dei Laghi nel 2006. Nel 1967 fu tra i fondatori, e per anni Presidente, del Comitato Valle dei Laghi, dal quale ebbe origine, due anni dopo, nel 1969, la celebre Settimana folkloristica, che per i ventuno anni successivi ospitò, al Parco Due Laghi di Padergnone, la mostra-mercato dell’agriturismo sotto il nome de "La Valle dei Laghi produce". Fu Sindaco di Padergnone, dal marzo del 1967 all’aprile del 1971 e poi consigliere comunale. Fu sempre impegnato nella vita sociale padergnonese con i suoi eventi piccoli e grandi, a partire dalla fondazione della Società sportiva Due Laghi per arrivare all’edificazione della nuova scuola materna. Nel 1986 fu fra i soci fondatori del Gruppo culturale del Distretto di Vezzano, di cui fu membro del direttivo fino alla morte. Tra il 1993 ed il 2012 ha gestito il ristorante «Barone Rosso» e l’«Aerhotel» all’aeroporto Caproni. Nel 1995 divenne direttore responsabile del neonato periodico comunale "Padergnone notizie”, grazie alla sua annosa esperienza come pubblicista sui quotidiani locali, sempre attento alla storia locale e alla politica di valle. Esperto botanico, ci ha lasciato articoli e libri di pregio e il «Mediterranetum», un parco naturalistico sul Doss di Padergnone, che ospita un centinaio di esempi della flora sub mediterranea, sorto nel 2009 con il contributo della Forestale e del Comune, di cui lui è stato “inventore” e “regista”.
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Francesco TrentiniRinomato scultore di Lasino nato il 15 febbraio 1876 e morto il 25 maggio 1966. Per conoscere la vita e le opere di questo scultore rimandiamo all'approfondita ricerca svolta da un gruppo di lavoro con capofila il Comune di Madruzzo:
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Attilio Ernesto TonelliAttilio Ernesto Tonelli nacque a Vezzano nel 1880 ed è figlio di Teodoro Domenico Tonelli (di Vezzano) e (Giuseffa Chistè di Calavino). Nel 1905 emigrò negli Stati Uniti e lavorò in una miniera di carbone a South Wilmington (un villaggio minerario dell'Illinois): qui conobbe sua moglie. In seguito cambio attività, aprendo un negozio di alimentari, e quando si spostò a Joliet (un altra cittadina dell'Illinois) nel 1912, aprì anche lì un negozio. Teofilo Tonelli, suo fratello, lo raggiunse e aprì anche lui un negozio nella cittadina. Un terzo fratello, Evaristo Lorenzo Tonelli emigrò a Buenos Aires, in Argentina, mentre il quarto fratello, Giuseppe Oreste Tonelli, giunse nel Michigan. Fra il 1905 e il 1908, Attilio mandò in patria, ai genitori rimasti a Vezzano, parte dei soldi guadagnati col lavoro in miniera. Mandò l'equivalente di circa 10,403.00 dollari, quasi 9.000,00 euro, una cifra cospicua per l'epoca. Una delle ricevute la mandò alla sorella, Cesarina Garbari Tonelli, per poter aiutare la sua famiglia a compiere il viaggio per raggiungerlo in America e fargli visita. I genitori, la sorella e qualche altro familiare lo raggiunsero. Sua madre Giuseffa, purtroppo, morì in America per cause non note e non si riuscì a reimpatriare la salma: fu quindi seppellita in Illinois, a Braidwood. Attilio morì in Illinois nel 1961. Quasi un secolo dopo, Rodney, discendente di Attilio, ricostruisce la vita da emigrato del bis nonno cercando e collegando documenti e fotografie.
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Adriano BortolottiNato a Cavedine l'1 settembre 1905, morto a Bolzano il 3 febbraio 1982. Compositore di messe e organista del duomo di Bolzano, oltre che polistrumentista e direttore delle bande di Cavedine e Salorno. Per un approfondimento si segnala l'articolo allegato. Di lui, della sorella Maria, del fratello Ippolito, della mamma Adelina Galletti sono stati conservati dalla famiglia diversi oggetti e documenti, alcuni dei quali sono inseriti nell'Archivio della Memoria.
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Arrigo PederzolliSottotenente pilota dell'Areonautica, insignito della medaglia d'argento al valor militare nella campagna di Russia. Nato a Stravino il 4.2.1918, morì in combattimento nei cieli sopra Biserta (Tunisia) il 6 dicembre1942 all'età di 24 anni. A lui è stata intitolata la scuola di Stravino nel 1957 ed in suo ricordo è stata posta una targa nel 2002.
