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  • El mé Gigiòti

    Filastrocca in dialetto trentino per imparare a disegnare in forma schematica una persona, qui presentata ai bambini della Scuola dell'Infanzia di Cavedine. Nel video si vede come i bambini realizzano la figura umana seguendo la filastrocca. In allegato anche la scheda predisposta per questo incontro in cui i collaboratori di ecomuseo hanno narrato anche la storia dell' "asilo", mostrando lavori di bambini di 100 anni fa e presentando giochi del passato.
  • Pé un, pé dó, pé tré

    I bambini fanno sentire per due volte la filastrocca in dialetto, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi. FILASTROCCA Pé un, pé dó, pé tré pé quatro, pé zinque, pé séi, pé sète, pé òto scarpón moléta tira endrio quala? Questa. --- TIPO DI GIOCO Oltre che come conta per stabilire chi inizia un gioco, può essere usato per un gioco di gruppo tranquillo da fermi. PREPARAZIONE Mettersi in cerchio con un piede avanti o su un muretto con i piedi penzoloni. SCOPO DEL GIOCO Rimanere per ultimo col piede in gioco. REGOLE DEL GIOCO: Un bambino recita la filastrocca toccando o indicando a ritmo i piedi dei compagni. Al “questa” viene eliminato dal gioco quel piede. Riparte dal piede successivo e ripete la filastrocca finché rimane un solo piede. VARIANTI: Una variante della filastrocca è consultabile a pag. 48 della pubblicazione
  • Settimana

    Il video mostra e spiega come si gioca a settimana (croce). È dedicato in primo luogo ai bambini delle scuole della Valle dei Laghi che partecipano al progetto di Ecomuseo "Giochi e filastrocche". In allegato la scheda di presentazione del gioco per le scuole. Un'altra versione è descritta al gioco n. 11 sull'albo
  • La danza del serpente

    I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi. Questo gioco tradizionale è ancora praticato nelle scuole dell'infanzia della valle. ---- TIPO DI GIOCO Gioco tradizionale di movimento in cerchio. Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori dai 3 anni in poi. PREPARAZIONE I bambini si mettono in cerchio staccati l’uno dall’altro. Un bambino sta in centro. SCOPO DEL GIOCO Formare tutti insieme un “serpente”. REGOLE DEL GIOCO: Il bambino o la bambina che è in centro passa a zig-zag tra i compagni saltellando e canta: "Questa è la danza del serpente, che vien giù dal monte per ritrovare la sua coda che egli perse un dì!". Si ferma davanti ad un/a compagna/o e dice: "Ma dimmi un po’, sei forse tu quel pezzettin del mio codin?". Se il compagno dice di sì, si attacca alle sue spalle e si riprende il gioco finché tutta la coda è completa.
  • È cotto il pane?

    I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi. Anche in altre scuole della valle questo gioco tradizionale è stato segnalato ed è ancora praticato in alcune scuole dell'infanzia e primarie. ---- TIPO DI GIOCO Gioco tradizionale di movimento all’aperto. Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori. PREPARAZIONE Ci si posiziona in semicerchio tenuti per mano. I due bambini alle estremità devono conoscere il gioco SCOPO DEL GIOCO Ingarbugliarsi e tenersi collegati ai compagni. REGOLE DEL GIOCO: Dialogo fra i due bambini alle estremità: DX. “È cotto il pane?” SX. “Sì, ma è un po’ bruciato.” DX. “Chi è stato?” SX. Dice il nome di uno dei giocatori DX. Parte seguito da tutto il gruppo tenuto per mano e passa sotto alle braccia che fanno ponte alla sinistra del bambino chiamato cosicché lui rimane a braccia incrociate e girato verso l’esterno. Mentre si fa questo movimento tutti insieme cantano: “Povero ...(Nome), legato alle catene, soffrirà le pene, le pene da morir.” Si ripete il gioco, senza mai mollare le mani dei vicini finché tutti sono “incatenati”. Il gioco può concludersi qui. VARIANTI Se a giocare sono bambini più grandi, alla fine anche i due alle estremità si danno la mano e tutti tirano verso l’esterno finché la catena si spezza. Un'altra variante segnalata in valle è nel finale del canto: “Povero ...(Nome), legato alle catene, alle dure pene, è costretto a lavorar.”
  • Scopri giochi e filastrocche della Valle dei Laghi colorando con Vespertillo

