Il pannello illustrativo del sentiero artistico "Il bosco racconta" così descrive questa prima scultura: "Il borgo di Margone viene attraversato dal sentiero di "San Vili", l'itinerario che ripercorre i passi di San Vigilio, terzo vescovo di Trento, martire e Santo della Chiesa Cattolica, che da Trento attraversa il Soprassasso ed il Banale fino a Madonna di Campiglio."
La tradizione vuole che San Vigilio, vescovo di Trento alla fine del quarto secolo, sia passato da qui per andare a svolgere la sua opera di evangelizzazione da Trento in Val Rendena dove venne ucciso. Il sentiero di "San Vili" ricorda questo suo peregrinare.
Sulla mappa del sentiero questa scultura è identificata col numero 1 e la si può ammirare insieme alle altre:
L'ex voto ricorda la frana caduta il 12 maggio 1890 dalle “Cruze al tof de la confin” durante una processione delle rogazioni. In una delle lettere scritte dalle autorità religiose e civili di Ranzo e Margone all’Ordinariato di Trento leggiamo:
"V’è tanto in Ranzo che in Margone ab immemorabili, la pia usanza che nei giorni che si fanno le processioni delle S. Rogazioni quei di Ranzo vengono il primo giorno in Margone e quei di Margone vanno a Ranzo il giorno dopo. Sono anni e anni che specialmente il clero, ma anche altre persone che vedono e considerano le cose, quali veramente sono, disapprovano questa processione, perché on più conveniente alle persone che sono al certo divenute più fiacche, né alle circostanze locali del caprino e cattivissimo sentiero, pel quale si deve passare e che diviene sempre più pericoloso pei sassi che cascan dall’alto per causa dei frequenti disboscamenti. Per tratto di circa mezz’ora il sentiero è strettissimo e senza patir dio vertigini basterebbe accidentalmente cascare piegando dalla parte di mezzodì, per precipitare dagli alti dirupi che vanno quasi a picco.
Il bruttissimo caso successo quest’anno a quei di Ranzo comprova ed evidenzia la realtà del pericolo. Erano appena giunti alla metà circa del sentiero, quando dall’alto della montagna si stacca un grande macigno che precipitando al caso forma una frana di sassi di ogni dimensione con ferimento di quattro persone, e con quale paura e pericolo di tutti è più facile immaginarlo che descriverlo …
Fu un vero miracolo se vi furono solo delle ferite non molto gravi e miracolo grandissimo, se come doveva naturalmente succedere,
non precipitò assieme al primo un altro macigno ancor più grosso, staccatosi nello stesso sito pochi giorni dopo (4 giugno). Il religioso quadro che i buoni popola nidi Ranzo fan dipingere dal valente Chiocchetti, ricorderà ai visitatori ed ai posteri come nel massimo dei pericoli abbiano tutti scampata la vita, dove non vie era niente a stupire, se a decine, avessero trovato la morte."
Da allora in poi i due paesi fecero le loro processioni separatamente.
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Bibliografia:
Così chiamano la Madonna che Jordi Galindo ha dipinto nel capitello a Maria, risalente al 1894; un modo affettuoso per ricordare il paese d'origine del pittore.
Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 7 e lo si può ammirare insieme agli altri:
Nel centenario della frana caduta dalle "Cruze al tof dela confin" durante una precessione delle rogazioni, come ricordato in un quadro ex-voto esposto nella chiesa di Ranzo, è stato inaugurato il monumento dedicato alla Madonna dei sassi, scolpito nella pietra da Aldo Rigotti, artista del luogo.
Bibliografia:
Costruito nel 1947 dai minatori impegnati nello scavo delle gallerie sulla strada Lon-Margone, a servizio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza, per venerare la loro Santa protettrice ed averla vicina.