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Enrico Aldrighetti"El Richéto" è nato a Vezzano il 22 ottobre 1924 dove è morto il 26 marzo 2014 dopo una vita dedicata alla famiglia e al volontariato. Nel 1946 è entrato nel corpo dei Vigili del Fuoco Volontari entro il quale ha svolto per 40 anni il ruolo di caposquadra. Ha vissuto i tempi in cui si muovevano a cavallo trainando l’antica pompa funzionante a forza di braccia (scheda collegata) e tutte le successive trasformazioni.
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Gedeone Piccoli - antifascistaNato a Vezzano il 18 dicembre 1905, undicesimo figlio dello stalliere Emiliano Piccoli e di Aorinda Garbari. Nel 1924 emigrò in Lussemburgo dove faceva il minatore, poi passò in Francia ed entrò nel Partito Comunista. Sorvegliato dalla polizia, tornò in Lussemburgo nel 1929. Nel 1931 venne invitato a Mosca dal Partito ed entrò nella scuola per ufficiali. Nell'agosto 1937 andò in Spagna a combattere nella guerra civile spagnola, quale tenente amministratore della compagnia di Tank del quinto Battaglione distinguendosi nel suo lavoro e passò poi alle Brigate Internazionali. Ricevette la Stella Rossa per il suo eroismo nella Battaglia di Teruel. A fine 1938 fu ospedalizzato per tubercolosi. Uscito dalla Spagna, nel 1939 finì nel campo di concentramento di Gura in Francia da dove riuscì ad evadere nell'aprile del '39 e rientrare in URSS. Nel 1941, con l'invasione tedesca si unì all'esercito sovietico e morì pochi mesi dopo sul fronte meridionale combattendo contro i nazisti con l’Armata Rossa. Nella sua attività di antifascista assunse diversi nomi: Gino Tosi, Gino Piccoli, Cedeon Picelli. Il figlio, russo, è venuto a Vezzano negli anni '70 per vedere il paese di origine del padre e conoscere i parenti qui residenti. Bibliografia
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Don Dante ClauserDon Dante Clauser è nato a Lavarone il 7 dicembre 1923 e morto a Trento l'11 febbraio 2013. È stato parroco di Vezzano tra il 1958 e il 64, dove è ricordato per le sue iniziative, la capacità di coinvolgimento di tutte le componenti del paese, il sostegno dato alle associazioni, le gite... È stato tra i protagonisti del rinnovamento seguito al Concilio Vaticano Secondo (1962-65) negli anni caldi del Sessantotto. A Bolzano ha fondato "La casa del fanciullo" ed a Trento il "Punto d'incontro", casa di accoglienza con laboratorio per italiani e stranieri senza fissa dimora. Per la sua opera a fianco dei poveri e degli emarginati era chiamato “il prete degli ultimi”.
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Santa BassettiSanta Bassetti è nata a S. Massenza il 30 marzo 1888. Ha conseguito l’attestato di maturità presso l’Istituto Magistrale di Trento il 27 luglio 1910 e l’attestato di abilitazione il 25 ottobre 1912. È entrata subito in servizio a Sarche, poi tra il 1916 e il 1921 ha prestato servizio a Santa Massenza ed infine tra il 1921 ed il 1944 a Calavino. Gli anni in cui ha lavorato a Santa Massenza sono stati molto difficili: tra residenti, sfollati, bambini bisognosi ospitati in casa di zie e sorelle maggiori, la sua scolaresca ha raggiunto i 74 alunni; non c'erano neppure i banchi per tutti. Le sue proteste presso l'amministrazione comunale, richiamando la normativa che prevedeva un massimo di 60 alunni per classe, hanno cozzato contro la povertà. Solo per un periodo è riuscita ad ottenere una seconda classe, per il resto ha messo in atto un'organizzazione complessa di turni in modo da seguire tutti i suoi alunni proseguendo le lezioni anche nel semestre estivo. Nel 1922/23 gli alunni a Santa Massenza sono calati repentinamente a 55 ma lei nel frattempo si era spostata a Calavino dove ha continuato il suo lavoro con passione rimanendo in servizio finché la malattia di cui soffriva la portò a morire prematuramente a soli 56 anni.
