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Il mulino Defant
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Il mulino Defant, collocato in via al Castagnar, è stato l’ultimo opificio a chiudere a Terlago. Rappresentato nella mappa del catasto asburgico del 1860, il mulino venne chiuso, per la sopraggiunta anzianità del “Molinar” Guido Defant, solamente nel 1992.
Nel 1907 apparteneva alla famiglia di Narciso Defant che, dopo alcune vicende familiari, ne entrò definitivamente in possesso nel 1928 e nello stesso anno ottenne dal Genio Civile anche la concessione per lo sfruttamento dell’acqua della roggia. Nel 1945 la struttura conobbe uno sviluppo tecnologico grazie al passaggio dal sistema di mulino a macina a mulino a cilindri, dotato di laminati doppi, per il frumento ed il grano saraceno. In precedenza la macina in porfido era stata acquistata a Pomarolo (TN) per sostituire le molle francesi rivestite da un telaio in ferro. Nel 1955 fu comperata una turbina a Merano per migliorare la produzione dell’opificio ma, a causa della scarsa portata della roggia, venne rimossa dopo poco tempo. Si decise dunque di mantenere il motore elettrico installato durante la seconda guerra mondiale.
Nel secondo dopoguerra il mulino incrementò la propria produttività ed iniziò, grazie ad alcune conoscenze familiari, a vendere la farina a Molina di Fiemme ed ai “pistari” di Cadine. Significativo è il racconto dell’ultimo “Molinar”, Guido, del trasporto e dell’organizzazione dell’opificio. A partire dal 1949 egli si recava 4 giorni in settimana, svegliandosi alle 2 di notte, in val di Fiemme per trasportare circa 1,5 quintali di farina.
Nel 1970, come testimonia l’ampliamento della struttura e l’installazione di 4 silos interni da 7.000 quintali, l’attività Defant aumentò notevolmente la produzione. I cereali venivano versati nei silos grazie all’ausilio di un montacarichi che sollevava fino a 10 quintali.
L’opificio macinava frumento (acquistato frequentemente presso Caprino Veronese), orzo, segale, avena e grano saraceno. Il mulino produceva farina gialla, farinetta (adatta al consumo animale) e farina bianca. È interessante ricordare che negli ultimi anni d’attività la famiglia Defant frantumava anche il grano saraceno importato dall’Africa.
Al momento della chiusura i proprietari del mulino vendettero i macchinari più recenti ad un’azienda di Bassano del Grappa e quelli più antiquati ad un gruppo con sede in Albania.
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La segheria Defant
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Nel 1881, per ovviare alle dannose e frequenti azioni di contrabbando del legname di Selva Faeda, venne acquistata dalla Rappresentanza Comunale di Terlago una sega ad acqua. Comperata da Carlo Tonelli di Vezzano per 200 f., fu collocata presso l’edificio di Giovanni Defant, nella parte rivolta verso la collina, per tagliare i fusti provenienti dal bosco dell’intero territorio di Terlago.
Fu conservata fino alla fine degli anni ’20 del Novecento.
(Testo a cura di Caterina Zanin con la collaborazione di Verena Depaoli)
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Origini del mulino
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La famiglia Rigotti risulta presente a Terlago almeno dalla seconda metà del 1600 e da allora detiene la proprietà dell’omonimo opificio. Il testamento di Gabriele Rigotti, figlio d’Antonio, detto il “Molinarotto” del 1749 costituisce la prima menzione documentaria esplicita dell’esistenza del mulino ed all’esercizio della relativa professione. Egli apparteneva ad una famiglia nativa di San Lorenzo in Banale ma residente già da tempo a Terlago. Il successivo riferimento viene invece riportato nella mappatura del catasto napoleonico del 1860.
Nel corso dei secoli l’attività venne tramandata di padre in figlio fino al passaggio all’ultimo “Molinar”, Giuseppe Rigotti, chiamato “Il Barba”, conosciuto come alpino decorato con la medaglia d'argento al valor militare per il servizio prestato a Nikolajewka. Alla sua morte nel 1981 il mulino cessò l'attività rivolta al pubblico.
