Fontane, e con esse lavatoi ed abbeveratoi, sono state elementi fondamentali della vita di ogni centro abitato. Oltre che indispensabile fonte di approvvigionamento di acqua potabile, l'andare alla fontana costituiva anche momento sociale fino agli anni '50, quando gli acquedotti hanno raggiunto la maggior parte delle abitazioni rendendo "superflua" la presenza delle fontane e portando alla demolizione di molte di esse.
Il lavatoio pubblico era presente in ogni paese, talvolta posizionato proprio sul letto di una roggia, altre volte la roggia veniva incanalata con la costruzione di una fontana-lavatoio che permetteva alle donne di fare il bucato in una posizione più comoda come nel caso di questa nella piazza di Fraveggio. Altre volte, in assenza di rogge era l'acquedotto a servire fontane e lavatoi, spesso divisi in sezioni per l'abbeveraggio degli animali, per il lavaggio e per il risciacquo degli indumenti. Con l'arrivo dell'acqua nelle case fontane e lavatoi hanno perso la loro importanza e spesso sono stati abbattuto ma questo di Fraveggio è ancora ben conservato al suo posto.
Disegno preparato per l'articolo "Fontane e pozzi di Lasino" a pagina 21 del n. 7 della rivista "Retrospettive". Questo pozzo è così descritto: "Anche nel cortile di casa Ceschini Felice (paolot), era situato un pozzo. L'imboccatura si apriva a livello del terreno e per questo motivo fu richiuso da una staccionata. Una fontanella, posta sul davanti, raccoglieva l'acqua proveniente dal pozzo. Il pompaggio si otteneva nel far girare una ruota "la sorba", così era denominato il meccanismo di aspirazione. Un tetto riparava non solo il pozzo ma anche coloro che si apprestavano "con brentola e celeti" in spalla, "a nar a tor l'acqua".
La fontana in "preda morta" visibile in questo scatto era stata posta in opera privatamente dagli abitanti di via San Rocco poco dopo l'omonimo capitello a Ciago- Acquistata ad Arco e smantellata negli anni '60 era alimentata dalla sorgente che si trova tra il parco ed il paese ed è ora relegata in campagna in rovina.
Davanti alla fontana vediamo Ida Zanella con in braccio il suo primogenito, Alberto Zuccatti, con l'acconciatura a banana tanto in voga per i piccoli.
È una piccola sorgente che alimenta una fontanella su una strada di campagna.
Un tempo c'era chi (non solo Vezzanesi) la raggiungeva, munito di contenitori di vario tipo, per far provvista di quell’acqua dalle rinomate proprietà diuretiche.
Per qualche anno i bambini delle scuole di Vezzano hanno frequentato questo luogo "magico" ritenendo che l'acqua della sorgente avesse il potere di esaudire i desideri di chi amava e rispettava la natura. Arrivati alla sorgente si sedevano, chiudevano gli occhi e in silenzio cercavano di isolare i rumori della natura ed in particolare quello dell'acqua. A questo punto esprimevano mentalmente il loro desiderio, aprivano gli occhi e andavano a bagnarsi con l'acqua magica che aveva il potere di esaudirlo.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune, è stata posta accanto alla fontana la sagoma di un capriolo col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con i libretti realizzati dai bambini ed ambientati qui, da leggere direttamente sul posto.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava il passaggio della roggia sotto il ponte di Cleo.
Già all'uscita dalla galleria, la derivazione che andava a servire i mulini del Cleo si separava dalla roggia portandosi ad un livello più elevato e servendo anche un lavatoio proprio a fianco del ponte.
Fraveggio è attraversato da una roggia che deriva dalla sorgente Canevin Malea all’altezza di Lon, il paese soprastante. Questa viene arricchita dalle acque dei rivi di Garubol e Fossà provenienti dai locali acquedotti potabile e irriguo. La roggia arriva in paese dalla cascata al torrione, leggermente spostata nel 2007, come si vede nella foto pubblicata a pag.17 del notiziario comunale n.3 di quell'anno (sotto riportato).
Scorre lungo il Vicolo dei Molini, dietro la chiesa di san Bartolomeo e si divide in due rami intubati nel sottosuolo del centro storico. Una parte scorre a fianco della toresela, attraversa la strada e raggiunge la campagna dove sempre nel 2007 è stata realizzata una vasca di decantazione.
L’altra prosegue sotto la piazza biforcandosi nuovamente, alimentando il lavatoio, affianca la canonica e si riunisce per attraversare gli orti e precipitare in una suggestiva cascata assieme all’altro ramo.