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Oreste CaldiniOreste Caldini (Tione 1882 – Masi di Lasino-Pergolese 1962) era figlio di Emanuele Caldini, sergente decorato con medaglia d’oro al valor militare per la difesa del Monte Suello nel 1866, durante la Terza Guerra d’Indipendenza italiana. Grazie a questa onorificenza paterna Oreste studia gratuitamente all’Accademia militare di Vienna, che accolse, in quel periodo, un solo altro trentino oltre al Caldini. Al termine degli studi fu nominato sottotenente e assegnato nel 1904 alla prima Feldkompanie del 3° Reggimento Kaiserjäger; venne poi promosso tenente, e nell’agosto del 1914 inviato in Galizia, dove rimase fino al 1915. Fu poi presente sul Col di Lana nel 1916, quando esplose la famosa “mina italiana” che fece brillare l’intera cima della montagna. Rientrò in Galizia nello stesso anno e terminò la guerra in Romania, alla guida di un battaglione dove erano presenti molti soldati originari della Valle dei Laghi. Durante il conflitto fu nominato capitano e dimostrò grande valore e coraggio scongiurando una decimazione al suo reparto. Con il padre intrattenne una corrispondenza dal 1915 fino alla morte del genitore nel luglio del 1917. Cessate le ostilità, il comandate Caldini impiegò quasi un mese per raggiungere Steyr, in Austria, e consegnare i documenti e i fondi del battaglione. Rientrato in Trentino, gli venne riconosciuta una pensione militare e negli anni ‘30 sposò l’insegnante elementare di Pergolese, Luigia Marosi. Oltre alla collezione del sig. Gottardi, altro materiale è conservato presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto: documenti inerenti gli studi del Caldini, la sua carriera militare e il suo servizio durante la guerra. Fra questi, i diari, le lettere scritte dal padre e altre carte ufficiali di servizio, fino al “foglio di congedo illimitato” del 1919. Tra il 1959 e la sua morte, il capitano intrattenne una corrispondenza con alcuni ex commilitoni dell’esercito austro-ungarico. Fonti: - Michele Liboni, "Fragmenta: Vicende, uomini, territorio della Comunità di Dro, Ceniga, Pietramurata", Arco: Il Sommolago - Comune di Dro, A. 22, n. 2 (ago. 2005), pp. 311-15 [https://www.cbt.biblioteche.provincia.tn.it/oseegenius/resource?uri=5882830&v=l&dcnr=5] - https://www.yumpu.com/it/document/read/12186474/archivi-di-famiglie-museo-storico-italiano-della-guerra-di-rovereto
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Emanuele CaldiniÈ nato a Lasino nel 1839 e morto a Pergolese nel 1917. Ha combattuto in quella che per l'Italia era la terza guerra di indipendenza ed ha ricevuto la medaglia d'oro al valore militare per l'eroico comportamento nella difesa del Monte Suello (Bagolino) il 3 luglio 1866, battaglia in cui è rimasto ferito lo stesso Giuseppe Garibaldi. Finita la guerra, ha poi svolto la sua carriera militare come sottoufficiale dei bersaglieri provinciali a Tione. Lì ha sposato Maria Stainer ed ha avuto tre figli: due femmine, Gisella e Noemi, ed un maschio, Oreste. Terminato il servizio si è trasferito con la famiglia a Pergolese, dove ha costruito casa. Grazie alla sua medaglia d'oro, suo figlio Oreste ha poi avuto il privilegio di frequentare gratuitamente l’Accademia militare teresiana con sede a Wiener Neustadt nell'antica fortezza imperiale, riservata all'addestramento degli ufficiali cadetti della nobiltà dell'impero austriaco. Fra i patrioti ricordati sul Bergisel lui viene così citato: "455 Emanuel Caldini, Unterjäger. Warf am 3. Juli 1866 im Gefecht am Monte Suello mit einer von ihm kommandierten Seitenhut (Halzburg) eienen überlegenen Gegner." (Emanuele Caldini, sottufficiale. Il 3 luglio 1866 sconfisse un nemico superiore nella battaglia del Monte Suello, assieme ad un mezzo plotone da lui comandato). Nel fondo della famiglia Caldini presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto sono conservate sue carte personali: certificati, carte di servizio e documenti relativi alle proprietà di Masi di Lasino (Pergolese), due esemplari dell’“Almanacco Agrario” contenenti annotazioni giornaliere sul tempo meteorologico e sul corso dei lavori, talvolta anche su fatti personali o avvenuti in paese.
