Svincolamento della gleba - 1851

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Titolo
Svincolamento della gleba - 1851
Descrizione
Pagine scansionate in due parti con scanner A4, poi riunite con un programma di grafica ed infine prodotto il file pdf.
Data della scansione
4 febbraio 2021
Titolo
Svincolamento della gleba - 1851
Descrizione
Interessante documento che pone in evidenza gli interessi contrastanti tra il proprietario del terreno ed il possessore, cioè colui che lo gestiva come fosse suo anche per diverse generazioni, pagando al proprietario una "prestazione livellaria" annuale che in questo caso ammontava a 49 fiorini e 6 carantani.
Sia proprietà che possesso potevano essere ceduti ad altri e non era detto che il possessore fosse quello che effettivamente lavorava la terra.
La "Commissione per lo svincolamento della gleba" aveva lo scopo di stabilire la cifra con cui chi lavorava la terra (gleba) poteva svincolarsi da proprietari e possessori e diventare così coltivatore diretto, proprietario della terra che lavorava.
In questo caso "l'importo capitale" era stato definito in 169 fiorini e 44 carantani ma non si evince dal documento chi abbia richiesto lo svincolamento e a chi doveva andare tale importo, è chiaro però che il proprietario intende far valere i suoi diritti chiedendo che sia l'importo capitale sia l'annuale prestazione livellaria siano saldate a lui.

Per una prima sommaria lettura si riporta qui sotto la trascrizione del documento ed a seguire, per una analisi storica del contenuto, un approfondimento del pofessor Silvano Maccabelli.

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Trascrizione, purtroppo incompleta, di Rosetta Margoni:

Lod. I. R. Giud. Distrettuale
La Signora Domenica nata Ducati domiciliata in Trento, qual legataria del fu Signor Don Francesco Ravelli, fra il resto, era proprietaria dell’utile dominio di tre realità descritte, e conferminate nella investitura 21 febbraio 1795 portante l’anno prestazione livellaria di f 49 x 6 [fiorini 49 e carantani 6], del Tirolo, il cui possessore utile attuale è il Signor Batta Bassetti di Santa Massenza: livello, che la I. R. Commissione per lo svincolamento della gleba venne testé pagato in liquidazione nell’importo capitale di f 169 x 44 W. ?.

Lett. A. Collo scritto 4 Gennaio 1851 lett. a, la suddetta Ducati cesse a me, ed in parziale pagamento mi trasferì in uno al diretto dominio, anche il capitale liquidato, come sopra, e mi autorizzò a farmi per tale riconoscere da proprietario utile, e lasitore anzidetto.

Ciò stante, insieme al sunnominato Bassetti la cessione relativa all’investitura 11 febbraio 1795 e la diffida a non pagare ad altri favori che a me già l’annua prestazione di f 49 x 6 del Tirolo, né il corrispondente liquidato capitale di f 169 x 44 W. ? e tanto meno gli interessi sopra il medesimo in pena del doppio pagamento, supplicando, che tanto venga loro intimato per norma, e contegno.

Domenico Pedroni

?? a Gbata Bassetti dando relazione all’istanza presa come norma e contegno
Dall’I?
Vezzano 31 Gennaio 1851
[firma]
Li 15 Febbraio 1851
a G Batta Bassetti
Massi

f I D 108/1851
Al Lod. I. R. Giud. Distr. di Vezzano
Supplica
di Domenica Pedroni nata in Ducato
contro
il Sig. Gio. Batta Bassetti di Sta Massenza
perché anorma, e contegno venga a lui intimata la cessione operata da Domenica Ducati di Trento con documento 4 Gennaio 1851, relativa al livello, e suo capitale liquidato ?
? e duplicato
5e59 25 Gennaio 1851

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La Commissione glebaria distrettuale e i fiti o livelli
- Approfondimento di Silvano Maccabelli -

Dopo la definitiva secolarizzazione del Principato vescovile a favore degli Asburgo d’Austria, venne nominata in Vezzano, verso la metà dell’Ottocento, la Commissione glebaria distrettuale ossia la Commissione per lo svincolamento della gleba [terra]. Scopo della commissione era quello di svecchiare le procedure economiche, che soffrivano ancora abbondantemente del fardello medievale. Nel Tirolo tedesco già erano state intaccate fin dal secolo XIII dalla cosiddetta riforma delle svaighe, messa in atto dall’intraprendente Mainardo II di Gorizia, allora conte di castel Tirolo, che aveva cominciato a trasformare i servi della gleba in coltivatori diretti, e in sèguito anche nel resto degli Alpenländer i vincoli di servitù vennero in gran parte riscattati in denaro. Tuttavia nei territori ex vescovili le cose erano sempre procedute a rilento e a gran fatica, tanto che nella prima metà dell’Ottocento sopravvivevano ancora le consuetudini antieconomiche legate all’esistenza dei contratti di livello o fiti, come venivano comunemente chiamati dalla nostra gente.

Il termine fito non indicava soltanto quello che noi oggi intendiamo con affitto [agrario], vale a dire il dovuto in natura o in denaro per la fruizione contrattuale di un fondo in locazione, ma anche una transazione molto più ampia, che andava da arcaiche forme di prelievo di natura vassallatico-signorile – come quelli presi di mira fin dalla rivolta rustica del 1525 – sino ad arrivare a modalità più recenti, per le quali il fito era riscosso a copertura d’una somma precedentemente prestata, che raramente compare nei contratti: spesso il fito era addirittura perpetuo, rendendo l’atto del prestare, che lo aveva originato, una vera e propria operazione ad usura. Com’è noto, non solo quest’ultima, ma anche il semplice prestito ad interesse era vietato nell’ancien régime da pregiudizi di natura religiosa, e la modalità dei fiti era un ottimo sistema per trasformare l’ipocrisia in devozione. L’ammontare dei fiti poteva configurarsi sia in moneta che in natura, con brente di brascato, staia di siligine, galede di olio di oliva, staia di frumento eccetera. Ma ciò che rendeva veramente antieconomica l’istituzione era, oltre naturalmente alla scarsa appetibilità della transazione, era la congerie burocratica che la contrassegnava: il fito poteva essere riscattato mediante affrancamento o liberazione o assoluzione da parte del debitore con una somma pattuita di denaro; poteva essere alienato e trasferito mediante contratto a un terzo sulla base di un prezzo concordato; poteva essere ceduto in possesso mantenendo la nuda proprietà.

Nel nostro documento possiamo vedere in atto il comportamento della Commissione glebaria alle prese con un’azione giudiziaria tesa allo svincolamento mediante reluizione [disimpegno] e indennizzo di alcune pezze di terra gravate da fiti o livelli. La trentina Domenica, nata Ducati e maritata con Domenico Pedroni – che a causa della disparità di genere dell’epoca le fa da procuratore – nel febbraio del 1795 era stata investita come proprietaria dell’utile dominio di tre realità [tre ‘fiti’ o ‘livelli’] in qualità di legataria [erede o donataria] del fu signor don Francesco Ravelli, con la prestazione livellaria di 49 fiorini e 6 soldi o carantani all’anno. Con l’andare del tempo, la Ducati Pedroni aveva ceduto il possesso del proprio livello a un certo Gio Batta Bassetti di Santa Massenza, mantenendone tuttavia la proprietà. Il 4 gennaio del 1951, però, la signora, in occasione di una a noi ignota transazione col marito Domenico Pedroni, gli cedette la proprietà di detti fiti, trasferendogli in uno al diretto dominio anche il capitale liquidato di 169 fiorini e 44 soldi o carantani, oggetto proprio in quei giorni del sentenziato svincolamento glebario da parte della Commissione e in indennizzo della già [ormai pregressa e abolita] annua prestazione di f. 49 e x 6.

A scanso di probabili equivoci, in data 25 gennaio 1851 il nostro bravo Pedroni informava dell’avvenuta cessione di proprietà d’una ventina di giorni prima tanto il Lodevole Imperial regio Giudizio Distrettuale quanto il possessore interessato Bassetti, diffidandoli dal pagare ad altri favori che a lui tanto la prestazione livellaria pregressa quanto l’indennità liquidata.
Tipo
Atto pubblico
Data di creazione
19 febbraio 1851
Copertura territoriale
Livello di precisione della collocazione geografica
Collocazione generica in riferimento al paese
Collezione