Ivo Cappelletti, classe 1932, ci racconta la sua esperienza nella costruzione ed avvio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza, offrendoci una testimonianza di come si lavorava negli anni cinquanta.
Ivo Cappelletti, classe 1932, racconta i suoi ricordi di bambino quando nel 1942 il mulino di famiglia è stato trasformato per passare dalla macinazione a pietra a quella a cilindri. Un ricordo chiama l'altro e così riporta aneddoti che ci illustrano la vita nel dopoguerra a Ciago (Vallelaghi-Trento).
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Volendo approfondire, visitare le schede collegate e leggere "Il Consorzio Irriguo e di Miglioramento Fondiario di Ciago" a pag. 287-294 su:
Trascrizione dell'iscrizione:
"PREGATE | L'ETERNA REQUIE | A | STEFANO LUNELLI | CHE | AI 15 GENNAJO 1870 | QUI | COLPITO D'APOPLESSIA | SPIRÓ | OTTIMO CRISTIANO | VISSE NUBILE 58 ANNI | R.I.P."
Interessante l'antico uso della parola "nubile", col significato di "in età da matrimonio", riferito anche agli uomini.
V.
Questa piccola fotografia in formato 8,2 x 5,4 cm mostra un gruppo di militari sulla scalinata dell'edificio che al tempo era municipio e scuola.
Tra queste due parole impresse sopra la porta d'entrata c'è lo stemma del comune con le tre barche una sopra l'altra separate da due fasce.
Il nome "Scuola Primaria" è dovuto alla "riforma Moratti" del 2003.
Nel 1969 aveva assunto il nome di "Centro Scolastico di Terlago", una scuola sperimentale a tempo pieno, come anche quelle di Cavedine e Vezzano, che ha accolto gli alunni delle scuole uniche pluriclasse vicine soppresse quell'anno per volontà della Provincia, in questo caso le scuole di Covelo e Monte Terlago.
Il nome però ancora utilizzato da molti è quello previsto dalla riforma Gentile del 1923: "Scuola elementare", mentre risale al 1869 quello di Scuola popolare".
Altra data importante è quella del 1962, che ha visto la nascita della scuola media, ora scuola secondaria di primo grado, separando così gli alunni delle prime 5 classi da quelli delle ultime tre.
Troviamo le prime tracce di una scuola a Terlago nel 1778 quando gli esecutori testamentari del prete Valentino Gilberti da Terlago, che aveva lasciato tutti i suoi beni alla Chiesa e ai poveri di Terlago, “aumentarono l’assegno di altri fior. 20.-, a condizione che il cappellano facesse anche scuola insegnando gratis da Novembre a Marzo, cioè a leggere e scrivere e far di conti ai fanciulli dei vicini poveri di Terlago, e riguardo a quelli benestanti mediante il solito onorario di troni uno al mese per leggere, troni uno e mezzo per il leggere e scrivere, e troni due per il conteggiare, oltre il solito legno per riscaldare la stufa, che da tutti tanto poveri che bene stanti, doveva essere portato.”
Nella descrizione del distretto di Vezzano del 1834, Carlo Clementi descrisse anche le scuole presenti sul territorio, fra le quali una “scuola elementare” a Covelo e una “buona” scuola a Terlago.
Rispetto all'edificio scolastico la nuova scuola è entrata in funzione nel 2013 in sostituzione della precedente, posta a poca distanza sulla stessa via risalente agli anni '60. Prima di allora la scuola era ospitata nello stesso stabile del municipio dove ora c'è la biblioteca.
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Bibliografia:
La lettera, col titolo "Il buon cuore dei nostri soldati", è riportata nella rubrica "Lettere dal campo" su "Il Trentino" del 7 aprile 1915. Non indica il luogo dove fosse questo campo.
Federico Zuccatti è nato a Ciago (Trento) nel 1884, lì si è sposato nel 1920 ed è morto nel 1962.
Sua sorella Teresa aveva sposato Augusto Bressan di Sarche ed al tempo di questa lettera aveva 8 figli.
Trascrizione:
Zuccatti Federico da Ciago, riservista scrive dal campo ai suoi nipoti la seguente lettera:
Dal campo, 10 marzo.
Miei cari nipoti.
Io sto bene e così spero e desidero di voi tutti, anche della nonna, babbo e mamma. Avevo sempre intenzione di mandarvi un regaletto, che acquistai in dono il giorno del S. Natale, consistente in dolci, cioccolata e un poco di tè e zucchero, ma non ho mai avuto la comodità.
Il giorno 2 febbraio ci siamo fermati in un paese, abbiamo lasciato i nostri carri al piano e i cavalli abbiamo dovuto condurli in una stalla un quarto d'ora in su per la montagna, dov'erano stalle per metterli al caldo e al coperto. Nel ritornare trovai una povera donna bastonata e maltrattata dai russi, in uno stato compassionevole, madre di 6 teneri bambini, che non aveva niente, i russi le avevano rubato tutto e suo marito piangendo ci supplicava di aiutarla. Allora io corsi al mio carro presi il pacchetto, presi fuori il tè e lo zucchero, cioccolata e acquavite di quella che mi spedì la mamma e corsi in aiuto alla povera donna. Al più presto possibile feci il tè, glielo diedi da bere, poi le diedi un po' d'acquavita e cioccolata e contento vidi che appena preso il tutto stava meglio. Questa povera donna era stata nell'America del Sud e parlava bene lo spagnuolo e allora mi ringraziò del tutto e discorremmo un buon quarto d'ora, poscia la lasciai. Il giorno dopo andai di nuovo a trovarla e stava ancora meglio; il terzo giorno potè levarsi con comodità e volle venire a ringraziare il mio comandante e raccontargli tutto. Allora anche lui alla presenza di tutti i miei compagni mi ringraziò di questo atto caritatevole e mi donò subito una bottiglia di acquavita e mi disse: Tu da oggi innanzi sarai il cocchiere della mia carrozza; ed io gli dissi: Lo ringrazio, signor tenente, ma per questo non merito tanto; e lui di nuovo: Questo atto generoso deve essere ricompensato e tu sarai il mio cocchiere.
In questa maniera io andai molto meglio di prima: avevo due cavalli grandi e cattivi e avevo sempre lavoro e adesso invece ne ho due che sono come pecore e lavoro molto poco. E così anche voi, miei cari nipoti, siate buoni che certo sarete ricompensati.
Addio, miei cari nipoti, vostro zio
Zuccatti Federico.
La classe quinta della Scuola Primaria di Sarche ha raccolto le testimonianze di tre signore, nate tra il 1949 ed il 1957 e vissute in paesi diversi della Valle dei Laghi, che hanno accettato il loro invito per un confronto all'interno del progetto:
Il quadro rappresenta il pluricentenario castagno posto subito dietro Malga Pian, riconosciuto fra gli alberi monumentali di interesse nazionale.
Tecnica utilizzata: matita e acrilici su tavola.
Murale, all'interno di Malga Pian, che rappresenta la vecchia cucina, con gli elementi caratteristici di tutte le cucine di una volta, ed il cane da pastore meticcio che la frequentava.
L'opera è stata realizzata a quattro mani su indicazioni e ricordi di Enzo Comai.
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Per approfondire la conoscenza della cucina rustica consulta:
Angelina, classe 1935, ci racconta alcuni suoi ricordi legati al paese di Ranzo dove ha vissuto dalla nascita fino all'età adulta ed al quale è molto legata.
Ci racconta della vita povera che condivideva con molti a Ranzo, del lavoro che occupava tutti sin da bambini, della fatica per procurarsi l'acqua e negli spostamenti su e giù da Castel Toblino quando ancora la strada di collegamento con Vezzano non c'era, della morte del padre proprio nella sua costruzione,
dei legami che avevano con quelli del Banale, degli incendi frequenti, del suo lavoro di sarta, del venditore ambulante di stoffe e dei calzolai presenti in paese, delle tristezze che la vita le ha riservato ma anche dell'amore nella sua famiglia e dell'aiuto vicendevole con cui in paese ci si aiutava.
Antonella e Loris creano spesso insieme i loro murales: lui si dedica ai panorami, lei ai personaggi ed agli animali.
In questa occasione sul Malga Pian hanno illustrato lo stemma della Vicinia Donego con l'elenco dei cognomi appartenenti a questo ente storico, la malga stessa, le immancabili pecore che un tempo utilizzavano questi spazi, uno dei grandi castagni monumentali con un'altalena.
Oltre che sulla malga, in questo Archivio si possono trovare informazioni su:
Questo quadro rappresenta la chiesetta di Sant'Udalrico col pronao annesso alla facciata principale, sotto il quale passava la strada; esso crollò all’inizio degli anni '60, mentre venivano eseguiti i lavori per la realizzazione dell’attuale strada provinciale.
La tecnica è in acrilico, volutamete anticato.
Nato a Vigo Cavedine (Trento) nel 1958, dove tuttora vive ed opera.
Autodidatta, si dedica da molti anni all'attività pittorica, mettendo sulla tela la suggestione dei luoghi e della realtà; la sua ricerca esplora le linee dell'astratto associato alla figurazione.
Dal 2002 ha partecipato a molti concorsi ottenendo numerosi primi e secondi premi.
Umberto Zaccaria, pittore e critico d'arte così scrive di lui: "L'impressione figurale di Bolognani esce da una struttura austera, da composizioni sempre equilibrate, da cui si rivelano brandelli di paesaggio ricchi di genuine doti poittoriche."
Ha messo a disposizione dell'Archivio della Memoria alcune sue opere che riproducono vecchi scorci della Valle dei Laghi.
Carboncino su carta semi-felpata rappresentante la casa Zambaldi, in centro al paese di Vigo Cavedine, così com'era prima dell'incendio che la devastò negli anni '60.
Il disegno è stato realizzato nel 2018 su descrizioni verbali e ricordi di Giorgio Zambaldi e con l'aiuto di una vecchia foto che la ritraeva semidistrutta e bruciata.
Questo edificio è un chiaro esempio di come il collegamento tra i vari livelli della casa rurale fosse un tempo assicurato da scale esterne, in pietra al piano terra e di legno nei piani più alti, mancava infatti il concetto moderno di tromba delle scale e questo era perciò l'unico accesso ai piani superiori.
Per approfondimenti sulla casa rustica vai a pag 19 di
Ad Antonella è sempre piaciuto fare foto di scorci antichi ed è per questo che nel 2007 ha fotografato anche "la córt" più vecchia del vicolo Pegorini, il nucleo storico più vecchio di Vigo Cavedine, dove il tempo sembrava essersi fermato.
L'ha ripresa in mano due anni più tardi quando ha cominciato a partecipare ai mercatini di Natale con i suoi piccoli scorci di paese: è nata coì qust'opera, realizzata con la tecnica del carboncino su carta semi-felpata, che ci permette di ricordare quello scorcio, ora completamente stravolto.
Carboncino su carta semi-felpata con cui Antonella Toccoli riproduce un'immagine della piazzetta di Stravino a fine '800.
Possiamo notare come al tempo le soffitte fossero ampiamente aperte, per dar modo al fieno di essiccare, ed i ballatoio in legno fosse fornito di graticci adatti ad essiccare mais e fagioli così come a stendere il bucato.
Nata a Rovereto nel 1970, vive ed opera a Vigo Cavedine (Trento).
Ha conseguito la maturità artistica a Trento laureandosi poi in Disegno anatomico e chirurgico presso l'Università di Bologna.
Ha preso parte a diverse mostre collettive e personali in Italia e all'estero.
Dal 2008 si è distinta vincendo alcuni primi e secondi premi a concorsi di pittura.
"L'arte della Toccoli è raffinata e avvolgente; l'artista coi suoi tocchi preordinati e la classicità delle forme trasporta la realtà in un mondo di sogno dove concretezza e simbolo si fondono armonicamente..."
Ha messo a disposizione dell'Archivio della Memoria alcune sue opere che riproducono vecchi scorci della Valle dei Laghi.
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Bibliografia:
"Artimmersion 15" Colonia artisti di Lives (Bolzano) del 2023.
Faeda è un ondulato altopiano che raggiunge 880 m slm, si estende fra la Valle dei Laghi (quella antica, di cui fanno parte i Laghi di Lamar) e la Valle dell'Adige, è coperto da una rigogliosa foresta di abeti e bosco misto, la Selva Faeda.
È percorsa da sentieri e strade sterrate utilizzate soprattuto un tempo per lo sfruttamento del bosco; si susseguono dossi e avvallamenti, ognuno col suo toponimo, punti in cui si deposita il legname pronto per la vendita, i "cargadori", ruderi di vecchie casare utilizzate un tempo per il ricovero degli animali e la lavorazione dei latticini.
A questo proposito, nella sua descrizione del Distretto di Vezzano del 1834/35, Carlo Clementi scrive: "frondeggia la bella selva di Faeda, dove si ammira fra gli altri il bellissimo faggio detto per la sua forma singolare il Cappellaro, sotto i cui rami foltissimi ed incurvati fino a terra possono godere asciuto ricovero più centinaja di pecore. "
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Bibliografia: