Ambiente naturale

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  • Montagne

    In questo murale è rappresentato il paesaggio che si ammira verso il Banale: i ciclamini in primo piano, il capriolo e gli uccelli più lontano, tutte presenze naturali in un ambiente fatto di praterie, bosco e, sullo sfondo, le cime innevate del Brenta. Sulla mappa dei murales di Margone è segnato col numero 9 e lo si può ammirare insieme agli altri:
  • Riserva Locale Prada

    La "Riserva Naturale Locale Prada", ai piedi del Monte Gazza nel C.C. di Terlago, copre un'area di 3,4 ettari ed è distribuita su tre zone distinte (A,B,C) in cui vi è la formazione di ristagni periodici di acqua che rappresentano importanti zone di riproduzione di anfibi, quali rospi e rane di montagna. --- Per approfondimenti visita:
  • Fauflò

    Gioco a carte sulle Aree Protette della Valle dei Laghi. Sono presenti tre file pdf: uno con le carte da gioco, uno con la scatola e uno con varianti di regole del gioco. Il gioco, già uscito in più ristampe da parte della rete delle riserve del Sarca e del Bondone, può essere stampato e diffuso da chiunque per espressa volontà dei bambini, che l'hanno creato allo scopo di diffondere la conoscenza delle aree protette della Valle dei Laghi, degli ambienti, animali e piante che la caratterizzano, delle azioni che si possono fare per la protezione dell'ambiente. Indice delle carte da gioco: p. 1 e 54 - 2 carte jolly con la mappa di tutte le aree protette della Valle dei Laghi p. 2 - Zona Speciale di Conservazione Laghi e abisso di Lamar p. 3 - Riserva Locale Prada A B C p. 4 - Zona Speciale di Conservazione Terlago p. 5 - Riserva Locale Palù p. 6 - Riserva Naturale Provinciale - ZSC Torbiera delle Viote p. 7 - Riserva Naturale Integrale - ZSC Tre Cime Monte Bondone p. 8 - Riserva Naturale Provinciale - ZSC Lago di Toblino p. 9 - Riserva Naturale Provinciale - ZSC Marocche di Dro p. 10 - Zona Speciale di Conservazione Monte Brento pp. 11-25 - 15 carte piante pp. 26-40 - 15 carte animali pp. 41-53 - 13 carte azioni positive p. 55 - retro delle carte pp 56-58 - come si gioca --- Per maggiori informazioni visita
  • Don Eugenio Plotegher

