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Titolo
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Frizzera Giuseppe, il casaro di Terlago
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Descrizione
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Frizzera Giuseppe, racconta la sua esperienza di casaro ed il periodo di passaggio dal mondo contadino a quello operaio.
Interessante notare come nel suo dialetto permangano parole dall'accento antico, ancora diffuse nei paesi più lontani dalla città come Ranzo e Vigo Cavedine, ma andati persi altrove.
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Lingua
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Dialetto trentino
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Tipologia
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Intervista
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Intervistato
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Giuseppe Frizzera
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Data di creazione
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30 gennaio 2025
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Periodo di riferimento
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1945 – 1960
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Durata
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38 minuti, 36 secondi
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Indice
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0:00 – Auto-presentazione Frizzera Giuseppe
08:15- Casaro a 16 anni a Terlago, giugno a Lamar, luglio/agosto in Gazza, settembre a Lamar
0:57 – “La poìna: de pù che se ‘n magna, de men se capìna”
Una sgradita proposta
1:27 – La proposta del nonno di trasferire la famiglia a gestire un maso degli Artigianelli a Susà di Pergine, così da lasciare la casa libera all’ultimogenito (“scoagnif”) che si stava per sposare, liberando così il nonno dal fastidio che gli creavano i 7 figli del primogenito che teneva a bada ai pasti con “na visĉia per darne ‘na sdrelàda se no taseven”perciò bisognava “star su co le rece”;
2:50 - La semina del frumento (seconda metà di settembre);
4:00 - Il ritorno a casa.
L’inizio della carriera di casaro
6:40 - Il 30.11.1945, giorno della sagra di Sant’Andrea, patrono di Terlago, inizia ad imparare il mestiere di casaro, che bramava fin da bambino (curiosa la motivazione).
8:10 – La prima caserada l’ha fatta per la sua famiglia il 18 dicembre; come si diventa proprietario dei prodotti della giornata (“parón dela caserada”).
9:10 - Il 25 dicembre ha dato il cambio al casaro che dopo tanti anni ha potuto assentarsi dal lavoro; 11:13 - Il ruolo del “parón dela caserada”.
Mucche al pascolo da maggio a settembre (Terlago – Lamar - Gazza)
11:55 - Il mese di maggio il pastore portava le bestie del paese a pascolare sopra il lago di Terlago (in “Dompiana”).
12:26 - Il mese di giugno (“més dei laghi”) è rimasto a caserare a Terlago, mentre il vecchio casaro era a Lamar [malga bassa].
12:42 - In giugno a Terlago rimanevano le mucche che avevano partorito da poco.
13:20 - I bambini (matelòti) andavano a pascolare lungo i bordi dei campi (“en le cavezaie”).
13:30 - Ha imparato altri trucchi del mestiere dal casaro di Vigolo Baselga; in autunno lo hanno assunto a Terlago al posto del vecchio casaro, così ha aiutato la famiglia: mangiava dai “padroni dela caserada”, ha acquistato i primi conigli per la gioia dei suoi fratellini e le prime galline (il nonno non le voleva perché “Le galine le magna oro e le chega piomp” e i conigli “i spuza en la stala”), a casa sua hanno iniziato a mangiare spesso conigli e uova così da alternare i soliti “crauti co le rave” . I conigli a 6 mesi sono 2 kg e si possono mangiare. Ha capito ben presto che “Se se g’ha roba se ‘n magna e se nó se ghe n’ha nó te ‘n magni”.
19:25 - A giugno e settembre si andava ai Laghi di Lamar [malga bassa] perché in alta montagna era freddo e pioveva; in luglio e agosto si andava in Gazza.
Alla malga di Terlago sul Gazza [Terlaga alta]
20:02 – Il primo giorno che ha fatto il casaro in Gazza è andato a vedere i confini tra Terlago e Andalo, ha incontrato un vecchietto che gli ha detto un proverbio che non ha più dimenticato: “Beati i casari e i caprai che in fame e in sete nó i möre mai”
21:12 - Dopo un mese di malga, una giornata si faceva la pesa coi padroni delle vacche e in base alla produzione di latte delle loro mucche si ripartivano i prodotti derivati (2-4%). A pranzo preparava solitamente tosella e ricotta; l’aneddoto della “corda de luganeghe”.
23:52 – Gli piaceva in malga, era il più giovane casaro del Trentino, faceva fatica ad alzarsi alle 4 a mungere ma bisognava stare zitti perché era giovane.
24:34 – In malga c’erano un centinaio di vacche con tre pastori e un centinaio di capre con un pastore. I pastori erano giovani inesperti e spesso doveva aiutarli a mungere. C’erano anche 6/7 maiali ai quali si davano i sieri [prodotto di scarto della lavorazione del latte]. Le vacche venivano da Terlago e la malga era gestita da una Direzione.
25:23 - Anche il pastore delle pecore mangiava e dormiva in malga. Pure le pecore venivano da Terlago: un centinaio “del Brustolin”, un’ottantina “del por Gioani Giane”, e poi altre sparse. I proprietari pagavano la loro quota per il pastore ed erano separati dai proprietari di vacche e capre che formavano la società delle bestie.
26:20 – Dopo mangiato aveva qualche ora di pausa e talvolta con nostalgia (“destrani”) scendeva a Terlago a trovare la mamma, che gli preparava le patate lesse di cui era molto goloso e cambiare alimento era una gioia (c’era sempre polenta e latte e mosa). Andava su e giù dalla montagna senza problemi.
27:55 – Per fare il fieno quelli di Terlago usavano i loro prati in Canfedin perché le mucche non pascolavano fino là; questo fino al 1962, poi nel 1963 hanno portato le marmotte che hanno rovinato tutti i prati (“le porta för la giara e no te seghi ‘ntrà i sassi”), comunque lassù si riusciva a tagliare l’erba solo ad anni alterni, mentre in Prada una volta all’anno.
La fine di una carriera
29:48 – Con l’apertura delle fabbriche in città i giovani si sono spostati, hanno venduto le vacche e nel 1949 gli allevatori hanno deciso di portare il latte rimasto al caseificio di Trento, dove lo pagavano con i soldi, anche se molti piccoli allevatori avrebbero preferito continuare a portarlo a Terlago per avere il loro formaggio, così, prima di chiudere definitivamente il caseificio di Terlago, hanno fatto anche un periodo in cui per tre mesi lo portavano a Trento e uno a Terlago.
31:30 - Lui è poi passato al caseificio di Ciago fino al 1951/52, poi hanno portato il latte a Trento anche loro.
32:28 – Ha continuato a fare il casaro in malga fino al 1955 circa, poi ha preso la malga “el Casarot” che portava su le sue vacche, visto che a Terlago ne erano rimaste troppo poche.
Le donne preferivano gli operai
32:52 – Quando i giovani da Terlago hanno iniziato a lavorare a Trento, le donne preferivano sposare gli operai perché coi contadini avevano paura di dover lavorare nei campi. Lui spiega che la sua mamma non ha mia lavorato in campagna e che lui non voleva quello da una donna.
Contadino
34:17 - Ha comperato diversi campi; l’agente del Cesarini suggeriva onestamente i prezzi dei terreni. Coltivava patate (400 q) senza l’uso di concimi perché usava il letame. Guadagnava bene con le patate, c’era molto lavoro (“zapar, ledrar, binar su”)e per la raccolta si faceva aiutare dalle ragazzine. Aveva 4-5 vacche e una coppia di buoi forti (di 12-13 quintali) coi quali lavorava tutta la primavera, assieme allo zio, ad arare anche per gli altri mattina e pomeriggio. Il primo trattore a Terlago è arrivato nel 1960.
Gli operai
36:34 - Gli operai andavano in bicicletta a Trento; la corriera costava e partiva tardi.
43:18 – Al ritorno, la salita in bici da Trento era faticosa, soprattutto dopo aver sgobbato per 8-10 ore di lavoro, ci si attaccava ai camion, era pericoloso.
44:37 – A quei tempi la gente era povera a Terlago come nei paesi intorno (“no l’era tanta grassa”).
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Licenza d'uso
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CC BY 4.0
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Livello di precisione della collocazione geografica
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Collocazione precisa