El contadin no 'l fago pu

Contenuto

Titolo
El contadin no 'l fago pu
Descrizione
La poesia, tramandata da Noemi Miori di Lon alla figlia negli anni '40, mette in risalto la vita difficile del contadino di inizio novecento.

Testo originale:
Se per sòrt la sucedes,
che n’altra volta mi nases,
me papà, el pòl ben dir su,
ma el contadin no ‘l fago pu!
Miserabil condizion,
no gh’è altre profesion?
Ma ormai che son sul bal,
bison che bal, o ben o mal.
Bison che pensa, per esempi,
al finanzier, quel che va en gendarmeria
col capelin da polizia,
el g’ha pur el so fiorin,
cosa g'hal el contadin?
Le camise da sudar
e la tera da vangar,
scioca fis, smaca pur,
no se fa gnent, l’è masa dura!
Saral le set, saral le ot?
Cosa fal che nol ven mai not?
Levo su e vago a casa.
“Tòi Sabina, che mostro m'hat preparà da zena?”
Quatro craoti, mal conzai,
per la padela a strozeghai,
che a vardarli el par che i diga:
“Se te me magni te fai fadiga!”
“Ma no, gh’è gio la mortadela!
Palpa bas, trai de sòra,
ma ‘n do’ èla?
Birichin de sporcazon,
hat fat tut en bocon?
Èl questa la maniera?
Basta, basta per stasera”
e la mama comovente,
la ghe dis: “No ch’è pu gnente!”
Ven po’ el temp dei cavaléri,
le se desfa ‘ste donéte,
che al fin, se ‘l so corpo stes lì sodo,
el parerìa n’abit tacà an ciòdo.
Sia lodato Gesù Cristo!
Ariva el frate: su ‘na gaida,
gio ‘na cesta,
lasa che la vegna la tompesta,
vegnirà quel di de festa
ringrazieren Quel de sora!
E col fiato qui finisco questa mia
e così sia!

Traduzione

Se per caso succedesse,
che un’altra volta io nascessi,
mio padre, può ben dire,
ma il contadino non lo faccio più!
Miserabile condizione,
non ci sono altre professioni?
Ma ormai che sono sul ballo,
devo ballare, o bene o male.
Devo pensare, per esempio,
al finanziere, colui che va in gendarmeria
col cappellino da polizia,
ha pure il suo “Fiorino” [veicolo commerciale],
che cos’ha il contadino?
Le camice da sudare,
e la terra da vangare,
colpisci forte, batti pure,
non si niente, è troppo dura!
Saranno le 7, saranno le 8?
Casa fa che non viene mai notte?
Mi alzo e vado a casa.
“Ehi Sabina, cosa diavolo mi hai preparato per cena? Quattro crauti mal conditi
fatti girare per la padella,
che a guardarli sembrano dire:
“Se mi mangi, fai fatica!”
“Ma no, c’è dentro la mortadella!
Palpa basso, rigirali,
ma dov’è?
Birichino di uno sporcaccione,
hai fato tutto un boccone?
È questa la maniera?
Basta, basta per stasera”
e la mamma commossa
gli dice: “Non c’è più niente!”
Arriva poi il tempo dei bachi da seta,
si consumano queste donnette,
che alla fine, se il loro corpo stesse lì fermo
sembrerebbe un abito attaccato ad un chiodo.
Sia lodato Gesù Cristo!
Arriva il frate: su una grembiulata,
giù una cesta,
lascia che arrivi la tempesta,
arriverà quel giorno di festa
ringrazieremo Dio!
E col fiato qui finisco questa mia
e così sia!

La foto è tratta da questo contenuto:
Aratura manuale
Lingua
it-trentino
Tipo
Registrazione ambientale
Intervistato
Hajeck, Lucia
Data di creazione
10 novembre 2020
Periodo di riferimento
1940 – 1950
Durata
1 minuto, 59 secondi
Licenza d'uso
CC BY
Livello di precisione della collocazione geografica
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