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Mons. Luigi GentiliniCosì è stato ricordato nella sua memoria: "Prelato domestico di SS Leone XIII, Cavaliere dell'ordine di Francesco Giuseppe, membro dell'o. r. Accademia degli Agiati, cittadino onorario di Arco Dro-Ceniga Terlago Vigolo Baselga e Lasino, per più anni Deputato alla Dieta e al Palamento. Nato il 22 febbr.1812 Prete dal 23 sett.1834 fu Coop. a Castelnovo Parroco a Lizzana Decano per anni quarantasei a Calavino ove morì il 18 giugno 1900."
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Luigi PoliLuigi Poli, originario di Santa Massenza, all’inizio del 1900 con la sua famiglia si trasferì a Trento per andare in mezzadria al servizio dei conti De Lorenzi. Era una famiglia molto numerosa (undici figli, di cui otto sopravvissuti) e nel 1938 iniziò a vendere al mercato ortofrutticolo i suoi prodotti. Subito dopo la guerra aprirono un negozio al dettaglio di ortofrutta, per poi integrarlo nel 1950 con l’alimentare che nel 1957 sarebbe poi diventato il primo supermercato di Trento dando avvio all’“impero” Poli.
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Giovanni Dorigatti - Nane PeriòtGiovanni Dorigatti è nato a Cavedine (Laguna) nel 1842 e si è trasferito a Lasino in tenera età, poiché il padre, Giovanni pure lui, faceva il "manènte", ossia il mezzadro, del signor Roberto Bassetti, cioè ne coltivava le campagne trattenendo per sé una parte del prodotto a pagamento del lavoro svolto. Stesso lavoro ha fatto poi anche lui. Ha sposato Maria Caldini di Lasino ed ha avuto cinque figli: Pasquina (1876 - 1973, che ha sposato Cirillo Ceschini di Lasino, dei "Maibei"), Giuseppe (1873 - 1953 che ha sposato Zelinde Santuliana di Lasino), Gioseffa, detta Bepina (1871 - 1960 circa, poi sposatasi con un Bortoli trasferitasi a Calavino), e due Alessio morti bimbi (1880-1882, 1883-1889). È morto nel 1933. Appartenente al ramo dei Periòti della famiglia Dorigatti, veniva chiamato Nane Periòt. Si tramanda che il soprannome Periòt fosse stato dato al papà Giovanni (1810-1895) "Migolon" (soprannome di famiglia fin dal 1700), che, arrivato alla soglia degli 88 anni, a chi gli chiedeva quanti anni avesse rispondeva immancabilmente : "87 ma vago per i òt", cioè 87 compiuti ma sono nell'anno degli 88. Deve aver ripetuto questa frase così tante volte che quel "per i òt" è diventato "Periòt" sostituendo un ultracentenario soprannome di famiglia. Grande appassionato di canto, musica e rime è noto per "Le maitinade del Nane Periòt", cantate da diversi cori di montagna, fra cui quello della SAT. Su "L'Adige" del 15 febbraio 1972 Albino Zenatti descrive "La simpatica figura del Nane Periot" grazie alla testimonianza di tanti che ancora lo ricordavano. Veniamo quindi a saper che "Aveva uno strano modo di parlare, in rima, sciorinando proverbi o motti popolari. Assai spesso era interpellato dalla gente per dare un proprio parere, un proprio punto di vista, su qualche questione e ne usciva puntualmente una risposta rimata, ma satura di umanità, e di aderenza alle esigenze del momento." Ed ancora: "Era una istituzione e, benché fosse ritenuto un po' rivoluzionario ed austriacante, nessuno gli fece mai il benché minimo male, a causa appunto della sua natura poetica e ... profetica." "Ai primi soldati italiani giunti in paese che gli chiedevano, nel 1918, se era contento della liberazione, calmo rispose: "I todeschi i go avudi per settanta sei ani, speté che en pasa altrettanti e pò ve dirò se se meio o pezo!"" "E lui tranquillo continuava, anche in età assai avanzata a lavorare ed a cantare le sue ormai celebri canzoni, senza aver riguardo per nessuno."
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Beniamino Miori - Padre BeniaminoBeniamino Miori è stato un Padre Stimmatino. Nato a Lon (Vallelaghi-Trento) l'11 giugno 1883 e morto a Salerno il 23 maggio 1946, ricordato per il grande impegno soprattutto a Picciola dove visse gli ultimi quattro anni. A lui è intitolata una piazza a Picciola e una via a Lon. Il 23 gennaio 2017 è stata presentata a S. E. Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno, la richiesta per l’apertura della causa di Canonizzazione di quest'umile sacerdote. Il nulla osta per l'apertura della sua causa di beatificazione è giunto dalla Congregazione per le Cause dei Santi in data 3 giugno 2017.