    Dopo il grande successo del primo albo illustrato da colorare realizzato da Ecomuseo contenente i luoghi più significativi della Valle dei Laghi proposti dai bambini, è stato pubblicato questo secondo albo illustrato, che ci porta a conoscere giochi e filastrocche della nostra tradizione scelti ancora una volta dagli alunni delle scuole primarie dopo un lavoro di ricerca che ha coinvolto molti nonni. L’Ecomuseo è entrato nelle scuole ed ha messo a disposizione pubblicazioni, foto, testimonianze audio e video sul neonato Archivio della Memoria della Valle dei Laghi. Sono presentati alcuni proverbi che prevedono il tempo, una filastrocca in dialetto ed alcuni giochi contenenti anche parti recitate e/o contate: Océt bèl, Fèra fèra pè, Polenta, Pe un, pe do, pe tre, La danza del serpente, Le scudelete (tappi), Al rimbombo, Rialzo, È cotto il pane?, “Bandón libera tuti”, Settimana (Croce).
  • Polenta

    Il video, tra uno spintone e l'altro dei bambini, mostra e spiega come si gioca a polenta. È dedicato in primo luogo ai bambini delle scuole della Valle dei Laghi che partecipano al progetto di Ecomuseo "Giochi e filastrocche". In allegato la scheda di presentazione del gioco per le scuole.
  • Fabbri giocattolo

    Questo giocattolo fu realizzato da un nonno per dimostrare ai nipoti come giocava un tempo, verso il 1918. Misure: 32.5 x 13.5 x 2.5 cm.
  • Pinocchietto

    Questo giocattolo fu realizzato da un nonno per dimostrare ai nipoti come giocava un tempo, verso il 1918. Misure: 23 x 5.5 cm
  • Col triciclo

    Il piccolo Giancarlo Garbari scorrazza col suo triciclo di ferro nel piazzale della chiesa.
  • Òcio bèl

    Òcio bèl, so fradèl, récia bèla, so sorèla, la piaza, la porta, la campanela din don dèla. È una filastrocca tradizionale che si rivolge ad un bimbo o ad una bimba allo scopo di farli ridere. Mentre si recita la filastrocca si toccano con delicatezza le parti del suo viso: gli occhi, le orecchie, la fronte, la bocca. Infine si prende il nasino e lo si porta a ruotare la testa a destra e sinistra. Lievi variazioni sono descritte a p. 13 del fascicolo
  • Bimbi

    Maria Carla Garbari con la borsa di vimini e suo fratello Giovanni con la palla davanti alla porta della scuola.
  • Bimba con sonaglio

    La bimba, con vestito e scarpette di lana, gioca col suo sonaglio seduta su una sedia. I capelli sono ancora corti ma comunque pettinati a formare il ciuffo, chiamato "banana", caratteristico dei pccolini.
  • Bambine coi compagni di giochi

    Una bimba seduta sul paraurti di un automobile dell'epoca coccola il suo cane mentre la piccolina gioca con una grande bambola.
  • Ricordi d'infanzia di Maria Dallapè

    Sollecitata dalla nipotina, nonna Maria racconta la sua infanzia alla Berlonga - Stravino negli anni '50. Briscola, arrampicate con fantasia, salto alla corda, recitazione, lavoro, tanta comunità e dialogo coi compagni , ascolto delle esperienze e delle storie fantasiose degli adulti.
  • Gemma Comai racconta la sua infanzia a Vigo Cavedine negli anni '50 -'60

    Sollecitata dalla nipotina, nonna Gemma racconta della sua infanzia ai bambini che partecipano al progetto "Giochi e filastrocche" organizzato in collaborazione tra l'Ecomuseo della Valle dei Laghi ed Istituto Comprensivo Valle dei Laghi-Dro. Per essere ben compresa dai bambini si rivolge in lingua italiana ma utilizza anche termini dialettali per dare più risalto ad alcuni termini come "bala" (palla), "pirlo" (trottola), "salasà" (selciato), "scondiléver" (nascondino), "zorla" (maggiolino).
  • El merler

