Porte, portoni, portali, stemmi, affreschi, finestre, erker, arcate, colonne, camini... diversi possono essere gli elementi architettonici particolari che possono attirare la nostra attenzione.
Queste illustrazioni, realizzate quasi certamente da monsignor Manara, raffigurano in scala 1:100 i vari ampliamenti che ha subito la chiesa di San Biagio di Vigo Cavedine nel corso dei secoli.
Come dalle illustrazioni presenti le origini della chiesa risalgono al XIII secolo e fu realizzata in stile romanico.
L'antico cimitero sorgeva lungo il lato nord della struttura, mentre sul lato sud erano presenti alcune piccole finestre per raccogliere la luce del sole.
Nell'illustrazione successiva si passa al XVI secolo dove la struttura viene allungata verso est con l'aggiunta del presbiterio in stile gotico e la modifica del portale.
Qui l'autore cita anche la presenza di un quadro importante sull'altare. La finestra del XIII secolo che in precedenza si trovata ad est, sopra il vecchio altare, ora si trova sul lato sud.
Nell'illustrazione che raffigura la chiesa nel 1605 possiamo notare un'importante sviluppo del campanile la cui porta di accesso metteva sul presbiterio.
L'ampliamento successivo è possibile notarlo nelle illustrazioni che riportano la data del 1768. Viene innalzata tutta la struttura e seguendo le descrizione dell'autore per tale ragione l'orologio del campanile viene nascosto.
Viene sostituito il portale spostato il precedente sul lato nord. Il cimitero a nord rimarrà fino all'anno 1856 quando fu spostato verso sud. Il cancello del nuovo cimitero ottocentesco fu trasportato nel 1908 sul lato ovest.
Nell'illustrazione del 1768 che mostra il lato sud della chiesa, possiamo osservare l'aggiunta del corridoio che porta al pulputo del 1826 e l'aggiunta della sagrestia nel 1887.
Nell'illustrazione che mostra gli interni si notano elementi architettonici nuovi in stile barocco. Come dalla nota presente sul lato destro questa illustrazione è molto fedele, dato che l'autore del disegno frequentò di persona la chiesa.
Si notano la presenza di due tombe, i quadri della Via Crucis lungo l'unica navata, il pulpito laterale, l'altare maggiore e le nuove finestre poste molto alte. Fu realizzato anche il nuovo affresco nell'arco trionfale e sopra il presbiterio.
Infine, nell'ultima illustrazione, è possibile osservare la struttura odierna della chiesa di San Biagio, dopo l'ultimo ampliamento avvenuto nel 1905. Seguendo le descrizioni dell'autore scopriamo che viene modificato definitivamente il campanile antico nel 1913. La chiesa fu allungata e furono aggiunte le navate laterali. Il vano della chiesa fu abbassato di tre scalini e la porta cinquecentesca fu spostata definitivamente a sud, verso il cimitero.
Si tratta di scansioni di vecchie fotocopie delle illustrazioni originali.
L'illustrazione, realizzata da monsignor Manara, mostra l'interno della chiesa di San Biagio nell'anno 1768.
Nella nota in alto a sinistra si legge: "Nel 1887 fu fatta la porta della sagrestia e chiusa quella per il campanile".
Nella nota in basso a sinistra si legge: "Scala 1:100 ai gradini del presbiterio".
Nella nota in alto a destra si legge: "Vigo-Cavedine chiesa barocca anno 1768".
La nota più sotto invece è più recente e fu realizzata forse a seguito delle fotocopie delle illustrazioni originali. Si legge: "di questo interno non c'è fotografia; ma un disegno sicuramente fedelissimo di mons. Manara, che ha frequentato questa chiesa da ragazzo e studente."
Questa illustrazione, realizzata da mano ignota, raffigura l'altare maggiore della chiesa di San Biagio di Vigo Cavedine in scala 1:20.
Grazie alle note presenti possiamo presupporre che la sua collocazione precedente fosse presso la vecchia chiesa dei cappuccini di San Martino di Arco.
Si tratta di una scansione di una vecchia fotocopia dell'illustrazione originale.
Mamma coi suoi bambini in un campo di patate. Sullo sfondo la tipica casa contadina con graticci sui balconi per l'essiccazione del granoturco e cesso esterno.
Abbiamo qui riunito due scatti che ci mostrano una pozione dello stesso edificio da due diverse angolazioni, casa Zuccatti della stirpe dei "Casimiri". Possiamo notare la recinzione della terrazza in mattoni rossi con spazi forati e la scala di accesso in cemento senza alcuna recinzione, elementi architettonici utilizzati al tempo.
Il bimbo in primo piano porta i tipici pantaloncini di lana fatti in casa.
Dietro al bimbo si intravede la fontana in "pietra morta" già descritta in altra scheda:
Utilizziamo questi scatti del carnevale per parlare della nuova piazza di Ciago, riconosciuta come tale solo dai residenti, presente in paese fin dal 1966 come si vede in quest'altro contenuto:
Il concio di questo portale situato al numero 36 di via Roma a Vezzano è datato 2 agosto 1747 ed oltre alla data ha inciso "Sia lodato Gesù Cristo".