Santa Barbara, secondo il culto, rinchiusa in una torre dal padre è stata martirizzata e poi uccisa dal padre stesso per aver abbracciato la fede cristiana; il suo collegamento ai minatori ed ai vigili del fuoco si deve al fatto che le fiamme accese ai suoi fianchi si spengono subito, mentre il padre, dopo averla uccisa, viene incenerito da un fulmine a ciel sereno.
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Bibliografia:
Il vescovo Carlo de Ferrari a dorso di asino risale l'unica strada di collegamento di Ranzo al fondovalle, quella che parte da Castel Toblino.
Dopo la sua visita pastorale a Ranzo si è recato a Margone dove ha invitato, invano, don Eugenio Plotegher a prendersi cura di un centro maggiore.
Per ritornare a valle, a partire da Margone, ha dovuto usare l'impervio sentiero dello Scal, che congiunge il paese a Santa Massenza, troppo ripido per poterlo fare a dorso d'asino.
Si racconta che la sua discesa in slitta sia stata rocambolesca e non priva di spavento per il monsignore.
Nato a Guardia di Folgaria il 30.12.1879, è diventato diacono il 2 luglio 1905 e la domenica successiva, il 7 luglio, è stato consacrato presbitero.
È stato cappellano a Bedollo, Banale e Folgaria prima di arrivare a Margone, nel 1910, per dirigere questa piccola comunità.
Oltre a fare il sacerdote, era anche segretario comunale di quello che fino al 1928 è stato il comune autonomo di Margone.
Altro suo impegno era fare il maestro alla scuola locale, che aveva sede in canonica ed al suo arrivo contava ben 45 alunni; si prodigava anche ad insegnare il latino a chi voleva prepararsi per il seminario, come fece ad esempio per i due fratelli Parisi di Ranzo, diventati poi missionari.
Nel 1933-34 fu anche parroco supplente a Ranzo.
La notorietà che questo eclettico personaggio si guadagnò, in regione ed oltre, fu dovuta alla sua passione per la botanica e l’arte medica, unite alla sua capacità di diagnosticare e curare con le erbe svariate problematiche, anche quando non ottenevano benefici dalla medicina tradizionale, il tutto sempre gratuitamente, cosicché assunse la nomea di “medico dei poveri”.
Fu così che molte persone frequentarono Margone nei 34 anni della sua permanenza in paese, anche se per raggiungere don Plotegher dovevano risalire dal fondovalle per impervi sentieri e per la ripida mulattiera dello “Scal”; la costruzione della strada Vezzano-Margone infatti è iniziata nel 1947, quando lui era già morto.
Nel 1942, con una faticosa salita a dorso d’asino, monsignor Ferrari arrivò lassù in visita pastorale e lo invitò a diventare parroco di un grosso centro, ma don Plotegher declinò l’offerta, come già aveva fatto in precedenza, e al vescovo toccò una rocambolesca discesa in slitta.
A Margone l’ambiente naturale gli forniva una gran varietà di erbe curative, lui era affezionato al paese ed ai suoi abitanti, era benvoluto ed amato dalla comunità, che si adeguava alle esigenze della sua attività di curatore di corpi oltre che di anime, tanto che il sacrestano controllava che fossero finiti i consulti prima di suonare le campane che richiamavano la gente ad assistere alla santa messa.
Quando morì, il 29 maggio 1944, fu sepolto nel punto più significativo del cimitero del paese, di fronte all’entrata; la lapide inserita in una cappelletta aperta riporta: “Su quest’umile vetta / Don Eugenio Plotegher / Per XXXIV anni (1910-1944) / Dal principe dei pastori / Attinse luce di verità e di grazia / Dalla natura / Esplorata con intelletto d’amore / Lenimento e salute / Agli umani dolori / Dal suo grande cuore / Perenne vena / Di francescana letizia / Pietà di confratelli / Di curaziani di beneficiati / Pose / 30.V.1946 / R.I.P.”.
Nel 1984, nel quarantesimo della sua morte, gli venne intitolata la piazzetta antistante la chiesa con la celebrazione di una solenne e partecipata cerimonia.
