Al vecchio mulino
- Titolo
- Al vecchio mulino
- Autore della fotografia
- Rosetta Margoni
- Data della fotografia
- 18 aprile 2018
- Licenza d'uso
- CC BY 4.0
- Nome
- Al vecchio mulino
- Descrizione
- Era nell’edificio in località Naran 1, conoscituo come ristorante “Al vecchio mulino”, che un tempo girava la prima ruota idraulica sulla Roggia Grande. Essa alimentava i macchinari della falegnameria di Bassetti Quintino e figli, poi trasferita in via Borgo:
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Falegnameria Bassetti
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Dalle testimonianze giunte fino a noi sembra chequi abbia operato anche uno dei laboratori per l’estrazione del colore dalla “foiaròla”, per questo è qui che l’Ecomuseo della Valle dei Laghi ha posto il primo degli 11 pannelli del percorso etnografico sugli opifici storici della valle dei laghi “Antichi mulini del Borgo”, quello dedicato alla lavorazione della “foiaròla”.
Anche l’altro mulino, situato nell’edificio ora laboratorio del rame Manzoni in Località Alla Fonda 5, sfruttava le acque della Roggia Grande anche per la lavorazione della foiaròla; l’ultimo ad avervi svolto questa attività fino al 1921 è stato Enrico Leonardi, allora sindaco di Vezzano.
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Ora laboratorio Manzoni ma un tempo...
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Attraverso i bambini della locale scuola primaria ci arriva la testimonianza di Aldo Leonardi classe 1910: “Accanto alla segheria Leonardi (attuale laboratorio Manzoni), erano sistemate due grosse macine le cui ruote, di pietra, avevano un diametro di circa m 1.20/1.50 e servivano proprio per ridurre in polvere la foiarola che, insaccata veniva portata a Trento.”, macine che erano mosse dalla ruota idraulica.
Altro attrezzo comune ai mulini usato per lo scotano era il pestello a pile, a quanto ci riferiscono, anche quello rinvenuto nel 1968 nelle vicinanze dei Manzoni ora conservato al museo degli usi e costumi della gente trentina. È formato da una grande base in pietra con tre vasche dentro cui si muovevano tre grossi pali di legno con punta metallica che venivano sollevati alternativamente grazie alla forza impressa dalla ruota idraulica e poi cadevano fino all’altezza desiderata dal fondo. Si ipotizza che, provocando il rapido spostamento dei rami di scotano, essi andassero continuamente a sbattere nel recipiente di pietra decorticandosi e spezzandosi.
Non sappiamo quando ebbe inizio questa attività a Vezzano ma è documentata a partire dal XVI secolo “nella residenza di Zordan Belexin di Vezzano”.(A. Gorfer, La Valle dei Laghi, Cassa Rurale S. Massenza, 1982, pag.107 ).
Il giudice Carlo Clementi nella descrizione del Distretto di Vezzano elaborata tra il 1834 ed il 1835 rilevava “in Vezzano 3 mulini da grano, due per lo scottano...”.Tra i mezzi di sussistenza degli abitanti del distretto segnala “la raccolta dello scotano (fojarolla)”, in particolare riferisce che “Lo scotano (Rhus cotinus) ha di recente alleviato la classe più miserabile colla vendita delle sue foglie e del suo legno, cosicché possono entrarvi annualmente 2600 fiorini.” e che “Gli oggetti di commercio consistono nella vendita ... dello scotano in polvere e in natura”.
Dalla ricerca genealogica effettuata da Ettore Parisi risulta poi che Giacomo Tommaso Agostino Garbari (1800-1855) e suo figlio Giacomo Domenico Tommaso (1826 - 1902), residenti a Vezzano di mestiere facevano i tintori, facendoci presumere che la lavorazione della “foiaròla” a Vezzano non si fermasse alla sola produzione della polvere, ma che continuasse anche con la tintura di filati e tessuti.
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Il lavoro unitario di ricerca sugli opifici ad acqua della Valle dei Laghi, curato da Ecomuseo prima della nascita dell'Archivio della Memoria, è qui consultabile, nello specifico a pag. 10-13: -
Opifici storici della Valle dei Laghi: i mulini
- Per informazioni sulla pianta:
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Scotano
- È parte di
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Antichi mulini del Borgo di Vezzano
- Livello di precisione della collocazione geografica
- Collocazione precisa
- Media
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Al vecchio mulino