Si presume che sia proprio questo il palazzo che si affaccia sulla piazza di Vezzano dove, tra 1600 e inizio 1800, avevano la residenza i nobili Zambaiti.
Il confine è marcato da un muretto a secco; inizialmente la famiglia coltivava vigne, poi quando divennero vecchie, verso il 1975 piantarono prugne per la vendita, ma c'erano anche altri alberi da frutto per autoconsumo: "ciresère", "perèri", "armelini", "fighèri", "pomèri", "perseghèri". Con i pomi facevano le persecche, che mettevano a seccare su un fil di ferro steso sul muro della casa.
Poi si è ritornati alle vigne.
Un gruppo di persone si trova nei pressi del portico di Santa Massenza, chi in strada, chi sulla porta o sulla finestra di casa. Un uomo conduce un cavallo che traina un carro, un ragazzo porta una fascina di legna. Tutti gli uomini portano gilet e cappello.
Molti i cambiamenti di questo angolo di paese sui quali vale la pena soffermarsi:
- la strada era costituita da due strisce in pietra per il passaggio dei carri ed il resto era in selciato;
- la scala che sale alla casa alla destra del portico era larga con bassi scalini n pietra e selciato percorribili anche dai carri;
- all'ultimo piano di quella casa c'era un poggiolo di legno;
- sulla sinistra vediamo una casa che è stata poi abbattuta per far posto al piazzale della chiesa.
Cartolina non viaggiata di 14,6 x 10,5 cm con intestazione “Vezzano m 386 (Trentino) Panorama.
Osservando con attenzione lungo le case sulla destra si può notare il canale di carico della "bót de l'òra" della fucina Morandi.
Sono elementi architettonici ormai scomparsi le scale esterne sulle case in primo piano.
Sui dossi brulli si nota la presenza del pino nero introdotto qui come in tutto il Trentino ad ondate successive, a partire dal 1885 e fino al secondo dopoguerra.
In questo scorcio possiamo notare diversi elementi interessanti: una pubblica fontana in pietra, due signore dai lunghi vestiti fino ai piedi che conversano mentre una di loro tiene al braccio due secchi e nell'altra mano un arcuccio, lo stemma dei Savoia sopra il portone e la vecchia cassetta per le lettere incassata nel muro, due ampie terrazze dai parapetti in pietra, un manifesto sul portone, la rete di illuminazione pubblica coi cavi volanti, la strada e la piazza sterrate, la scritta solo in parte riconoscibile "Piazza regina Elena", un tetto in primo piano e il castello di Madruzzo sullo sfondo.
L'antica "piazza di mezzo" assume questo nuovo nome dopo la revisione della toponomastica, dovuta dal passaggio del Trentino all'Italia.
La terrazza sulla destra è ancora oggi in parte presente sopra il negozio Grosselli, quella sulla sinistra è stata abbattuta nel 1956 per far posto ad un bar che a sua volta è stato abbattuto nel 1978 per diventare il giardino del "ristorante da Cipriano".
Famiglia sul balcone con ringhiera artigianale in legno. La casa è in sassi a vista, sulla soffitta ci sono le tipiche finestre aperte per arieggiare l'ambiente, dette "bochéri".
Sulla destra vediamo un uomo intento ad attingere acqua da un pozzo per caricare un'irroratrice manuale, mentre sulla sinistra è visibile il cancello ligneo del Palazzo Vescovile menzionato a p.10 della pubblicazione "Ville, torri e palazzi di Vallelaghi : Padergnone, Santa Massenza e Terlago".
La data è ricavata dal timbro postale.
La cartolina è scritta da una villeggiante "servita come una principessa".
Un arco in pietra con una porta delimitava un tempo lo spazio privato di questo edificio. All'esterno, accanto alla piazzetta si vedono accatastate delle fascine di legna.
Lo stendardo, unitamente alle sue aste, è quello attuale.
La foto è stata scattata davanti alla biblioteca comunale.
La data è riportata a penna sul retro.
In primo piano notiamo un colle con sopra delle colonne a cerchio con dei cipressi, sullo sfondo il paese di Vezzano, a sinistra l'imponente palazzo ex Questura ora Sede del Comune di Vallelaghi.
Si hanno notizie che questo spazio sia stato parte di un parco ottocentesco a disposizione degli ospiti dell'albergo ex Stella d'Oro . Nel parco c'era un giardino all'italiana, la torretta riconoscibile era rifugio per gli innamorati.
All'epoca i bambini venivano battezzati il giorno stesso o quello immediatamente seguente la nascita. Le partorienti, considerate impure, non potevano partecipare alla cerimonia e i neonati venivano solitamente portati in chiesa da un'altra donna della famiglia. Nella foto la bambina è ritratta in braccio alla nonna Pasquina ed è accompagnata dalle sorelle.
Si noti il prezioso tradizionale porta enfant da cerimonia bianco nel quale la bimba, tutta vestita di bianco, era ben protetta per la sua prima uscita da casa.
Lo zio, che si era avvicinato al mondo della fotografia quando era militare ad Addis Abeba, emigrato in Belgio si era comperato la macchina fotografica e così quando rientrava a Lasino fotografava i suoi familiari. Spesso dobbiamo ai nostri emigrati le testimonianze fotografiche dei nostri antenati.