Nel 2018 la Pro Loco ha realizzato “Il bosco racconta”, un breve percorso artistico dal cimitero alla cappella di Sant’Antoni con l’installazione di 6 opere scultoree in legno, realizzate da altrettanti artisti dell'Associazione Intagliatori del Legno della Valle di Cembra per ricordare personaggi significativi del passato per il paese. La scultura più vicina al cimitero raffigura don Eugenio Plotegher ed è stata realizzata da Claudio Cestaroli.
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Fonti:
Un sonetto dedicato a don Alfonso Bolognani in occasione della prima S. Messa realizzato da d. Bonifacio Maria e dedicato al novello sacerdote dai parenti ed amici.
La cartolina mostra una parte degli affreschi del sec. XIII "Ultima Cena" scoperti nella chiesa San Biagio Vigo Cavedine.
La cartolina è stata realizzata da ediz. f.lli Orempuller di Trento.
Queste illustrazioni, realizzate quasi certamente da monsignor Manara, raffigurano in scala 1:100 i vari ampliamenti che ha subito la chiesa di San Biagio di Vigo Cavedine nel corso dei secoli.
Come dalle illustrazioni presenti le origini della chiesa risalgono al XIII secolo e fu realizzata in stile romanico.
L'antico cimitero sorgeva lungo il lato nord della struttura, mentre sul lato sud erano presenti alcune piccole finestre per raccogliere la luce del sole.
Nell'illustrazione successiva si passa al XVI secolo dove la struttura viene allungata verso est con l'aggiunta del presbiterio in stile gotico e la modifica del portale.
Qui l'autore cita anche la presenza di un quadro importante sull'altare. La finestra del XIII secolo che in precedenza si trovata ad est, sopra il vecchio altare, ora si trova sul lato sud.
Nell'illustrazione che raffigura la chiesa nel 1605 possiamo notare un'importante sviluppo del campanile la cui porta di accesso metteva sul presbiterio.
L'ampliamento successivo è possibile notarlo nelle illustrazioni che riportano la data del 1768. Viene innalzata tutta la struttura e seguendo le descrizione dell'autore per tale ragione l'orologio del campanile viene nascosto.
Viene sostituito il portale spostato il precedente sul lato nord. Il cimitero a nord rimarrà fino all'anno 1856 quando fu spostato verso sud. Il cancello del nuovo cimitero ottocentesco fu trasportato nel 1908 sul lato ovest.
Nell'illustrazione del 1768 che mostra il lato sud della chiesa, possiamo osservare l'aggiunta del corridoio che porta al pulputo del 1826 e l'aggiunta della sagrestia nel 1887.
Nell'illustrazione che mostra gli interni si notano elementi architettonici nuovi in stile barocco. Come dalla nota presente sul lato destro questa illustrazione è molto fedele, dato che l'autore del disegno frequentò di persona la chiesa.
Si notano la presenza di due tombe, i quadri della Via Crucis lungo l'unica navata, il pulpito laterale, l'altare maggiore e le nuove finestre poste molto alte. Fu realizzato anche il nuovo affresco nell'arco trionfale e sopra il presbiterio.
Infine, nell'ultima illustrazione, è possibile osservare la struttura odierna della chiesa di San Biagio, dopo l'ultimo ampliamento avvenuto nel 1905. Seguendo le descrizioni dell'autore scopriamo che viene modificato definitivamente il campanile antico nel 1913. La chiesa fu allungata e furono aggiunte le navate laterali. Il vano della chiesa fu abbassato di tre scalini e la porta cinquecentesca fu spostata definitivamente a sud, verso il cimitero.
Si tratta di scansioni di vecchie fotocopie delle illustrazioni originali.
Questa illustrazione, realizzata presumibilmente da monsignor Manara, raffigura in scala 1:10 come apparivano le nuove finestre principali della chiesa di San Biagio dopo l'ampliamento avvenuto nel 1768.