Giuseppe Rigotti è ricordato come una persona molto ospitale, sempre pronta ad una battuta simpatica e di buon cuore. Ospitò per alcune estati il noto pittore olandese Rinny Siemonsma che affettuosamente realizzò il ritratto del cane di famiglia sul cartello per avvisare della presenza del cane Doria.
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Attività generali
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Nel Novecento nel mulino Rigotti venivano macinati fino a 4- 5 quintali di cereali (specialmente grano e granoturco) che solitamente veniva trasportato con i carri dai contadini dei paesi vicini (Terlago, Monte Terlago, Vezzano, Padergnone, Vigolo Baselga ed i paesi del Bondone). È interessante ricordare che negli anni ’20 il prezzo della farina macinata variava da 1,25 lire a 1,50 lire al kilo.
I proprietari del mulino Rigotti prestavano anche il servizio di trasporto merci, tramite carro, per il locale comune nel caso di occasionali spostamenti oppure d’acquisti di materiale. Viene registrato anche il pagamento di opera prestata alla Società del Monte Gaggia in occasione di trasporto materiale nel 1922.
All’interno dell’edificio sono state trovate alcune incisioni, calcoli e scritte che spingono ad ipotizzare la funzione di luogo di ritrovo e di passaggio di persone del luogo e forestieri. Ad esempio una, riportata sopra la tramoggia, ricorda un’importante e fruttuosa battuta di pesca.
È stato scritto il seguente testo: “Domenica 22/4/1928 - Grande pesca ai laghi - lunedì, martedì e - mercoledì non si farà che mangiare pesce -i pescatori”.
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Struttura del mulino
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L’edificio, ristrutturato esternamente, conserva al pian terreno il locale storico del mulino con le macchine destinate alla macinazione ed altri strumenti necessari per la preparazione alla macinazione con gli ingranaggi e le cinghie originali dell’epoca. Sopra ad un tavolato ligneo rialzato è presente l’antica mola in pietra che un tempo era collegata, grazie ad una serie di ingranaggi, all’albero di trasmissione legato alla ruota idraulica posta all’esterno dell’edificio.
All’interno della struttura sono ancora visibili le due linee di produzione costruite in due momenti differenti. La più antica, risalente al Settecento, prevedeva la macinatura a pietra alimentata dalla forza motrice esercitata dalla ruota idraulica.
Nel 1908 la famiglia Rigotti acquistò a Vienna il sistema a cilindri (Hoerde & Comp) azionato inizialmente dalla ruota idraulica lignea e, dagli anni ’40 secondo tradizione orale, da un motore elettrico trifase. Entrambe le linee di produzione depositavano il macinato nella medesima burattina.
Nella descrizione dello stabile, riportata dalla compagnia assicurativa “Istituto Provinciale Incendi – Trento” del 1924, risulta che il mulino possedeva 3 ruote idrauliche e 3 pile utilizzate per la lavorazione dell’orzo.
(Testo a cura di Caterina Zanin con la collaborazione di Verena Depaoli)
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Il percorso
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Il presente percorso si snoda principalmente lungo via dei Molini e piazza Battisti, giunge fino in piazza Torchio ed infine tocca via Crosara. Lungo questo itinerario il visitatore potrà leggere i pannelli dedicati, scoprire la storia degli antichi opifici del paese e notare le differenze esistenti tra gli antichi edifici e quelli odierni.
Sono stati collocati sei pannelli illustrativi che descrivono le caratteristiche e le vicende dei seguenti stabili: mulino Rigotti, opificio Defant, mulino ex Mamming ora Mazzonelli, opificio Cesarini Sforza ed infine la segheria Tasin.
Queste pagine d’approfondimento sono aperte al contributo di chi vorrà offrire ad Ecomuseo materiale, informazioni di supporto oppure segnalare eventuali mancanze.
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Introduzione su Terlago
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Il territorio di Terlago vanta una tradizione centenaria dell’arte molitoria. Il celebre etnografo e studioso Giuseppe Šebesta attesta la più antica presenza di un mulino, tra il 1244 ed il 1247, nel paese di Covelo. Molteplici e frequenti sono le testimonianze quattrocentesche, cinquecentesche e seicentesche che segnano l’intero panorama locale (1468, 1473, 1493, 1496, 1498, 1509, 1511, 1531, 1540, 1594, 1647) e costituiscono il simbolo della fondamentale importanza degli opifici assunta a livello locale. Nel 1860 la cartografia prodotta dal catasto asburgico riportava la presenza di 3 esemplari. Nel 1880 la Camera di Commercio e Industria di Rovereto ne segnalava 4 operanti e regolarmente riconosciuti.