    Nato a Guardia di Folgaria il 30.12.1879, è diventato diacono il 2 luglio 1905 e la domenica successiva, il 7 luglio, è stato consacrato presbitero. È stato cappellano a Bedollo, Banale e Folgaria prima di arrivare a Margone, nel 1910, per dirigere questa piccola comunità. Oltre a fare il sacerdote, era anche segretario comunale di quello che fino al 1928 è stato il comune autonomo di Margone. Altro suo impegno era fare il maestro alla scuola locale, che aveva sede in canonica ed al suo arrivo contava ben 45 alunni; si prodigava anche ad insegnare il latino a chi voleva prepararsi per il seminario, come fece ad esempio per i due fratelli Parisi di Ranzo, diventati poi missionari. Nel 1933-34 fu anche parroco supplente a Ranzo. La notorietà che questo eclettico personaggio si guadagnò, in regione ed oltre, fu dovuta alla sua passione per la botanica e l’arte medica, unite alla sua capacità di diagnosticare e curare con le erbe svariate problematiche, anche quando non ottenevano benefici dalla medicina tradizionale, il tutto sempre gratuitamente, cosicché assunse la nomea di “medico dei poveri”. Fu così che molte persone frequentarono Margone nei 34 anni della sua permanenza in paese, anche se per raggiungere don Plotegher dovevano risalire dal fondovalle per impervi sentieri e per la ripida mulattiera dello “Scal”; la costruzione della strada Vezzano-Margone infatti è iniziata nel 1947, quando lui era già morto. Nel 1942, con una faticosa salita a dorso d’asino, monsignor Ferrari arrivò lassù in visita pastorale e lo invitò a diventare parroco di un grosso centro, ma don Plotegher declinò l’offerta, come già aveva fatto in precedenza, e al vescovo toccò una rocambolesca discesa in slitta. A Margone l’ambiente naturale gli forniva una gran varietà di erbe curative, lui era affezionato al paese ed ai suoi abitanti, era benvoluto ed amato dalla comunità, che si adeguava alle esigenze della sua attività di curatore di corpi oltre che di anime, tanto che il sacrestano controllava che fossero finiti i consulti prima di suonare le campane che richiamavano la gente ad assistere alla santa messa. Quando morì, il 29 maggio 1944, fu sepolto nel punto più significativo del cimitero del paese, di fronte all’entrata; la lapide inserita in una cappelletta aperta riporta: “Su quest’umile vetta / Don Eugenio Plotegher / Per XXXIV anni (1910-1944) / Dal principe dei pastori / Attinse luce di verità e di grazia / Dalla natura / Esplorata con intelletto d’amore / Lenimento e salute / Agli umani dolori / Dal suo grande cuore / Perenne vena / Di francescana letizia / Pietà di confratelli / Di curaziani di beneficiati / Pose / 30.V.1946 / R.I.P.”. Nel 1984, nel quarantesimo della sua morte, gli venne intitolata la piazzetta antistante la chiesa con la celebrazione di una solenne e partecipata cerimonia. Nel 2018 la Pro Loco ha realizzato “Il bosco racconta”, un breve percorso artistico dal cimitero alla cappella di Sant’Antoni con l’installazione di 6 opere scultoree in legno, realizzate da altrettanti artisti dell'Associazione Intagliatori del Legno della Valle di Cembra per ricordare personaggi significativi del passato per il paese. La scultura più vicina al cimitero raffigura don Eugenio Plotegher ed è stata realizzata da Claudio Cestaroli. --- Fonti:
  • Rap del Sarca

    In preparazione dell'inaugurazione del “Parco fluviale della Sarca”, celebrata domenica 14 dicembre 2014 a Sarche, la classe quarta, coordinata dalla maestra Raffaela Zanoni, ha scritto e musicato il “Rap del Sarca”, con l'aiuto di un esperto esterno: Simone Daves. Qui in allegato troviamo il testo, il ritornello cantato da Simone e la prima strofa in una delle prove del 19 novembre 2014. Se qualcuno avesse la registrazione della canzone completa, o il video da cui estrapolare l'audio, e la volesse condividere, contatti archiviomemoria@ecomuseovalledeilaghi.it. Grazie.
  • Tavole uscita ulivo

    La classe ha aderito all'uscita a Santa Massenza, proposta da Ecomuseo, per vedere la raccolta delle olive, coltivazione tradizionale nella bassa Valle dei Laghi. Nei giorni successivi hanno rappresentato sui loro quaderni, col disegno, i loro ricordi della giornata, legati alle loro sensazioni visive, tattili, uditive, olfattive e gustative. Sui disegni hanno poi inserito le parole chiave individuate per la giornata.
  • Panorama di Stravino

    La fotografia risale presumibilmente agli anni 70 del 1900. Il paese di Stravino si sta sviluppando gradualmente dal centro storico verso l'esterno con la costruzioni di nuove abitazioni in mattoni.
  • Lavori di manutenzione al cimitero di Stravino

    La fotografia mostra alcune persone intente in lavori di manutenzione al cimitero di Stravino.
  • Operai Dallapè in gita

    La fotografia mostra un gruppo di uomini seduti in prossimità di un bosco. Si tratta di alcuni operai dell'azienda Dallapè in gita presumibilmente sulla montagna ad est di Stravino, sopra l'abitato. Sul retro si trova la seguente descrizione: "Nell'azienda Dallapè c'è un clima familiare, i responsabili e gli operai infatti non condividono solo le ore di lavoro ma anche il tempo libero, ci si diverte insieme. Nella foto da sinistra: Giancarlo, Martino, Claudio, Erminio 3 operai e Nerio. Anno 1954".
  • Pranzo in montagna

