Introduzione
Le parlate della Valle dei Laghi
In Valle dei Laghi si parla il dialetto trentino, ma con pronunce tanto diverse da rendere talvolta individuabile il paese di provenienza di chi sta parlando. Si usano poi molti termini che risultano incomprensibili da un paese all’altro, pensiamo ad esempio a bregàldi e fónghi (funghi), o straùra e antana (soffitta), vergót e qualcòs (qualcosa)..., tutte coppie di parole usate in paesi diversi con lo stesso significato.
Col passare del tempo il dialetto della città ha esteso sempre più la sua influenza anche in valle portando ad un progressivo abbandono della parlata “in gió” e dell'umlaut.
Negli ultimi decenni viene sempre più utilizzato l’italiano, tanto che quasi tutti i bambini e molti giovani non parlano più il dialetto, e talvolta neppure lo capiscono.
C'è poi chi, seppure solitamente si esprime in dialetto, in particolari situazioni cerca di parlare forbito ed aggiunge vocali alle parole che solitamente terminano in consonante; sono parlate che potrete sentire nelle registrazioni o trovare sui vecchi documenti ma che, come altri termini storpiati, non inseriremo nel glossario.
Ciò premesso, per un buon utilizzo dell'Archivio della Memoria, dopo un anno di attività, a inizio 2021, è sorta l’esigenza di avere un vocabolario che permetta di comprendere le testimonianze rilasciate in dialetto e i vecchi documenti contenenti parole dialettali e termini in disuso.
Il glossario
L'idea è quella di creare un glossario delle parole in disuso o di difficile comprensione utilizzate nei paesi della Valle dei Laghi (Trentino) e presenti nell'Archivio della Memoria.
Ogni volta che inseriremo contenuti con parole dialettali cercheremo di collegare a quel contenuto tutte le voci di glossario che riterremo opportuno.
Ad ogni vocabolo sarà perciò collegato almeno un contenuto presente nell'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi in cui esso viene usato.
Premesso che non ci sono al momento fra noi linguisti e che ci rivolgiamo ad un pubblico ampio, cercheremo di spiegarci in modo il più possibile corretto e semplice, facendo tesoro di quanto la nostra esperienza diretta ed i nostri contatti ci suggeriscono.
Le regole di scrittura/lettura
Per la scrittura e la lettura si invita a fare attenzione sia agli accenti tonici, utili a capire la pronuncia in caso di dubbi, sia agli accenti grafici, tenendo conto che l'accento grave su è - ò indica una vocale aperta, mentre l'accento acuto é - ó indica una vocale chiusa, in altre parole avremo:
- "è" aperta come in "cioè" ed "é" chiusa come in "perché",
- "ò" aperta come "cuore" e "ó" chiusa come in "concorso".
In alcuni dei nostri paesi, in particolare a Ranzo e Vigo Cavedine, viene ancora utilizzata la pronuncia di "o" e "u" simile alle corrispondenti con la umlaut che si trovano anche in tedesco (ö, ü), per cui useremo anche questi caratteri. Esempio: "Che vöt? Nó far el müs!" (Cosa vuoi? Non fare il muso!).
Approfittando del fatto che nel nostro dialetto non ci sono raddoppiamenti (compreso "aqua"), nel glossario useremo la doppia esse e la doppia zz per indicare il suono più vicino a quello della doppia in italiano nei casi in cui esso risulti dubbio. Avremo perciò ad esempio: "Pesa i pessati!" (Pesa i pesci!) e "Te sei sempre a zonzo spiazzaròl!" (Sei sempre in giro monello!). Insomma scriviamo doppie che doppie non sono, ma che ci servono per capire il diverso suono di queste lettere, anche in assenza di un audio allegato.
Per chi parla "in gió" sorge il problema delle "c" finali che possono essere dure o dolci, per la scrittura delle quali abbiamo deciso di adottare la "ĉ" dell'esperanto per segnalare la pronuncia della “c” dolce finale. "Ziac" (Ciago) si leggerà perciò con la "c" dura come in "casa", mentre "Fraveĉ " (Fraveggio) con la "c" dolce come in "cibo", a meno che non si parli "in zó" che allora si dirà "Fravéz". Usiamo la ĉ dolce anche nel gruppo sci sce per non confonderlo con la pronuncia italiana, in quanto in dialetto i suoni delle due lettere sono ben distinti: "sĉiafón" (schiaffone), "sĉèt" (schietto); mentre il suono italiano sc dolce in dialetto viene sostituito da s come "siàr" (sciare) e "sémo"(scemo) .
Altri dizionari
On line sono consultabili gli storici dizionari trentini:
- Vocabolario vernacolo-italiano pei distretti Roveretano e Trentino - Giambattista Azzolini - 1856
- ALTr - Archivio Lessicale dei dialetti Trentini - PAT e Università degli Studi di Trento - 1999
Molto interessante e visivo è l'Alfabeto delle cose realizzato dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina.
Per un confronto con la parlata dei nostri vicini "dela Busa" (Alto Garda) si invita a sfogliare il dizionario realizzato da Arcopoesia.
Ampliando il panorama ancora un po' su parlate simili alla nostra ecco:
- Passaparola nel veneto orientale
Proverbi e modi di dire
Interessanti possono risultare anche proverbi e modi di dire presenti in questo Archivio della Memoria.