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Il mulino più antico del paese di Terlago
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Il mulino più antico del paese di Terlago, come testimoniato dal coevo Statuto, risale almeno al 1424, e sembra che sia appartenuto alla famiglia dei Gislimberti. Tale “Molendinum Gislimberti” era collocato originariamente in località Pontolin, sul Fosso Maestro, nei pressi della chiesetta di San Pantaleone. Giuseppe Sebesta testimonia infatti l’esistenza di un opificio nelle vicinanze del lago “Primo de decima Molendini sita iuxta heredes paysani … et a via infra versus lacum” almeno dal 1468 fino al 1594. Tuttavia tale posizione risentiva della vicinanza agli acquitrini malarici e, per tale ragione, nel XVII secolo venne trasferito vicino al paese di Terlago. Gli studi effettuati hanno reso ardua la successiva identificazione e rimane dunque il dubbio sul luogo esatto del suo spostamento.
Vero è che la tradizione orale della famiglia Rigotti tramanda che l’originaria località del suo mulino era vicino alla chiesetta di San Pantaleone ma, in assenza di documenti scritti comprovanti ciò, non è possibile stabilire una relazione certa tra le vicende dei due opifici. Al contempo l’analisi degli alberi genealogici riportano che la famiglia dei Gislimberti sia confluita e si sia estinta nel ramo della famiglia Defant, proprietaria dell’omonimo mulino.
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Caterina Zanin e Verena Depaoli, autrici di questa ricerca per Ecomuseo, ringraziano per la preziosa collaborazione e testimonianza: Denise Rigotti e famiglia, Guido Defant e la moglie Elena, Giuliana Mazzonelli, conte Lamberto Cesarini Sforza, Sandro Castelli, Ottorino Tasin e la moglie Elvira, Dario Tasin e Sharon Depaoli.
Fotografia raffigurante il vicolo su cui affacciano il retro del campanile della Chiesa di Ciago, una porzione della Canonica, la Sacrestia e una parete della Chiesa stessa. Si notano gli scalini e la porta di accesso al campanile.
Stampa in bianco e nero, 10x15 cm, riportante sul retro scritto a mano: "Ciago m. 573 (Trentino)" ed il timbro "Foto CINE N. 9198 TRENTO".
Vista di alberghi e ristoranti in località due Laghi.
In primo piano la troticoltura e sullo sfondo il lago di Santa Massenza.
Su retro riporta la didascalia sia in italiano che in tedesco.
Il francobollo da 25 lire è vidimato da un timbro riportante la dicitura " 38070 Padergnone (TN) - V^ settimana folcloristica 1973 - Marcia Valle dei Laghi - Servizi distaccati 2-9-1973".
Riporta inoltre un messaggio stampato: "Auguri perl nuovo anno filatelico. Società Filatelica Trentina"
Il video mostra alcuni momenti della ricostruzione del mulino didattico di Vezzano, realizzato da Ecolegno, recuperando parti del Mulino Garbari, l'ultimo attivo nel paese.
Per saperne di più consultare la scheda:
tecnica un tempo molto utilizzata per lucidare/verniciare i mobili ripassandoli più volte con olio di lino, o cera, e strofinandoli ogni volta fino a farli diventare lucidi.
Oltre che per rovescio può assumere significati diversi:
"en posto a revers" sta a significare che è a Nord,
"la man reversa" è la mano sinistra,
"gira ala reversa" vuol dire in senso antiorario,
"el Tòni ancòi l'è revèrs" vuol dire che è di malumore, così come quando "el g'ha la luna reversa"
genericamente qualcosa che capita per caso, indipendentemente dalla volontà di chichessia, talvolta dovuta a sorteggio. Legata al sorteggio è la "sòrt dela legna", una parte di bosco ad uso civico (la "part"), che viene assegnata annualmente a sorteggio ai censiti che la richiedono, per farne legna da ardere nel rispetto delle regole stabilite.