    Presentazione del gioco del merler scolpito sulla roccia nei dintorni di Ciago. Le regole del gioco sono presenti nella scheda oggetto collegata.
  • El pirlo

    Spiegazione e dimostrazione di un gioco molto diffuso un tempo tra i bambini di Vigo Cavedine. Il "pirlo" era una trottola di legno con puntale metallico che si metteva e tratteneva in movimento con l'uso di uno spago.
  • Il gioco delle cambrette

    In seguito al ritrovamento casuale in un orto di Ciago di un reperto risalente a circa 50 anni prima, riaffiorano in Attilio ricordi d'infanzia legati al paese natale di Vigo Cavedine. Si tratta di una "cambreta" ossia di un pezzetto di filo elettrico rigido piegato ad U che i bambini usavano in abbinamento ad un elastico per fare "el gioc dele cambrete", una rudimentale ma efficace fionda da utilizzare sia per giocare che per fare malanni. Come spiega e mostra nel video i bambini avevano le tasche piene di "cambrete" poiché una volta lanciate non era sempre facile ritrovarle: erano piccole, andavano lontano e, se colpivano qualcosa, rimbalzavano proseguendo lontano anche la corsa all'indietro.
  • I piti a Ciago

    Dimostrazione del gioco dei piti a Ciago negli anni '60, costituito da 10 livelli più i punti. Sono date indicazioni anche per i principianti e per gli esperti.
  • I piti a Calavino

    Dimostrazione del gioco dei piti a Calavino secondo quanto descritto nella pubblicazione fatta dalla scuola di Calavino nel 1981/82, qui a disposizione:
  • El contadin no 'l fago pu

    La poesia, tramandata da Noemi Miori di Lon alla figlia negli anni '40, mette in risalto la vita difficile del contadino di inizio novecento. Testo originale: Se per sòrt la sucedes, che n’altra volta mi nases, me papà, el pòl ben dir su, ma el contadin no ‘l fago pu! Miserabil condizion, no gh’è altre profesion? Ma ormai che son sul bal, bison che bal, o ben o mal. Bison che pensa, per esempi, al finanzier, quel che va en gendarmeria col capelin da polizia, el g’ha pur el so fiorin, cosa g'hal el contadin? Le camise da sudar e la tera da vangar, scioca fis, smaca pur, no se fa gnent, l’è masa dura! Saral le set, saral le ot? Cosa fal che nol ven mai not? Levo su e vago a casa. “Tòi Sabina, che mostro m'hat preparà da zena?” Quatro craoti, mal conzai, per la padela a strozeghai, che a vardarli el par che i diga: “Se te me magni te fai fadiga!” “Ma no, gh’è gio la mortadela! Palpa bas, trai de sòra, ma ‘n do’ èla? Birichin de sporcazon, hat fat tut en bocon? Èl questa la maniera? Basta, basta per stasera” e la mama comovente, la ghe dis: “No ch’è pu gnente!” Ven po’ el temp dei cavaléri, le se desfa ‘ste donéte, che al fin, se ‘l so corpo stes lì sodo, el parerìa n’abit tacà an ciòdo. Sia lodato Gesù Cristo! Ariva el frate: su ‘na gaida, gio ‘na cesta, lasa che la vegna la tompesta, vegnirà quel di de festa ringrazieren Quel de sora! E col fiato qui finisco questa mia e così sia! Traduzione Se per caso succedesse, che un’altra volta io nascessi, mio padre, può ben dire, ma il contadino non lo faccio più! Miserabile condizione, non ci sono altre professioni? Ma ormai che sono sul ballo, devo ballare, o bene o male. Devo pensare, per esempio, al finanziere, colui che va in gendarmeria col cappellino da polizia, ha pure il suo “Fiorino” [veicolo commerciale], che cos’ha il contadino? Le camice da sudare, e la terra da vangare, colpisci forte, batti pure, non si niente, è troppo dura! Saranno le 7, saranno le 8? Casa fa che non viene mai notte? Mi alzo e vado a casa. “Ehi Sabina, cosa diavolo mi hai preparato per cena? Quattro crauti mal conditi fatti girare per la padella, che a guardarli sembrano dire: “Se mi mangi, fai fatica!” “Ma no, c’è dentro la mortadella! Palpa basso, rigirali, ma dov’è? Birichino di uno sporcaccione, hai fato tutto un boccone? È questa la maniera? Basta, basta per stasera” e la mamma commossa gli dice: “Non c’è più niente!” Arriva poi il tempo dei bachi da seta, si consumano queste donnette, che alla fine, se il loro corpo stesse lì fermo sembrerebbe un abito attaccato ad un chiodo. Sia lodato Gesù Cristo! Arriva il frate: su una grembiulata, giù una cesta, lascia che arrivi la tempesta, arriverà quel giorno di festa ringrazieremo Dio! E col fiato qui finisco questa mia e così sia! La foto è tratta da questo contenuto:
  • Vòlta la carta