    La fotografia mostra un gruppo di persone durante un pranzo in montagna. L'uomo in piedi dovrebbe essere uno dei fratelli fondatori della calzoleria Dallapè. Il luogo dello scatto potrebbe essere presumibilmente sui monti ad est di Stravino, vicino alla cima Cornetto.
  • "Crozoi" durante il rimboschimento nel 1952

    La fotografia ritrae la piccola montagna rocciosa detta "crozoi" presente a Stravino sul lato sinistro della strada principale, nei pressi del capitello della Pietà, ora poco visibile. Sullo sfondo si vede il monte Brento.
  • Donna in abito elegante a Stravino

    La fotografia ritrae una giovane donna in abito elegante alla moda degli anni '20-'30 del 1900. Lo scatto fu fatto sulla strada principale che attraversava Stravino e sullo sfondo è possibile notare la roccia oggigiorno nascosta quasi completamente dalle case.
  • Dallapè Bortolo e consorte

    La fotografie ritrae Dallapè Bortolo e consorte in uno scatto del 1916. L'uomo indossa la tipica divisa militare dell'Impero austro-ungarico, mentre la donna l'"abito della domenica". Sullo sfondo la campagna con alberi da frutto.
  • Gita al lago di Cavedine

    I vestiti sono eleganti sia per le signore che per il rematore. Ci sono anche mazzi di fiori, probabilmente si tratta di una gita "fuori porta" in occasione di una festa. Si riconosce Agnese Bridarolli, moglie di Giulio Dallapè. Le signore sono amiche della famiglia Dallapè, probabilmente appartenenti alla famiglia De Varda o De Vilos. Lo scatto risale agli anni '30 quando i fratelli Dallapè iniziarono a dilettarsi come fotografi.
  • Pomeriggio festivo al Luch

    La fotografia ritrae le famiglie Dallapè, De Varda e De Vilos, durante un pomeriggio festivo al Luch. In piedi da sinistra si riconosce Celeste e seduto accanto Giulio, i due fratelli fondatori del calzaturificio Dallapè. Accanto a Giulio si riconosce Agnese. Il signor Tranquillo è quello seduto più in alto.
  • Panorama di Cavedine

    La fotografia è stata realizzata nei pressi dell'attuale casa di riposo di Cavedine. Si nota la campagna con varie colture, la canonica e la chiesa di Santa Maria Assunta.
  • La grotta dell'eremita di San Martino

    Questa grotta si trova a 600 metri s.l.m. sopra i ruderi della chiesetta di San Martino. Ha una forma oblunga alta, stretta e poco profonda. Le sue pareti sono bianche, a parte le feritoie poste in alto nella parte più esterna che sono annerite dal passaggio di fumi dall’interno. Sulle pareti sono incisi e scritti col carbone nomi, iniziali, date. Secondo la tradizione un tempo la grotta era abitata da un eremita a protezione della "strada dei Cavédeni", che contribuiva a rendere più sicura con le sue preghiere, e della cappella di San Martino, che contribuiva a curare e qualche volta pure a restaurare. Non è facile trovarla, non essendoci sentieri e segnalazioni. Si segue una traccia che si trova nella vallecola dietro la chiesetta di San Martino, ci si inerpica sul costone della montagna, si supera una trincea ed arrivati ad un piccolo ghiaione si abbandona la traccia per raggiungere poco sopra la grotta. --- Bibliografia:
  • La roggia di Calavino

