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  • Asini

    In questo murale, in un cerchio dallo sfondo rosso che emana calore, pascolano tre asini che vediamo solo in parte, come guardando dentro un foro. Il loro raglio si sente ancora a Margone e ricordano la loro infaticabile presenza a supportare la fatica degli uomini di un tempo e il divertimento con la tradizionale corsa degli asini che si disputava in paese. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 5 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Camosci

    Una coppia di camosci arrampicata sulle rocce, di primo mattino con alle spalle le montagne ed il cielo rosato, sono simbolo di agilità e forza, necessaria a loro, come agli abitanti di Margone, per superare grandi dislivelli nei loro spostamenti. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 7 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Polli e girasoli

    Particolarmente colorato e vivace il murale di questa coppia di polli tra i girasoli. La padrona di casa ha una vera passione per galli e galline di tutte le razze che alleva con amore in grande varietà. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 8 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • La Madonna spagnola

    Così chiamano la Madonna che Jordi Galindo ha dipinto nel capitello a Maria, risalente al 1894; un modo affettuoso per ricordare il paese d'origine del pittore. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 7 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Montagne

    In questo murale è rappresentato il paesaggio che si ammira verso il Banale: i ciclamini in primo piano, il capriolo e gli uccelli più lontano, tutte presenze naturali in un ambiente fatto di praterie, bosco e, sullo sfondo, le cime innevate del Brenta. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 9 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Panorama da Margone

    In questo grande murale dipinto sulla casa sociale, oltre la vista sulla Valle dei Laghi ed il Lago di Garda, sono presentati anche altri aspetti di Margone: i fossili trovati lungo la strada, la coltivazione della patata blu, l'allevamento degli asini, parapendio e ciclisti che lo frequentano. Il ragazzo messicano che cura allegramente l'asino è un evidente tributo di Jori Galindo al suo amico artista Omar Garcia, col quale spesso collabora. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 10 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Elvio con la slitta

    In questo murale sembra proprio che nella casa si apra un portone verso i prati ed il Monte Gazza ed Elvio, colui che ha predisposto gli intonaci di tutti i murales di Margone, è qui fedelmente ritratto in un lavoro antico che per generazioni gli uomini del paese hanno fatto: il trasporto con la slitta. Era questo un tempo il mezzo più frequentemente usato per portare a casa fieno, legna, sassi... da impervi sentieri non percorribili con gli animali da tiro o da chi quegli animali non se li poteva permettere. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 12 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Emigrazione

    L'artista ha rinunciato in questo murale ai suoi caratteristici brillanti colori, per dare spazio al nero della fuliggine rimasta dopo il pauroso incendio del 1887, partito proprio dalla casa su cui il dipinto è stato realizzato e dove una lapide ricorda i 10 morti di quella notte tra il 12 e il 13 aprile di quell'anno. A quel tempo Margone contava un centinaio di abitanti e l'emigrazione, soprattutto stagionale, era molto frequente. L'incendio, che da quella casa si era propagato nel resto del paese, ha messo in ginocchio la popolazione già stremata che però ha lottato coi denti ed ha ricostruito per quanto ha potuto il piccolo centro rinunciando alla ricostruzione nella piana del Sarca proposta dalla Dieta di Innsbruck. Incendio, emigrazione, povertà, tristezza ma ci sono anche due rondini in volo simbolo di speranza per un futuro migliore. Per maggiori informazioni sull'incendio di Margone:
  • Jordi Galindo

    Artista di strada spagnolo originario di Terrassa in Catalogna. Il suo primo lavoro molto noto ai trentini è stato il grande murale dell’orso al centro sociale “Bruno” di Trento, realizzato nel 2008 insieme con il messicano Omar Garcia e distrutto dopo vivaci polemiche nel 2015. Ha vissuto per due anni a Margone e lì, nel 2012, ha realizzato ben 14 murales, commissionati dalla Pro Loco presieduta da Roberto Franceschini; ne erano previsti altri ma il suo tempo da dedicare a Margone era finito quell'estate. Le sue opere sono diffuse in tutta Europa; le più grandi, fatte in coppia con l'amico Omar Garcia, sono firmate "Technomurales". In questo archivio ci occupiamo delle sue opere realizzate a Margone che mostrano ambiente naturale e spaccati di vita del paese, ne raccontano la storia e le peculiarità con grande sensibilità, attenzione ai particolari e colori molto accesi. I suoi murales a Margone sono qui mappati:
  • Tela della Madonna del Rosario

    La tela raffigura la Madonna del Rosario che tiene in braccio il Bambino Gesù con ai suoi piedi San Domenico e Santa Teresa mentre un angelo ad ali spiegate consola alcuni penitenti che soffrono fra le fiamme dell’inferno.
  • Tela di San Siro

    Riportiamo da Retrospettive n. 41 del 2009 la particolare storia di questo grande olio su tela: "Nel 2001, in occasione della ristrutturazione della chiesetta di S. Siro, il parroco don Giuseppe Cattoni chiese a Teodora di eseguire la tela di S. Siro in sostituzione di quella originale che venne trafugata alcuni decenni prima. Aderì alla richiesta con molto entusiasmo anche se il compito si presentava piuttosto arduo, soprattutto per la difficoltà di individuare i colori da utilizzare dato che mancavano fonti documentarie che li rendessero evidenti. Nemmeno la memoria degli anziani la aiutavano molto; quindi, dopo uno studio approfondito, ripiegò su una vecchia cartolina in bianco e nero che raffigurava il quadro affidandosi per i colori a quelli utilizzati in dipinti simili. A conclusione del lavoro Teodora fece dono della sua opera alla chiesa di S. Siro."
  • Lavandaia di Fraveggio

    Il lavatoio pubblico era presente in ogni paese, talvolta posizionato proprio sul letto di una roggia, altre volte la roggia veniva incanalata con la costruzione di una fontana-lavatoio che permetteva alle donne di fare il bucato in una posizione più comoda come nel caso di questa nella piazza di Fraveggio. Altre volte, in assenza di rogge era l'acquedotto a servire fontane e lavatoi, spesso divisi in sezioni per l'abbeveraggio degli animali, per il lavaggio e per il risciacquo degli indumenti. Con l'arrivo dell'acqua nelle case fontane e lavatoi hanno perso la loro importanza e spesso sono stati abbattuto ma questo di Fraveggio è ancora ben conservato al suo posto.
  • Pierluigi Dalmaso

    Ha messo a disposizione dell'Archivio della Memoria alcuni dei suoi quadri che immortalano momenti del passato, riportano in vita ricordi a chi c'era e mostrano ai più giovani qualche spaccato della vita e dei luoghi di un tempo. Tutte le immagini condivise possono essere utilizzate citando l'autore. La sua figura viene presentata in queste pubblicazioni consultabili nell'Archivio della Memoria:
  • da 'n ciòc vègn för tante stèle

    Disegno preparato per la rubrica "Proverbi trentini" a pagina 25 del n. 12 della rivista "Retrospettive". Illustra il modo di dire: "da 'n ciòc vègn för tante stèle" che continua con l'affermazione "ma.. così i m'è sortìdi". Questo modo di dire si usa per sottolineare come i fratelli possono essere anche molto diversi fra loro, come lo sono i pezzi che si ottengono tagliando un legno.