Si tratta di una scansione di una vecchia fotocopia dell'illustrazione originale.
L'illustrazione, realizzata da monsignor Manara, mostra l'interno della chiesa di San Biagio nell'anno 1768.
Nella nota in alto a sinistra si legge: "Nel 1887 fu fatta la porta della sagrestia e chiusa quella per il campanile".
Nella nota in basso a sinistra si legge: "Scala 1:100 ai gradini del presbiterio".
Nella nota in alto a destra si legge: "Vigo-Cavedine chiesa barocca anno 1768".
La nota più sotto invece è più recente e fu realizzata forse a seguito delle fotocopie delle illustrazioni originali. Si legge: "di questo interno non c'è fotografia; ma un disegno sicuramente fedelissimo di mons. Manara, che ha frequentato questa chiesa da ragazzo e studente."
Questa illustrazione, realizzata da mano ignota, raffigura l'altare maggiore della chiesa di San Biagio di Vigo Cavedine in scala 1:20.
Grazie alle note presenti possiamo presupporre che la sua collocazione precedente fosse presso la vecchia chiesa dei cappuccini di San Martino di Arco.
Si tratta di una scansione di una vecchia fotocopia dell'illustrazione originale.
L'8 settembre si festeggia la Natività della Madonna ed a Vigo Cavedine viene portata in processione per le vie del paese la statua dell'Immacolata Concezione.
La tradizione assegna il compito di preparare le arche sul sagrato e portare la statua in processione ai coscritti, ovvero i diciottenni che, fino al 2004, erano chiamati alla coscrizione obbligatoria con la visita di leva.
Nel 1973 è toccato perciò ai coscritti nati nel 1955 portare la statua di oltre un quintale dandosi più volte il cambio. Usciti dalla chiesa, sono passati sotto le arche, scesi dalla "pontèra" (non c'era ancora l'attuale strada che sale alla chiesa da ovest), via Garibaldi, via San Biagio, per poi risalire via Capitello, via Piave, via Cavour e rientrare da via Nuova.
La fotografia fu realizzata a seguito della celebrazione solenne della prima Santa Messa di don Attilio Comai, avvenuta il 3 aprile 1932 nella chiesa di San Biagio a Vigo Cavedine.
Nella fotografia si riconosce al centro il festeggiato, don Attilio Comai attorniato da parenti e amici. Il sacerdote sulla sinistra dovrebbe essere il compaesano don Alfonso Bolognani, mentre l'ultimo sacerdote sulla destra dovrebbe essere un altro compaesano ordinato sacerdote nel 1915: don Francesco Manara.
Lo scatto è avvenuto sul retro della chiesa, davanti alla canonica del paese.
La fotografia mostra l'arrivo di don Attilio Comai a Vigo Cavedine il 3 aprile 1932, in occasione della celebrazione solenne della sua prima Santa Messa.
Don Attilio è da poco sceso dalla macchina che lo ha condotto presumibilmente presso la "Cros del Mèla" dove gli abitanti lo accolgono con gioia e trepidazione sotto ad una leggera pioggia. Il novello sacerdote indossa il saturno (copricapo clericale) e l'abito talare. Stringe tra le mani un mazzo di fiori appena consegnatoli da qualche abitante e cammina accompagnato da un sacerdote (presumibilmente il compaesano don Alfonso Bolognani o forse l'allora parroco di Vigo Cavedine) verso il sagrato della chiesa.
Ad accompagnarlo, in piedi sulla destra, c'è anche don Evaristo Bolognani che fu ordinato sacerdote qualche anno prima, nel 1926.
La tela raffigura la Madonna del Rosario che tiene in braccio il Bambino Gesù con ai suoi piedi San Domenico e Santa Teresa mentre un angelo ad ali spiegate consola alcuni penitenti che soffrono fra le fiamme dell’inferno.
All'esterno del cimitero di Ciago c'è un bel capitello, immerso tra il verde ed i fiori.
