Il Monte Ranzo occupa la parte meridionale del gruppo Gazza-Paganella dai paesi di Ranzo (739 m slm) e Margone (947 m slm), arrivando alla cima a quota 1835 e scendendo poi fino alla Valle di San Giovanni.
Lo attraversa una strada forestale altamente panoramica (sentiero SAT 602) ed altri sentieri minori.
Verso Sud-Est si può godere di una magnifica vista sulla Valle dei Laghi ed il Lago di Garda; verso Nord Est in lontananza sul Lagorai; verso Ovest sul Bleggio, sulla catena del Brenta e il lago di Molveno; verso Nord sulla Valle di San Giovanni e le successive cime del Gazza-Paganella.
La vasta prateria sulla sommità ospita una flora variegata ed in primavera è un tripudio di colori; intorno ad essa troviamo la mugheta e i boschi un tempo sfruttati da boscaioli, carbonai e "calcheròti".
La presenza di diverse doline mette in luce la sua costituzione carsica; nel sottosuolo una rete intricata di gallerie è stata solo parzialmente esplorata attraverso la "Grotta 1100 ai Gaggi".
Gli uomini vi hanno costruito nel tempo ben tre malghe per l'alpeggio, baite per la fienagione, trincee e punti di avvistamento in tempo di guerra.
Ad oggi, oltre che per l'alpeggio, il monte Ranzo viene molto utilizzato da chi pratica trekking, mountain bike, parapendio, ciaspole, sci alpinismo.
La Malga Gazza è situata nel comune di Vallelaghi, a 1550 mslm, nel cc di Margone ed è di proprietà comunale.
Viene chiamata anche malga di Ranzo poiché costruita in sostituzione dell'omonima malga posta pochi metri più in basso. È costituita di due edifici disitinti, la stalla e la "casèra".
Come quella vecchia, la malga di Gazza, è stata gestita fin dall'inizio dagli allevatori di Ranzo, finquando, nel 1977, per far fronte ai necessari lavori di ristrutturazione avvalendosi di finanziamenti provinciali, la sua gestione è passata alla Federazione degli Allevatori Trentini.
Nel 2021 sono iniziati i lavori di ristrutturazione per l'utilizzo a scopo agrituristico ed ospita soprattutto pecore.
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Bibliografia:
La Malga di Ranzo è situata nel comune di Vallelaghi, a 1500 mslm, nel cc di Ranzo ed è di proprietà comunale.
Non sappiamo se sia di questa malga che parla la carta di regola di Ranzo del 1775, né quando essa sia stata costruita.
Completamente abbandonata è stata sostituita da una nuova struttura realizzata poco sopra.
Nel 1997 è stata recuperata grazie alla collaborazione tra la locale Associazione Cacciatori ed il Comune. È stato restaurato l'avvolto e vi è stato ricostruito sopra un piano ad uso di servizio con anche un spazio coperto a disposizione di eventuali viandanti colti dal maltempo.
Viene utilizzata in principalmodo dai memebri del'associazione che con opera di volontariato hanno eseguito i lavori.
Accanto alla malga c'è un’ampia pozza d’acqua chiamata "Le Pozade" che però talvolta si asciuga; in primavera vi si trovano numerose catene di uova di rospo e di conseguenza poi i girini.
Seguendo il sentiero che parte poco sotto il parcheggio e taglia la costa, si trovano due manufatti in pietra che convogliano l’acqua sorgiva (0,1 l/s) in un invaso circolare di terra ricco di flora acquatica.
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Bibliografia:
Da questo fascicolo sono stati estrapolati questi tre documenti che raccontano la difficoltà per i malghesi di Ranzo di affrontare le spese a loro carico per la sopraggiunta grave crisi del mercato agricolo e la loro operosità nel cercare di far fronte con la loro mano d'opera alle carenze finanziarie.
Alla fine, "Atteso che la frazione di Ranzo è situata in alta montagna, priva di comunicazioni e di possibilità di vita; abitata da popolazione poverissima e prolifica, con casi di assoluta miseria, e con la necessità di un aiuto da parte del Comune e degli Enti Pubblici", il comune delibera di "ridurre il canone d'affitto della Malga di Ranzo (Bael e Gazza) per gli anni 1933 e 1934".
Questo documento attesta la presenza di tre malghe nel comune di Vezzano: quelle di Bael e Monte Gazza monticate e quella di Ciago non monticata nel 1951.
Risale al 1805 la nascita del Comune politico ed amministrativo moderno, quando l’Impero Austriaco abolì e proibì le “Regole” con le quali le comunità si amministravano.
Nel 1810 col passaggio all'Italia nacquero i municipi: il Municipio di Terlago era formato dai Comuni di Terlago, Pedigaza, Cadine, Sopramonte, Vigolo Baselga ed aveva 2.795 abitanti
Nel 1814 ritorniamo con l'Austria e nel 1819 fu approvato il nuovo “Regolamento delle Comuni...” il quale prescriveva che esse dovevano essere ristabilite come lo erano state sotto il governo austriaco fino al 1805; i municipi sparirono e tutti quelli sopracitati tornarono comuni autonomi; si sciolse pure Pedigaza e si costituirono i Comuni di Covelo, Ciago, Lon, Fraveggio con Santa Massenza.
Nel 1928 al comune di Terlago vennero aggregati i comuni di Covelo, Baselga e Vigolo Baselga.
Nel 1947 Baselga e Vigolo Baselga furono ricostituiti in comuni autonomi ed entrarono poi a far parte del Comune di Trento nel 1968.
Il 1° gennaio 2016 il comune di Terlago è stato infine soppresso per costituire, mediante fusione con i comuni di Padergnone e Vezzano, il nuovo comune di Vallelaghi.
Risale al 1805 la nascita del Comune politico ed amministrativo moderno, quando l’Impero Austriaco abolì e proibì le “Regole” con le quali le comunità si amministravano.
Nel 1810 col passaggio all'Italia nacquero i municipi: il Municipio di Calavino era formato dai Comuni di Calavino, Padergnone, Lasino, Cavedine ed aveva 2.733 abitanti.
Nel 1814 ritorniamo con l'Austria e nel 1819 fu approvato il nuovo “Regolamento delle Comuni...” il quale prescriveva che esse dovevano essere ristabilite come lo erano state sotto il governo austriaco fino al 1805; i municipi sparirono e tutti quelli sopracitati tornarono comuni autonomi.
Nel 1928 il Comune di Padergnone venne aggregato al comune di Vezzano, insieme ai comuni di Ciago, Fraveggio con Santa Massenza, Lon, Margone e Ranzo.
Nel 1954 Padergnone si staccò dal comune di Vezzano ottenendo l'autonomia amministrativa.
Il 1° gennaio 2016 il comune di Padergnone è stato soppresso per costituire, mediante fusione con i comuni di Vezzano e Terlago, il nuovo comune di Vallelaghi.
Risale al 1805 la nascita del Comune politico ed amministrativo moderno, quando l’Impero Austriaco abolì e proibì le “Regole” con le quali le comunità si amministravano.
Nel 1810 col passaggio all'Italia nacquero i municipi: il Municipio di Terlago era formato dai Comuni di Terlago, Pedigaza, Cadine, Sopramonte, Vigolo Baselga ed aveva 2.795 abitanti; il Municipio di Vezzano era formato dai Comuni di Vezzano, Baselga, Margone e Ranzo ed aveva 995 abitanti; il Municipio di Calavino era formato dai Comuni di Calavino, Padergnone, Lasino, Cavedine ed aveva 2.733 abitanti.
Nel 1814 ritorniamo con l'Austria e nel 1819 fu approvato il nuovo “Regolamento delle Comuni...” il quale prescriveva che esse dovevano essere ristabilite come lo erano state sotto il governo austriaco fino al 1805; i municipi sparirono e tutti quelli sopracitati tornarono comuni autonomi; si sciolse pure Pedigaza e si costituirono i Comuni di Covelo, Ciago, Lon, Fraveggio con Santa Massenza.
Nel 1928 al comune di Vezzano vennero aggregati i comuni di Ciago, Fraveggio con Santa Massenza, Lon, Margone, Padergnone, Ranzo e Vezzano.
Nel 1954 Padergnone si staccò dal comune di Vezzano ottenendo l'autonomia amministrativa.
Il 1° gennaio 2016 il comune di Vezzano è poi stato soppresso per costituire, mediante fusione con i comuni di Padergnone e Terlago, il nuovo comune di Vallelaghi.
mettere "'n sbògia", vuol dire mettere in seno (un fazzoletto, del denaro...); capita frequente che un muro a secco "el fa 'na sbògia" o "sbògia fòra" quando sta per cedere e sporge
quando "lingéra" lo si dice di un giovane o di un adulto assume il significato di teppista, ma riferito ad un bambino assume bonariamente il significato di monello
"petìz" o "pìtima" è chi è particolarente difficile da accontentare perché osserva all'eccesso i particolari, è pignolo e selettivo, talvolta raffinato, una persona può essere "petìza" nel mangiare, o nell'abbigliamento, o nella pulizia della casa, o nell'uso delle parole, o....; si dice anche che "cerca 'l pel 'n del of".
"'na slìpia" è chi è selettivo nel cibo, è usato al femminile anche per i maschi, a meno che non si usi l'accrescitivo "slipióna" "slipión", si dice anche che "de zento erbe ne magna una".
Quando poi uno è molto arrabbiato si dice: "rabiós come 'n bis", "rabiós come 'na bestia".
La e iniziale di "enzispà" è spesso elisa e sostituita perciò nella scrittura dall'apostrofo: 'nzispà.