Documento di valutazione delle condizioni igienico-sanitarie - a firma dell'ufficiale sanitario e del sindaco - volto a raccogliere informazioni relativamente a:
- idoneità dell'edificio scolastico (arredamento, illuminazione, ventilazione)
- qualità servizi igienici;
-servizio refezione scolastica;
- stato di salute degli alunni.
I dati raccolti nella scheda allegata si riferiscono al mese di marzo 1958, sono relativi alla visita effettuata in 4 scuole e mettono in evidenza la presenza di due casi con "difetti degli organi di senso in cura medica".
Dal documento si evince inoltre che le scuole di Cavedine e Brusino, sulle quattro scuole controllate nel Comune di Cavedine, offrivano il servizio di refezione scolastica.
Documento di valutazione delle condizioni igienico-sanitarie - a firma dell'ufficiale sanitario e del sindaco - volto a raccogliere informazioni relativamente a:
- idoneità dell'edificio scolastico (arredamento, illuminazione, ventilazione)
- qualità servizi igienici;
- servizio refezione scolastica;
- stato di salute degli alunni.
I dati raccolti nella scheda allegata si riferiscono all'ottobre 1957, sono relativi alla visita effettuata in 4 scuole e mettono in evidenza la presenza di 2 casi con "difetti di organi di senso" . Il documento rileva inoltre una proposta di miglioria dell'arredamento, ma non specifica quale.
Documento di valutazione delle condizioni igienico-sanitarie - a firma dell'ufficiale sanitario e del sindaco - volto a raccogliere informazioni relativamente a:
- idoneità dell'edificio scolastico (arredamento, illuminazione, ventilazione)
- qualità servizi igienici;
-servizio refezione scolastica;
- stato di salute degli alunni.
I dati raccolti nella scheda allegata si riferiscono al novembre 1957, sono relativi alla visita effettuata in 4 scuole e mettono in evidenza le seguenti carenze:
- necessità di una migliore areazione delle aule;
- mancanza di acqua nei gabinetti della scuola di Vigo;
- 1 caso di predisposizione alla t.b.c.;
- 1 caso di difetto dello sviluppo
Il video riporta esperienze di vita legate all'uso dell'acqua prima dell'arrivo dei rubinetti in casa. Le immagini sovrapposte aiutano a comprendere il racconto della bisnonna Dolores che si esprime in dialetto.
I termini meno usuali sono spiegati nel glossario e linkati a fondo pagina: bugàda, celéti, crazidèi, seciàr, brènta, pizeghìn.
La localizzazione in mappa si riferisce alle fontane e lavatoi citati, ormai scomparsi.
Il video è stato realizzato in funzione di un'attività svolta con i bambini della scuola primaria sul tema dell'acqua e riporta esperienze di vita legate all'uso dell'acqua prima dell'arrivo dei rubinetti in casa.
La frase che veniva rivolta al piccolo Attilio "'n om che lava? Varda che te va via le scarséle!", anche se detta per scherzo, sottintendeva una netta separazione dei ruoli. La perdita automatica delle tasche, accessorio prezioso per ogni uomo, era una "minaccia" che poteva far pensare e desistere un bambino dal fare lavori da donne.
La risposta del bambino dimostra sicurezza e fiducia nella madre.
In mappa il video è localizzato nel posto dove c'era la fontana citata.
Nel glossario sono spiegati il significato di termini dialettali quali: brentóla, cazza, cassa dela legna, scarsèle, tacàr.
Nei periodi di siccità gli abitanti di Ranzo dovevano scendere fino alla sorgente del Tuf, nella gola del Sarca, con le "brentóle" e i secchi per prendere l'acqua ad uso domestico. Ci volevano due - tre ore di scosceso cammino. Qui vediamo un momento di incontro tra chi scendeva e chi tornava; si notano infatti dei secchi vuoti ed altri pieni d'acqua coperta da figlie, utili a trattenere lo sciabordio dell'acqua durante il percorso.
Per saperne di più leggi pagine 279 - 280 del "Libro delle acque" collegato.
Un'anziana donna, Rita "Clèra", sta lavando i panni sotto casa in un recipiente di legno, la "brenta". Davanti, un secchio di legno, dove mettere i panni puliti da portare alla fontana a risciacquare.
La struttura della toilette è in ferro battuto con il catino in ceramica. Sul porta lavamano, si poggiava "el lavaman" con sotto la "bròca" piena d’acqua. La mattina, al risveglio con l’acqua della brocca versata nel catino ci si lavava le mani e la faccia. Talvolta il porta lavamano poteva essere anche di legno.
Il bue entra a pieno carico nella piazzetta di Sant'Anna proveniente dal Gazza. È accompagnato da due bambini, una donna e un uomo. Per terra si vede il selciato. Nella casa sullo sfondo si vede il gabinetto all'aperto tipico delle case dell'epoca. Sulla sinistra si vede il capitello di Sant'Anna circondato da due piccoli cipressi e da un'aiuola fiorita.
Il catino era attrezzo di uso comune in ogni casa per la pulizia personale prima della costruzione delle stanze da bagno. Qui è usato per fare il bagno ad una bimba di pochi mesi.