Un cancello in ferro lavorato protegge la nicchia che custodisce una tela di Vittorio Bertoldi con la Madonna del Rosario, una piccola statua in bronzo della Madonna Immacolata e alcuni vasi di fiori.
Subito sotto il tetto una targa recita:
PER GRAZIA RICEVUTA
COMM. GIUSEPPE CAPPELLETTI
E
ALICE CAPPELLETTI-SIMONINI
A MEMORIA FECERO
A.D.1949
Giuseppe Cappelletti è nato nella casa che si vede in foto accanto alla chiesa e lì ha poi vissuto con la moglie Alice Simonini.
Alla sua figura è dedicata la scheda
Busto bronzeo raffigurante Mons. Evaristo Bolognani situato lungo il lato nord della chiesa di San Biagio di Vigo Cavedine.
Fu fatto costruire dal paese di Vigo Cavedine e dedicato al suo illustre concittadino.
Nella descrizione sono indicate la data di nascita e di morte.
La fotografia è stata realizzata nel 2019.
Riportiamo da Retrospettive n. 41 del 2009 la particolare storia di questo grande olio su tela:
"Nel 2001, in occasione della ristrutturazione della chiesetta di S. Siro, il parroco don Giuseppe Cattoni chiese a Teodora di eseguire la tela di S. Siro in sostituzione di quella originale che venne trafugata alcuni decenni prima.
Aderì alla richiesta con molto entusiasmo anche se il compito si presentava piuttosto arduo, soprattutto per la difficoltà di individuare i colori da utilizzare dato che mancavano fonti documentarie che li rendessero evidenti. Nemmeno la memoria degli anziani la aiutavano molto; quindi, dopo uno studio approfondito, ripiegò su una vecchia cartolina in bianco e nero che raffigurava il quadro affidandosi per i colori a quelli utilizzati in dipinti simili. A conclusione del lavoro Teodora fece dono della sua opera alla chiesa di S. Siro."
Maria stava scrivendo un biglietto a sua figlia e alle sue nipoti quando viene interrotta dall'arrivo della postina che le porta la notizia della morte del genero. Riprende la scrittura.
Alla sua sofferenza, espressa nella prima parte, si aggiunge il dolore per la morte del genero nella seconda parte.
Accomunano i due testi la grande fede, l'accettazione del volere divino ("così vuole Iddio e così voglio anch'io bisogna dire"), la vicinanza "colla mente e col cuore e con la preghiera", la gratitudine per chi aiuta la figlia e per chi prega per il genero, la rassicurazione "sta di buon animo che tutto quello che potevi fare lo hai fatto".
Anche la scelta della cartolina, fra quelle che lei aveva sempre in abbondanza in casa, è legata alla sua fede; aveva scelto per questo suo scritto l'immagine di papa Paolo VI.
Fotografia ricordo nel giorno del battesimo di Carmen Dallapè, primogenita di Giulio Dallapè e Agnese Bridarolli il 26 giugno del 1932.
Presente la madre di Giulio, Maria Berteotti e la levatrice dell'epoca detta "comàre".
La fotografia ritrae il coro di Stravino in uno scatto del 1932 davanti alla porta di ingresso della chiesa.
In piedi da sinistra verso destra: ignoto, Alfonso Berteotti, "Nane Vedovel", don Pietro Zeni, ignoto, Bortolo, Oreste "Scienza" e Celeste "Furia".
Seduti nella fila centrale da sinistra verso destra: Rodolfo "Dofa", Egidio Berteotti, Poldo Chemotti, Simone Pederzolli "Galiaz", Oliveto D., Lino "Bataia".
In basso da sinistra verso destra: Aldo Ceschini e accanto Severino Ceschini.
Foto ritratto di don Ettore Pederzolli, sacerdote nato a Stravino nel 1921. Divenne sacerdote nel 1944 e nel paese natale celebrò la sua prima messa lo stesso anno.