Raccoglie le acque sgorganti a Paltan, alle Rogiòle e ai Tovi, alimentando nel contempo l’acquedotto irriguo di Santa Massenza. Continua la sua discesa affiancando verso Est la loc. Campagna, fino ad arrivare in località Vai da dove prosegue intubata sotto la zona utilizzata dagli impianti della centrale idroelettrica. Raccoglie le acque di deflusso del depuratore (in media 11 l/s) e sfocia infine nel lago di Santa Massenza a quota 245 mslm, dopo un percorso di 1900 metri.
Una roccia costruita dall'acqua
Nei pressi delle cascate si verifica un fenomeno molto curioso: la formazione del travertino, chiamato anche “el tof per far i vòlti”.
Il travertino è un tufo calcareo poroso e leggero che si forma con le particelle di minerali (carbonato di calcio) portate dall’acqua. L’acqua, nebulizzata intorno alla cascata, evapora ed i minerali in essa contenuti formano la roccia inglobando all’interno resti vegetali, come foglie o ramoscelli, che poi si decompongono, lasciando al suo interno dei buchi e conferendole il caratteristico aspetto spugnoso. Questo tufo leggero, isolante e relativamente resistente, veniva estratto facilmente ed utilizzato nella costruzione di avvolti, intercapedini, pareti non portanti (“strameze”), ma si vede in un vecchio edificio situato fra i due mulini di Fraveggio un esempio di uso anche per la costruzione della parte più alta delle pareti esterne. L’opificio che si occupava della lavorazione del tufo era “la sega per el tof” ed in zona era presente a Padergnone, poco sotto la chiesa di San Valentino in agro, e a Terlago.
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Bibliografia:
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, mostra la fontana posta al centro della piazza di Cavedine.
Il Brenz, simbolo di Cavedine, è stato costruito nel 1770 quale sbocco del primo acquedotto realizzato con tubazioni in legno. La vasca è un poligono a nove lati attorniata dal un selciato posizionato nel 1841 e con una colonna centrale dalla quale sgorga l'acqua.
Il pubblico lavatoio in pietra posto sulla roggia accanto al mulino Cattoni, in disuso da molti anni, ha la vasca piena di ghiaia e sassi. Accanto ad esso si nota una macina usurata abbandonata ed una piccola catasta di tronchi.
Esso era stato sistemato dal Comune negli anni ’30, con lavori finalizzati al restauro delle “prede” e all’apposizione dell’inginocchiatoio. È stato poi eliminato nei primi anni 2000 dai proprietari del terreno.
La Roggia di Ciago nasce dalle sorgenti di Valachel a quota 670 e 692 mslm in loc. Mondal e subito alimenta il serbatoio dell’acquedotto irriguo.
Nella sua ripida corsa attraverso il paese, lungo la Val dei Molini, un tempo forniva l’energia idraulica necessaria ad una fucina e cinque mulini ed alimentava due lavatoi, uno accanto al mulino Cattoni e uno sull’attraversamento di Via San Rocco. Ora in quel tratto c'è una vasca di decantazione e da Via San Rocco viaggia intubata fin sotto la strada del Pedegaza, passando anche sotto un edificio. Arrivata sotto il paese scende più tranquilla lungo la campagna. Da quanto risulta dal progetto di completa sistemazione dell’alveo del 1908, l’acqua andava allora in gran parte dispersa prima di unirsi alla sorgente di Nanghel, punto in cui assume il nome di Roggia di Nanghel, la cui importanza risulta dalla Carta di Regola di Vezzano del 1574 (Vedi pag 239-240 Il libro delle acque).
Al suo arrivo a Vezzano la roggia viaggia intubata fino alla nuova rotatoria del 2006 dove è stata deviata e riportata in superficie in un percorso più lungo per oltrepassare la rotatoria stessa, raggiungere il lavatoio davanti alle scuole e continuare il suo viaggio intubata sotto via Roma. Arrivata alla piazza principale di Vezzano, un tempo veniva deviata verso sinistra, intubata superava l’Albergo Stella d’Oro, tornava in superficie negli orti adiacenti a Via Borgo, si univa ad un’altra sorgente, tuttora attiva, e passando per la campagna di Terra Mare si immetteva nella Roggia Grande. Approfittando dei lavori alla rete fognaria, la roggia di Nanghel, è stata poi intubata insieme alle acque bianche sotto via Roma fino agli Alberoni. Attraversata la strada provinciale, ritorna allo scoperto in località Fossati unendosi alla sorgente Fontanele, proprio dove un tempo c’era il grande lavatoio usato dalle donne del Dos. La roggia attraversa la zona artigianale fra nuovi alti argini in pietra per poi immettersi nella Roggia Grande in località Acque Sparse, prima che essa riattraversi la strada provinciale nel suo viaggio verso Padergnone.