    È indicata talvolta con questo nome anche la roggia di Valle che segue la strada della Val di Cavedine raccogliendo poca acqua fino ad arricchirsi sul territorio di Lasino con l'apporto di alcune sorgenti. Entrata a Calavino riceve subito l'acqua della sorgente del Bus Foran (o Foram, ramale chiamato anche "Roggia Grande"); vediamo la cascata, che forma appena uscita dalla sorgente, passare sotto la strada per immettersi nella roggia di Valle. Subito dopo riceve l'acqua della sorgente di Menétoi, o meglio il troppopieno dell'acquedotto potabile che va a servire l'alta val di Cavedine dal 1972. In paese la alimentano poi altre piccole sorgenti minori. All'imbocco della val de Canevai riceve le acque del piccolo alveo della sorgente di Palù, poi quelle del Rio Freddo (o Rifré o Lifré) ed infine da una pittoresca cascata il fosso di Barbazan che arriva dal territorio di Padergnone. La forra dei Canevai è caratterizzata da giochi d'acqua, cascate, profonde pozze. Il sentiero che ne segue il tracciato è stato realizzato dal Comune verso il 1990. Dopo aver alimentato le vasche della pescicoltura, con un'ultima curva a gomito, sfocia nel lago di Toblino.
  • La roggia nei pressi del mulino Pisoni "Biasi"

    Prima della cascata davanti a casa Pisoni "Biasi", illustrata nella prima foto, una parte dell'acqua veniva deviata su una canaletta in pietra per azionare le ruote idrauliche poste su questo edificio. La roggia si allontana poi dalla casa, visibile sullo sfondo della seconda foto, incuneandosi con una serie di cascate nell'orrido della val dei Canevai.
  • Mazzetto di "lino delle fate piumoso" e il gioco dei "boacéti"

    A dirla correttamente si tratta di un mazzetto di "Stipa pennata" o "lino delle fate piumoso", pianta perenne poco diffusa in valle, che fiorisce tra maggio e luglio. Le spighette esposte al sole e al caldo si aprono diventando piumose. Nelle foto si vede lo stesso mazzo nelle due diverse situazioni. Lo si usa per addobbare i cappelli tirolesi insieme all'immancabile piuma, ma quello che riportiamo qui è il gioco dei "boacéti". Emanuele Pisoni, classe 1948 di Calavino, lo faceva da bambino con gli amici. I ragazzi preparavano un mazzetto di quest'erba che cresceva solo in un luogo a Calavino, lo intingevano nella calce conservata nel “calcinèr” e lo lanciavano sul muro di una casa. Si spiaccicava e rimaneva attaccato per breve tempo alla parete come una “boàcia” (escremento di vacca), di qui il nome del gioco. Vinceva chi la faceva rimanere più tempo sulla parete. Gli raccontavano che quelli più vecchi di lui li intingevano proprio nelle "boàce". Ci conferma questa versione Dolores Zuccatti, classe 1933 di Ciago, che andava con la sua amica Luigia poco sopra il paese a ricercare quest'erba particolare e difficile da trovare, che chiamavano "molina". Ne raccoglievano uno stelo qua ed uno là, finché riuscivano a farsi il loro mazzetto. Rientrate in paese, infilzavano gli spuntoni sporgenti dalle spighe nelle "boàce", che si trovavano frequenti nelle vie sterrate o selciate, e si divertivano a lanciarle lontane.
  • Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano

    Con questo video Ecomuseo, con la collaborazione del Coro Valle dei Laghi e dell'antropologo Luca Pisoni che ci guida alla riscoperta di piccoli segni, lasciati dai pastori. È uno dei sei video del progetto "Ciak si gira in Valle dei Laghi" finanziato dal Primo bando CARITRO per il volontariato culturale 2021 e dalla Comunità di Valle ed integra le proposte di Ecomuseo della serie:
  • Monumenti di pietra in Valle dei Laghi

    Con questo video Ecomuseo, con la collaborazione del Coro Valle dei Laghi e della geologa Tiziana Dallapè, offre alcune informazioni di base sulla geologia della Valle dei Laghi. È uno dei sei video del progetto "Ciak si gira in Valle dei Laghi" finanziato dal Primo bando CARITRO per il volontariato culturale 2021 e dalla Comunità di Valle ed integra le proposte di Ecomuseo della serie:
  • Itinerari naturalistici in Val dei Laghi

    Con questo video Ecomuseo, con la collaborazione del Coro Valle dei Laghi, offre una visione di ciò che la natura regala in Valle dei Laghi, grazie alla grande varietà climatica che la caratterizza. È uno dei sei video del progetto "Ciak si gira in Valle dei Laghi" finanziato dal Primo bando CARITRO per il volontariato culturale 2021 e dalla Comunità di Valle ed integra le proposte di Ecomuseo della serie:
  • Ve conto la storia dela Vicinia de Vick

    Video realizzato da alcuni volontari di Vigo Cavedine in occasione del Natale 2021. Attraverso alcune fotografie e un racconto in dialetto trentino si è voluto rievocare la storia della Vicinia Dònego di Vigo Cavedine, un’associazione secolare di cui facevano parte (e ne fanno parte tuttora i discendenti) le antiche famiglie di Vigo Cavedine (i cognomi: Bolognani, Comai, Cristofolini, Eccher, Galetti, Lever, Luchetta, Manara, Merlo, Turrina e Zambaldi). L’origine della Vicinia si perde nella notte dei tempi, tra storia e leggenda, ed è il frutto di un lascito documentato da alcune pergamene a partire dal 1332.
  • La roggia di Fraveggio

    Fraveggio è attraversato da una roggia che deriva dalla sorgente Canevin Malea all’altezza di Lon, il paese soprastante. Questa viene arricchita dalle acque dei rivi di Garubol e Fossà provenienti dai locali acquedotti potabile e irriguo. La roggia arriva in paese dalla cascata al torrione, leggermente spostata nel 2007, come si vede nella foto pubblicata a pag.17 del notiziario comunale n.3 di quell'anno (sotto riportato). Scorre lungo il Vicolo dei Molini, dietro la chiesa di san Bartolomeo e si divide in due rami intubati nel sottosuolo del centro storico. Una parte scorre a fianco della toresela, attraversa la strada e raggiunge la campagna dove sempre nel 2007 è stata realizzata una vasca di decantazione. L’altra prosegue sotto la piazza biforcandosi nuovamente, alimentando il lavatoio, affianca la canonica e si riunisce per attraversare gli orti e precipitare in una suggestiva cascata assieme all’altro ramo. Raccoglie le acque sgorganti a Paltan, alle Rogiòle e ai Tovi, alimentando nel contempo l’acquedotto irriguo di Santa Massenza. Continua la sua discesa affiancando verso Est la loc. Campagna, fino ad arrivare in località Vai da dove prosegue intubata sotto la zona utilizzata dagli impianti della centrale idroelettrica. Raccoglie le acque di deflusso del depuratore (in media 11 l/s) e sfocia infine nel lago di Santa Massenza a quota 245 mslm, dopo un percorso di 1900 metri. Una roccia costruita dall'acqua Nei pressi delle cascate si verifica un fenomeno molto curioso: la formazione del travertino, chiamato anche “el tof per far i vòlti”. Il travertino è un tufo calcareo poroso e leggero che si forma con le particelle di minerali (carbonato di calcio) portate dall’acqua. L’acqua, nebulizzata intorno alla cascata, evapora ed i minerali in essa contenuti formano la roccia inglobando all’interno resti vegetali, come foglie o ramoscelli, che poi si decompongono, lasciando al suo interno dei buchi e conferendole il caratteristico aspetto spugnoso. Questo tufo leggero, isolante e relativamente resistente, veniva estratto facilmente ed utilizzato nella costruzione di avvolti, intercapedini, pareti non portanti (“strameze”), ma si vede in un vecchio edificio situato fra i due mulini di Fraveggio un esempio di uso anche per la costruzione della parte più alta delle pareti esterne. L’opificio che si occupava della lavorazione del tufo era “la sega per el tof” ed in zona era presente a Padergnone, poco sotto la chiesa di San Valentino in agro, e a Terlago. --- Bibliografia: