Macina inferiore fissa, proveniente dal vicino molino Pisoni "Tonati", utilizzata nel 1996 come elemento di arredo urbano a ricordo della fiorente attività molitoria diffusa un tempo in paese.
Il dr. Galeazzo Pisoni, nipote del dr. Basilio Pedrini che nel 1900 aveva costruito la centralina elettrica accanto a Villa Elda a Calavino, con lo stesso pallino per l'ingegneria elettrotecnica, nel 1962 fece predisporre un progetto per la realizzazione di una nuova centralina presso l'ex mulino a Venzon a lato della "Pontara" sulla vecchia strada che da Calavino porta a Padergnone.
L'opera di presa, mediante un canale di derivazione, venne ubicata in sponda destra della Roggia nei pressi della casa Pisoni "Biasi" e nell'ultimo tratto l'acqua veniva convogliata in una condotta forzata, che metteva in moto la turbina per una produzione pari a circa 17 Kw. Attraverso una rete aerea, interrata poi negli anni successivi, l'energia prodotta veniva distribuita alle case di proprietà Pisoni ed anche per il funzionamento di cucine elettriche, che alcuni utenti di Calavino si erano fatti installare nelle proprie abitazioni, pur mantenendo come utenza principale per l'illuminazione e gli elettrodomestici quella fornita da Enel.
Qui le strutture citate:
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano queste attività produttive quando erano attive.
Si può osservare la sorgente con cascata del Bus Foran, con le due derivazioni ed i resto dell'acqua che entra nella roggia di valle sull'altro lato della strada. Da osservare anche la ruota idraulica con carica dell'acqua dall'alto, tecnologia indispensabile quando la quantità dell'acqua non è tanta.
Nel 1860 è documentata qui la presenza di due mulini di Floria Domenico "Mosca" dei quali quello a monte era una segheria.
Erano alimentati da una derivazione che partiva a monte della cascata del "Bus Foran", arrivava ad una vasca di carico sopraelevata rispetto ai due edifici, da lì partivano le due canalette a servizio dei due edifici.
L'acqua si immetteva quindi nella derivazione a valle della cascata del "Bus Foran" per poi infilarsi sotto il ponte verso piazzetta ai Zoni e proseguire la sua corsa verso altri mulini.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava il mulino di Graziadei Antonio "Gioanét" quando era attivo.
In primo piano la piazzetta dei Zoni con la sua fontanella ed il lavatoio, poi il mulino con a fianco la derivazione, la roggia e la strada che le attraversa per raggiungere la piazzetta, infine si intravede la bella fontana dei Menètoi ora completamente coperta dal cemento ed utilizzata per fornire di acqua potabile i paesi dell'alta valle da sempre poveri d'acqua.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini Graziadei "Ferèri" quando erano attivi.
Si vede inoltre il passaggio della derivazione sotto una casa ed il lavatoio poco oltre.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini Ricci quando erano attivi.
Interessante vedere come, al tempo, quella che ora è strada provinciale, andava a fermarsi sul bordo roggia. Vi era lì una piazzetta con lavatoio e fontana mentre la strada proseguiva per via Graziadei. Questa stessa fontana si vede in una foto con un'altra angolatura sulla piazzetta:
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini al Mas quando erano attivi.
Da notare come sia la roggia che la derivazione a servizio dei mulini (sulla sinistra idrografica) escono da tunnel sotto casa Chemelli.
Era situato nel rione del Mas, il più antico di Calavino, sulla sinistra orografica del ramale della roggia che alimentava dapprima i mulini Graziadei poi Pisoni.
Nel 1860 risultava qui attivo il mulino di Furlanelli Giovanni:
I mulini Graziadei "Ferèri"
I mulini Graziadei erano situati nel rione del Mas, il più antico di Calavino, sul ramale in sinistra idrografica della roggia che esce dal tunnel sotto l’edificio Chemelli.
Nel 1860 risultavano qui attivi due mulini di Graziadei Bortolo fu B. "("Ferèri") e un mulino di Graziadei Domenico fu B. "("Ferèri"):
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini Pisoni "Fornèri" quando erano attivi, prima di trasformarsi in centralina idroelettrica e cementificio.
Tra loro il lavatoio dell'attuale "piazzetta delle Regole".
La “calchèra“ era un forno per la cottura del calcare per la produzione della calce.
Aveva forma di botte ed era realizzata in pietra resistente al fuoco, solitamente in un terrapieno nel bosco o nelle immediate vicinanze, così da avere a portata di mano il legname necessario e da poter essere caricata dall'alto.
In basso aveva un'apertura dalla quale si alimentava il fuoco giorno e notte per diversi giorni portando il forno ad una temperatura di 900°C.
Lo spazio riservato al fuoco era coperto da una volta in pietre più resistenti al fuoco.
Sopra la volta, veniva caricata con pietre calcaree.