    L'allenamento della memoria era un tempo ritenuto molto importante e così i bambini dovevano memorizzare anche lunghe filastrocche e poesie che venivano tramandate di generazione in generazione. Questa filastrocca in rima l'ha insegnata Noemi Miori di Lon a sua figlia negli anni '40 e lei ancora la ricorda. Testo originale: Rosa, rosa che sa da bòn, volta la carta, gh’è en limon, gh’è en limon tanto garbaro, volta la carta, gh’è en pomaro, gh’è en pomaro che fa su fruti volta la carta, gh’è do puti. gh’è do puti che giuga ala bala, volta la carta, gh’è na cavala, gh’è na cavala che bala ben, volta la carta, gh’è del fen, gh’è del fen per i animai, volta la carta, gh’è do papagai, gh’è do papagai dal collo rosso, volta la carta, gh’è un pozzo, gh’è un pozzo dai serci longhi, volta la carta, gh’è do colombi, gh’è do colombi che fa la spia volta la carta, gh’è ‘na stria gh’è na stria che fila lin, volta la carta, gh’è en meneghin, gh’è en meneghin che fa spazadore, volta la carta, gh’è do siore, gh’è do siore che va a spas volta la carta, gh’è el Tomas, gh’è el Tomas che taia su tela, volta la carta, gh’è ‘na candela, gh’è na candela che fa su fum, volta la carta, no gh’è pu nesun. Traduzione: Rosa rosa, che sa di buono volta la carta, c’è un limone, c’è un limone tanto acerbo, volta la carta, c’è un melo, c’è un melo che fa i frutti volta la carta, ci sono due bambini, ci sono due bambini che giocano a palla, volta la carta, c’è una cavalla, c’è una cavalla che balla bene, volta la carta, c’è del fieno, c’è del fieno per gli animali, volta la carta, ci sono due pappagalli, ci sono due pappagalli dal collo rosso, volta la carta, c’è un pozzo, c’è un pozzo dai cerchi lunghi, volta la carta, ci sono due colombi, ci sono due colombi che fanno la spia, volta la carta, c’è una strega, c’è una strega che fila il lino, volta la carta, c’è un milanese, c’è un milanese che fa scope, volta la carta, ci sono due signore, ci sono due signore che vanno a passeggio, volta la carta, c’è Tommaso, c’è Tommaso che taglia la tela, volta la carta, c’è una candela, c’è una candela che fa fumo, volta la carta, non c’è più nessuno.
  • Pistaaa!

    Parte del paese di Ciago in versione invernale. Dietro il paese si vede un tratto di costone bianco libero da alberi, ideale per i temerari bambini e ragazzi che lo frequentavano con i loro slittini per lo più costruiti in casa. Si può notare che le case in grande maggioranza hanno finestre prive di scuri e sulle soffitte hanno i "bochéri" aperti. Su una delle case sul poggiolo c'è un classico gabinetto all'aperto; è negli anni '60 che vengono realizzati i bagni dentro le case. Sotto il paese non c'è ancora traccia della variante al paese che viene costruita nella seconda metà degli anni '70.
  • Bimba con annaffiatoio

    Una bimba abbevera i fiori con un piccolo annaffiatoio metallico, un gioco che è scuola di vita. Il vestito era quello tipico del tempo per i giorni di festa: gonna a pieghe di lana nera, blusa bianca con collo alla marinara, fiocco sui capelli.