Informazioni tratte da:
Il qui ritratto Giulio Pedrotti ci racconta che un tempo la fontana non era così infestata dalla vegetazione perchè assieme a suo fratello ogni sabato pulivano l'alveo del piccolo ruscello che scorreva con cucchiai e cazzuole. Anche la boscaglia non era così fitta perchè la legna veniva tagliata per ardere.
Come se fossero in un'ordinata fila ecco due bambini, un giovane cedro, una fontana e un lavatoio.
La piazza un tempo era dei bambini, ora loro se ne stanno in casa e la piazza è diventata parcheggio; il cedro ingombrante e pericoloso è stato abbattuto, la pubblica fontana ormai inutile è stata divelta, il lavatoio recuperato e valorizzato fa ancora bella mostra di sé.
In questo angolo della piazza di Vezzano si intravede la fontana accanto all'albergo Stella d'oro con tavolo esterno.
Sull'altro lato della strada si nota il tabacchino, alimentari e bazar gestito da Angelina Nicolussi, dal 1936 vedova di Leone Perini di Ciago. Lui, al ritorno dalla Galizia al termine della grande guerra, aveva assunto l’incarico di custode delle prigioni, allora situate nell’attuale edificio del municipio.
In primo piano Fulvio Garbari, attivo in qualità di veterinario in tutta la valle; la sua divisa, insieme alle informazioni riportate sopra, ci fanno presumere la data dello scatto.
Questa foto ci permette di localizzare con precisione la fontana di piazza Fiera, già presentata in altra foto collegata, poiché in questa si vede l'angolo della scuola.
In questa fontana lavavano il prezzemolo i Faes prima di trasferirsi; la coltivazione e vendita a Trento degli ortaggi era diffusa.
Il ragazzo in foto è Giancarlo Garbari e ciò ci permette di datare approssimativamente la foto.
Numerosi bambini giocano fuori dalla scuola che verrà poi chiusa nel 1969.
Il parroco ha il lungo abito talare nero.
Davanti alla scuola c'era uno dei tre pozzi del paese e appoggiata alla canonica si vede una piccola fontana realizzata grazie all'arrivo dell'acqua di Canal con la costruzione dell'acquedotto nel 1954, per cui lo scatto è sicuramente successivo a tale data.
Sulla sinistra campeggia la scritta dell'albergo Stella d'oro con giardino, ristorante, caffè e birra, deposito di vino santo, inscrizione messaggeria ... Trento-Tione.
Era qui che si fermava e faceva il cambio di cavalli il servizio di trasporto pubblico della posta e delle persone su prenotazione.
Nell'angolo l'artistica fontana resa poi monumentale nel 1917, con accanto un uomo con "bazilón e crazidèi" per il trasporto dell'acqua.
Sulla destra l'albergo Croce d'oro e due negozi: D. Piccoli e ...
Gli alberghi hanno elaborate insegne in ferro battuto.
Si nota sulla destra anche una lanterna, che verrà sostituita dalla luce elettrica nel 1911.
L'artistica fontana in pietra di piazza Fiera assomigliava a quella nella piazza centrale di Vezzano ed è stata poi spostata accanto alla canonica di Santa Massenza.
Vediamo due donne che prendono l'acqua alla fontana con due secchi a testa. Una di loro ha appoggiato alla fontana stessa il suo arcuccio (bazilón), utile strumento per trasportare a spalla i secchi quando la fontana non era vicina a casa.
La piazza era alberata ed intorno alla fontana c'era un riquadro di selciato.
La data ultima ipotizzata si basa sul fatto che dopo i lavori all'acquedotto del 1954 solo le case periferiche non erano ancora raggiunte dall'acqua in casa.
Il video riporta esperienze di vita legate all'uso dell'acqua prima dell'arrivo dei rubinetti in casa. Le immagini sovrapposte aiutano a comprendere il racconto della bisnonna Dolores che si esprime in dialetto.
I termini meno usuali sono spiegati nel glossario e linkati a fondo pagina: bugàda, celéti, crazidèi, seciàr, brènta, pizeghìn.
La localizzazione in mappa si riferisce alle fontane e lavatoi citati, ormai scomparsi.