A cottura ultimata si lasciavano lentamente raffreddare le pietre. Tutto il processo durava 3-4 settimane.
Poi si scioglievano le pietre cotte in acqua così da formare la calce spenta che veniva conservata a lungo vicino a casa nel
Costruzione in muratura utilizzata per la cottura di pietre con cui realizzare materiali da costruzione, nello specifico nella "fornàs" si cuocevano le marne per la produzione del cemento mentre la fornace utilizzata per la cottura del calcare per la la produzione della calce era chiamata:
L'identificazione dei mulini è data dal soprannome di famiglia derivato dal fatto che svolgevano anche l’attività di panificatori.
Si trova nel rione Bagnöl su un tratto pianeggiante della Roggia che lo attraversa con qualche salto o cascatella. Qui si concentravano diverse attività artigianali, in particolare mulini.
Questa parte del paese è stata molto modificata fra il 1951 e il 1968 con la costruzione della strada provinciale che ha coperto la roggia; fino ad allora la strada di valle, superato la piazza, entrava in via Graziadei - piazzetta delle Regole - via dei Filatòi - piazzetta ai Zoni e con un ponte attraversava la roggia e poi proseguiva come ora.
Per tornare al tempo dei mulini dobbiamo perciò immaginare questa diversa viabilità ed il tratto nuovo della strada occupato dalla roggia, dalle sue derivazioni e dalla campagna, come lo vediamo rappresentato nella mappa del 1860, quando i "Fornèri" proprietari dei mulini erano Pisoni Giuseppe, a valle dell'attuale piazzetta delle Regole, e Pisoni Domenico, a monte della stessa che aveva anche il panificio:
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini al Cleo quando erano attivi.
La derivazione si separava dalla roggia oltre il ponte di Cleo, scorrendo quindi più elevato, per poi distribuirsi su tre canalette e alimentare le tre ruote, ognuna delle quali aveva il suo scarico per la restituzione in roggia, così come ve n'era uno, governato da una sarcinesca, che permetteva di far rientrare nella roggia l'acqua della derivazione quando non veniva utilizzata.
Una concentrazione di attività artigianali, prevalentemente mulini per la macinazione dei cereali, si sviluppava all’imbocco del rione Mas in corrispondenza del ponte del “Cleo” (da clivo = erta, salita).
A questo punto si dipartiva una nuova articolazione del corso d’acqua:
- il ramo principale che, com’è attualmente, seguiva un profilo rettilineo;
- un’ampia derivazione arcuata, che andava a lambire gli edifici in sponda destra con una movimentazione di canalette e ruote dentate, finalizzate all’alacre lavorio delle macchine artigianali.
Nel 1860 era documentata qui la presenza delle ruote idrauliche di Pisoni Giuseppe ("Tirares"), Casoni Giovanni Sen. ("Feltrini") e Lunelli Antonio ("Lunèi"):
Posto subito sotto il Rione del Mas, sulla sponda in sinistra orografica della Roggia di Calavino, in un tratto del corso d’acqua caratterizzato da un notevole dislivello con una serie di cascate.
Nel 1860 si fa riferimento al mulino di Aldrighetti Sebastiano:
L'opera di presa in pietra che alimentava la "bót de l'òra" e la ruota idraulica della fucina Scalfi partiva a monte di una delle tante cascate della roggia di Calavino.
Sulla vasca di raccolta dell'acqua possiamo vedere la lastra di pietra inclinata usata per lavare.
Racchiusa nell'angusto spazio tra le opere di presa e l'argine della roggia questa "bót de l'òra" conserva intatta la sua parte in pietra. Nella copertura superiore si possono notare i due spazi aperti affiancati in cui erano infissi i tubi necessari per l'entrata dell'acqua e per l'uscita dell'aria. Da questa apertura si può osservare sul fondo il palo in legno dove sbatteva l'acqua per produrre l'aria ossigenata, necessaria alla fucina per mantenere il fuoco vivo così da raggiungere le alte temperature indispensabili alla lavorazione del ferro.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'opificio quando era attivo.
Una derivazione portava l'acqua ad una vasca di carico da cui partivano due canalette, una alimentava la "bót de l'òra", dalla quale usciva poi il tubo dell'aria ossigenata che arrivava alla fucina, l'altra portava alla ruota idraulica.
La vasca di carico era usata anche come lavatoio vista la presenza della lastra di pietra inclinata.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini al Bailo quando erano attivi.
L'alveo della Roggia di Calavino, con le sue impetuose cascate, affiancava il mulino Aldrighetti-Scalfi, con la sua ruota idraulica, e scendeva poi a sfiorare l'edificio sottostante.
Qui una derivazione, con le sue saracinesche, alimentava la "bót de l'òra", la canaletta che portava al mulino del conte Sizzo Giuseppe e quella più lunga che portava alla ruota del mulino Lutterini Antonio "Galinòta". Ogni utilizzo aveva poi il canale di scarico per il ritorno dell'acqua nella roggia.