Agricoltura
- Titolo
- Agricoltura
- Descrizione
- Il lavoro nei campi, i prodotti dei campi, gli attrezzi usati nei campi.
Contenuti
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Accordo privato tra Antonio Pisoni fu Domenico di Sarca e Giovanni Battista fu Pietro Bassetti di LasinoAccordo a seguito di un contenzioso per degli alberi sul confine tra le due proprietà al Dosso dei sassi di Sarche; il pagamento è in corone. Il documento misura 33.5 x 20.5 cm.
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Richiesta campione legacci per covoniRichiesta mandata a mezzo di cartolina dalla Cantina Pisoni a Padova il 21 maggio 1927, per avere un campione di legacci per covoni e conoscerne il prezzo.
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GerlaQuesta gerla fu comprata dal padre di Loretta alla fiera di S. Croce a Trento il 3 maggio del 1955 per i suoi figli, che erano talmente contenti del "regalo" che addirittura pranzarono indossandola.
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Ragazza in biciclettaDietro la ragazza in bicicletta possiamo vedere la scritta [ALBERG]O DUE LAGHI - VINO SANTO. Là dove si serviva il rinomato vino santo era d'uso un tempo farlo ben presente ai viaggiatori con scritte in evidenza.
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Certificato ipotecario 1886Nel documento vengono riportati toponimi relativi a Santa Massenza: Campagna, alla Medega, ai Nosiolli, di cui gli ultimi due caduti in disuso, ed a "Sarca di Calavino": Ponte dei Sacchetti e Parti. Quali coltivazioni viene fatto riferimenti a viti e gelsi. La banca presso cui era stata fatta l'ipoteca in oggetto era la Cassa di Risparmio di Trento. A tal riguardo ricordiamo che solo poi nasceranno le casse rurali su questo territorio, in particolare nel 1896 a Vezzano, nel 1910 a Calavino, nel 1912 a Santa Massenza. --- Per una prima rapida lettura si riporta la trascrizione del documento curata da Rosetta Margoni: N. 1518/VI.3-1886 A xxxx Giovanni fu Pietro Parisi di Santa Massenza Ad evasione della sua istanza pres. ? N. 1518, diretta ad ottenere il certificato ipotecario rispettivamente agli stabili sotto descritti, ed invero al nome di Gottardi 1. Andrea fu Giuseppe di Aldeno dal 1° luglio 1869, al 30 maggio 1884 a riguardo dello stabile al ponte dei Sacchetti =N24= ,e 2. al nome di Parisi Giovanni fu Pietro di Santa Massenza dal 1 luglio 1869, al 3 maggio 1884 in poi a riguardo di tutti gli stabili. Riandati con diligenza questi registri dei diritti reali, si certifica avere rinvenute le seguenti passive inserzioni: I. Li 23 maggio 1884 al N. 225, i fratelli Andrea e Giuseppe Gottardi di Aldeno vennero inseriti dalla Cassa di Risparmio di Trento per l’importo di aust. Fiorini 1000, con ipoteca sopra due arative con viti e gelsi in Sarche l. d. = al ponte di Sacchetti ed anche Parti =. II. Li 31 maggio 1884, al N. 233 venne inscritto il documento 24 stesso mese col quale Andrea e Giuseppe Gottardi vendettero a Giovanni fu Pietro padre, ed Antonio di Gio’.Parisi, figlio di Santa Massenza due arative vitate ? in Sarche l. d. Al Ponte dei Sacchetti per l’importo di aust. f. 1500, dei quali f. 1000 vennero accollati da pagare alla Cassa di Risparmio di Trento avente per tale importo ipoteca sugli stabili stessi, in forza del documento inscritto li 23 maggio 1884 al N. 225, mentre per il residuo prezzo di compra d’austr. f. 500 vennero oltre gli stabili medesimi vincolati di ipoteca da Giovanni Parisi, padre un’arativa = alla Campagna = ed altra Medega; - e da Parisi Antonio figlio la quarta parte di 9 stabili di sua proprietà III. Li 6 luglio 1885 al N. 344 i coniugi Giovanni fu Pietro e Petronilla Parisi di Santa Massenza vennero inscritti da Giuseppe fu Giovanni Cappelletti di Ciago per austr. f. 246:50 con ipoteca sopra gli stabili tutti sotto descritti. IV Li 20 luglio 1885 al N 360 venne inscritto il decreto 15 maggio 1882 N 2638 col quale furono aggiudicati nelle esenzioni in danno di Alfonso Perini e cons. a Giovanni fu Pietro Parisi di S. Massenza gli stabili = alla Campagna = alla Medega = ed ai Nosiolli = sotto descritti coll’assegno di pagamento di austr. f. 239:15 a Teresa Pollini di Rovereto, e – 1442:45 ad Angela Benvenuti di detto luogo; Quindi austr. f. 1681:60 godente ipoteca sugli stabili stessi in forza del documento notarile arch. Gli 11 Novembre 1874 al N. 591. V. Li 22 Agosto 1885 al N. 437 Giovanni fu Pietro Parisi di Santa Massenza venne inscritto dalla propria moglie Petronilla Parisi per austr. f. 1067:65 con ipoteca sugli stabili: alla Campagna =alla Medega = ed ai Nosiolli = fatta descritti stabili 1. Arativa con viti e gelsi pertinenze di S. Massenza ora posseduta dal sunnominato Giovanni Parisi l. d. Alla Campagna con poco prato, a cui 1.3 strada 2. Rosa Bassetti, 4 fratelli Polli fu Francesco. 2. Arativa con viti e gelsi detta pertinenza l. d. Ai Nosiolli, cui 1 Francesco Bassetti, 2 fratelli Polli, 3 strada, e 4 Francesco Bassetti. 3. Arativa con viti e gelsi detta pertinenza l. d. Alla Medega, cui 1.3 strada, 2 Clemente Polli, 4 Damiano Bassetti. 4. Arativa con gelsi e poche viti in Sarca di Calavino l. d. Ponte dei Sacchetti, cui 1 il Rimone, 3 strada, 4 Antonio Chisté da Gian. Chi ne avesse un interesse potrà prendere ispezione di questi registri dei diritti reali per convincersi dell’esattezza del presente certificato. Dall’I. Giudizio Distrettuale Vezzano 20 aprile 1886 [firmato]
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Eredità di Claudio Bassetti - 1899Documento scritto a matita L'analisi della "eredità abbandonata" da Claudio Bassetti, che descrive tutte le proprietà facendo riferimento alle particelle catastali ed ai nomi di località, ci permette di localizzare in mappa questi toponimi: Campagna, Vai, Roggiole, Pontare, Giare all'interno del CC Fraveggio di cui Santa Massenza fa parte ed inoltre Sottovi di Padergnone, Fossà e ai Colmi di Vezzano, Valle di Ranzo. Riguardo l'uso del terreno fa riferimento a zappative, arative con viti e gelsi, prate e boschi. Il valore dei beni è espresso in fiorini. Quando indicate, le superfici sono espresse in pertiche (4,3899 mq circa). --- Trascrizione del documento per una prima rapida lettura a cura di Rosetta Margoni: N° d’affari A44/99/8 A Bassetti Emmanuele fu Claudio S. Massenza L’eredità abbandonata da Bassetti Claudio fu GianBattista di S. Massenza ivi decesso li 21 Marzo a. c. Con testamento ?cupativo apparente del promemoria 16 agosto 1898, venne da quest’I. R. Giudizio distrettuale in base al testamento ed alla rinuncia di Vincenzo Bassetti al legatogli usufrutto ed alla incondizionata adizione contenuta nel protocollo 14 aprile 1899 aggiudicata in parti eguali ai tre figli dell’ereditando Emmanuele, Celeste, e Beniamino Bassetti, coll’obbligo adempiere i legati imposti dal testatore. Con ciò si dichiara chiusa la presente ventilazione ereditaria, abilitando gli eredi a far qui iscrivere questo decreto per ogni effetto di legge riguardo alla metà pro indivisa dei seguenti stabili: 1. metà della casa rustica d’abitazione in S. Massenza l.d. alla Piazza, civ n.23, p. n. 64, con cortile annesso, a cui 1 Bassetti fratelli fu Giuseppe e strada, 2 Polli Giuseppe, 3. Bassetti Rosa ved. Di Giuseppe, 4 Polli Casimiro e Parisi Pietro, valutata la metà f. 125.- 2. Metà orticello attiguo alla detta casa, p. N. 599 cui 1 il cortile della casa, 2 Rosa v. Bassetti, 3 Giuseppe Bassetti, 4 Polli Casimiro, valutato la metà f. 5.- 3. Metà dell’arativa vignata pertinenze di Santa Massenza l.d. alla Campagna, p. N 426, cui 1 Parisi Mansueto, 2 Polli fratelli fu Eugenio, 3 strada, 4 Pio e Sisto flli Bassetti, val. la metà f. 20.- 4. Metà arativa, con viti e gelsi s. pertinenze l. d. Alla Campagna, p. N. 436, cui 1 e 4 Polli eredi fu Eugenio, 2 Danielli Dr Daniele, 3 strada valutato la metà f 25.- 5. Metà arativa vignata in Vai, di pertinenza p. N. 518 cui 1 Polli Clemente e Polli eredi fu Beniamino, 2 Bassetti eredi fu Beniamino, 3 Righi Silvio, 4 strada, val. la metà f. 15.- 6. Metà di altra arativa in Vai stesse pertinenze N. 484, cui 1 Polli Casimiro, 2 Bassetti Caro ed eredi fu Placido, 3 e 4 Polli Leopoldo, val f. 20.- 7. Metà d’altro stabile in Vai s. Pertinenze . p. N. 450, 451, 452, 510/1, 512, 513, 515, cui 1 strada, 2 Parisi Bortolo, Polli Franco, Bassetti fratelli Pio e Sisto, strada cons. Bassetti Giuseppe e Polli Leopoldo, 3 Righi Silvio, 4 Bassetti Vincenzo, v. la ½ f 100.- 8. Metà prato con bosco l.d. alle Roggiole, tenere di S. Massenza p. N. 658, 659, 660, 662, 663, 664, cui 1 Bortolo Parisi e strada, 2 il Comune, 3 Bassetti Angelo e Beniamino flli, 4 il Comune, Margonar Eugenio, e Bassetti Angelo e Beniamino flli, valutato la metà f. 25.- 9. Metà zappativa l.d. alle Pontare s. Pertinenze. p. N 628, cui 1 strada, Bassetti Carlo ed eredi fu Placido, 2 Parisi Antonio, 3 Parisi Bortolo, 4 Polli Casimiro, valutato la metà f. 15.- 10. Metà bosco l.d. alle Giare stesse pertinenze p. N 584, cui 1 Polli Leopoldo, 2 assetti Pio e Sisto flli, 3 il Comune, 4 Polli eredi di Eugenio valutato la metà f. 5.- 11. Metà arativa nelle pertinenze di Padergnone l.d. Sottovi, p. N. 273, 274, 275, 276, cui 1 e 2 Ferrari Fanny, 3 e 4 Mensa P. V., v. la ½ f. 70.- 12. Metà arativo con viti e gelsi nelle pertinenze di Vezzano l.d. al Fossà, p. n. 632, cui 1 strada erariale e comunale, 2 e 3 la roggia, 4 il passo consortale, val. La metà f. 600.- 13. Metà bosco alla Valle di Ranzo, comune di Ranzo, p. N. 1231/3, di circa pert. 300 a cui 1 e 2 il Comune di Ranzo, 3 Bortolo Parisi e 4 Pio e Sisto Bassetti, val. La metà f. 5.- 14. Metà prato l.d. ai Colmi nel tenere comunale di Vezzano e Sopramonte al n. Di part. 2504, di circa pert. 600, cui 1 il Comune di Sopramonte e Vigolo, 2 Isabella vedova de Negri Contessa Sizzo, 3 il Comune di Vezzano e 4 Conte Saracini, val. La ½ f. 10.- I.R.Giudizio distr. Vezzano 2 dicembre 1899 Consigliere Provinciale [firmato]
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Compromesso di compravendita Sottovi 1893Il documento testimonia la coltivazione di gelsi e fichi a Sottovi di Padergnone. La moneta usata erano i fiorini viennesi. --- Padergnone 14 ottobre 1893 Compromesso di Compravendita Fra i sottoscritti Cesare Graziadei venditore di Padergnone e fratelli Claudio Vincenzo fu Gio Batta di Santa Massenza compratori, passarono oggidì al seguente contratto di Compravendita Cesare Graziadei di Padergnone vende e trasferisce in assoluta proprietà libero da qualsiasi ipoteca ai fratelli Claudio e Vincenzo fi Gio Batta di Santa Massenza un suo fondo, greggivo con gelsi e fichi l. d. a Sottovi fra i confini 1° Ferrari V.a Famis di Stenico, 2° la stessa e la Mensa Vescovile, 3° Mensa Vescovile, 4° Mensa e strada comunale, pertinenza di Padergnone. Tale vendita viene fatta dal venditore Graziadei ai fratelli Bassetti per la somma di fiorini 745 diconsi fiorini settecentoquarantacinque v. a che i compratori Bassetti si obbligano di pagare in contanti all’atto dell’assunzione del rispettivo documento, il quale verrà assunto entro 8 giorni descrivibili da oggidì. Cesare Graziadei accusa ricevuta di una caparra di fiorini 50 diconsi cinquanta. Letto e firmato alla presenza dei presenti testimoni Graziadei Cesare venditore Vincenzo e Claudio Bassetti Beatrici Emanuelle testimonio Luigi Graziadei testimonio
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Svincolamento della gleba - 1851Interessante documento che pone in evidenza gli interessi contrastanti tra il proprietario del terreno ed il possessore, cioè colui che lo gestiva come fosse suo anche per diverse generazioni, pagando al proprietario una "prestazione livellaria" annuale che in questo caso ammontava a 49 fiorini e 6 carantani. Sia proprietà che possesso potevano essere ceduti ad altri e non era detto che il possessore fosse quello che effettivamente lavorava la terra. La "Commissione per lo svincolamento della gleba" aveva lo scopo di stabilire la cifra con cui chi lavorava la terra (gleba) poteva svincolarsi da proprietari e possessori e diventare così coltivatore diretto, proprietario della terra che lavorava. In questo caso "l'importo capitale" era stato definito in 169 fiorini e 44 carantani ma non si evince dal documento chi abbia richiesto lo svincolamento e a chi doveva andare tale importo, è chiaro però che il proprietario intende far valere i suoi diritti chiedendo che sia l'importo capitale sia l'annuale prestazione livellaria siano saldate a lui. Per una prima sommaria lettura si riporta qui sotto la trascrizione del documento ed a seguire, per una analisi storica del contenuto, un approfondimento del pofessor Silvano Maccabelli. ---- Trascrizione, purtroppo incompleta, di Rosetta Margoni: Lod. I. R. Giud. Distrettuale La Signora Domenica nata Ducati domiciliata in Trento, qual legataria del fu Signor Don Francesco Ravelli, fra il resto, era proprietaria dell’utile dominio di tre realità descritte, e conferminate nella investitura 21 febbraio 1795 portante l’anno prestazione livellaria di f 49 x 6 [fiorini 49 e carantani 6], del Tirolo, il cui possessore utile attuale è il Signor Batta Bassetti di Santa Massenza: livello, che la I. R. Commissione per lo svincolamento della gleba venne testé pagato in liquidazione nell’importo capitale di f 169 x 44 W. ?. Lett. A. Collo scritto 4 Gennaio 1851 lett. a, la suddetta Ducati cesse a me, ed in parziale pagamento mi trasferì in uno al diretto dominio, anche il capitale liquidato, come sopra, e mi autorizzò a farmi per tale riconoscere da proprietario utile, e lasitore anzidetto. Ciò stante, insieme al sunnominato Bassetti la cessione relativa all’investitura 11 febbraio 1795 e la diffida a non pagare ad altri favori che a me già l’annua prestazione di f 49 x 6 del Tirolo, né il corrispondente liquidato capitale di f 169 x 44 W. ? e tanto meno gli interessi sopra il medesimo in pena del doppio pagamento, supplicando, che tanto venga loro intimato per norma, e contegno. Domenico Pedroni ?? a Gbata Bassetti dando relazione all’istanza presa come norma e contegno Dall’I? Vezzano 31 Gennaio 1851 [firma] Li 15 Febbraio 1851 a G Batta Bassetti Massi f I D 108/1851 Al Lod. I. R. Giud. Distr. di Vezzano Supplica di Domenica Pedroni nata in Ducato contro il Sig. Gio. Batta Bassetti di Sta Massenza perché anorma, e contegno venga a lui intimata la cessione operata da Domenica Ducati di Trento con documento 4 Gennaio 1851, relativa al livello, e suo capitale liquidato ? ? e duplicato 5e59 25 Gennaio 1851 --- La Commissione glebaria distrettuale e i fiti o livelli - Approfondimento di Silvano Maccabelli - Dopo la definitiva secolarizzazione del Principato vescovile a favore degli Asburgo d’Austria, venne nominata in Vezzano, verso la metà dell’Ottocento, la Commissione glebaria distrettuale ossia la Commissione per lo svincolamento della gleba [terra]. Scopo della commissione era quello di svecchiare le procedure economiche, che soffrivano ancora abbondantemente del fardello medievale. Nel Tirolo tedesco già erano state intaccate fin dal secolo XIII dalla cosiddetta riforma delle svaighe, messa in atto dall’intraprendente Mainardo II di Gorizia, allora conte di castel Tirolo, che aveva cominciato a trasformare i servi della gleba in coltivatori diretti, e in sèguito anche nel resto degli Alpenländer i vincoli di servitù vennero in gran parte riscattati in denaro. Tuttavia nei territori ex vescovili le cose erano sempre procedute a rilento e a gran fatica, tanto che nella prima metà dell’Ottocento sopravvivevano ancora le consuetudini antieconomiche legate all’esistenza dei contratti di livello o fiti, come venivano comunemente chiamati dalla nostra gente. Il termine fito non indicava soltanto quello che noi oggi intendiamo con affitto [agrario], vale a dire il dovuto in natura o in denaro per la fruizione contrattuale di un fondo in locazione, ma anche una transazione molto più ampia, che andava da arcaiche forme di prelievo di natura vassallatico-signorile – come quelli presi di mira fin dalla rivolta rustica del 1525 – sino ad arrivare a modalità più recenti, per le quali il fito era riscosso a copertura d’una somma precedentemente prestata, che raramente compare nei contratti: spesso il fito era addirittura perpetuo, rendendo l’atto del prestare, che lo aveva originato, una vera e propria operazione ad usura. Com’è noto, non solo quest’ultima, ma anche il semplice prestito ad interesse era vietato nell’ancien régime da pregiudizi di natura religiosa, e la modalità dei fiti era un ottimo sistema per trasformare l’ipocrisia in devozione. L’ammontare dei fiti poteva configurarsi sia in moneta che in natura, con brente di brascato, staia di siligine, galede di olio di oliva, staia di frumento eccetera. Ma ciò che rendeva veramente antieconomica l’istituzione era, oltre naturalmente alla scarsa appetibilità della transazione, era la congerie burocratica che la contrassegnava: il fito poteva essere riscattato mediante affrancamento o liberazione o assoluzione da parte del debitore con una somma pattuita di denaro; poteva essere alienato e trasferito mediante contratto a un terzo sulla base di un prezzo concordato; poteva essere ceduto in possesso mantenendo la nuda proprietà. Nel nostro documento possiamo vedere in atto il comportamento della Commissione glebaria alle prese con un’azione giudiziaria tesa allo svincolamento mediante reluizione [disimpegno] e indennizzo di alcune pezze di terra gravate da fiti o livelli. La trentina Domenica, nata Ducati e maritata con Domenico Pedroni – che a causa della disparità di genere dell’epoca le fa da procuratore – nel febbraio del 1795 era stata investita come proprietaria dell’utile dominio di tre realità [tre ‘fiti’ o ‘livelli’] in qualità di legataria [erede o donataria] del fu signor don Francesco Ravelli, con la prestazione livellaria di 49 fiorini e 6 soldi o carantani all’anno. Con l’andare del tempo, la Ducati Pedroni aveva ceduto il possesso del proprio livello a un certo Gio Batta Bassetti di Santa Massenza, mantenendone tuttavia la proprietà. Il 4 gennaio del 1951, però, la signora, in occasione di una a noi ignota transazione col marito Domenico Pedroni, gli cedette la proprietà di detti fiti, trasferendogli in uno al diretto dominio anche il capitale liquidato di 169 fiorini e 44 soldi o carantani, oggetto proprio in quei giorni del sentenziato svincolamento glebario da parte della Commissione e in indennizzo della già [ormai pregressa e abolita] annua prestazione di f. 49 e x 6. A scanso di probabili equivoci, in data 25 gennaio 1851 il nostro bravo Pedroni informava dell’avvenuta cessione di proprietà d’una ventina di giorni prima tanto il Lodevole Imperial regio Giudizio Distrettuale quanto il possessore interessato Bassetti, diffidandoli dal pagare ad altri favori che a lui tanto la prestazione livellaria pregressa quanto l’indennità liquidata.
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Almanacco agrario pel 1908Almanacco di Emanuele Caldini con interessanti annotazioni metereologiche, agricole e familiari (si sono scansionate solo le pagine annotate). A p. XI un elenco di tutte le fiere e i mercati del Triveneto e del Tirolo che cadono nei giorni fissi dell'anno; qui in valle si teneva il mercato due volte all'anno a Calavino (primo sabato di ottobre e il lunedì che segue la quarta domenica di quaresima) e a Vezzano (sabato precedente al terza domenica d'aprile e settembre). Si segnalano i riferimenti salienti: - 24 febbraio: "Raccolta strope", ovvero dei legacci ottenuti dai rami di salice, usati per legare le vigne ai pali - 29 febbraio: pagamento di corone 31.70 per legname da pergola - 1 marzo: evidentemente Todeschini possedeva una carrozza che veniva usata come mezzo pubblico - 18-20 marzo: come indicato a p. XV, il 19 marzo a Trento c'era il mercato di prodotti rurali - 23-28 marzo: potatura delle parti - 13-14 aprile: potatura delle viti - 29 aprile: "Spedito a Noemi [la figlia] un botticello di lit.[ri] 30 vino" - 14 maggio: "Irrorazione fichi, peri e pomi con nicotina": il tabacco fungeva da insetticida - 16-18 maggio: acquisto dei bachi da seta - 25 maggio: "Tiziano zolfora": la solforazione (o solforatura o inzolfatura) è un'operazione consistente nel cospargere gli organi verdi delle piante di preparati a base di zolfo per combattere malattie crittogamiche. - 1 giugno: "Spedito cesto a Gisella [l'altra figlia di Emanuele] con 60 uova e piselli" - 3 giugno: "Giacomo [...] rincalza patate e fagiuoli": "rincalzare" significa accumulare terra al piede di una pianta per sostenerne la crescita. - 4 giugno: "Tempo bellissimo. Giacomo zolfora parti e campo poi travaza vino. L'uva del campo principia fioritura" - 17 giugno: "Piantano frasche fagiuoli parti": le frasche venivano usate come sostegno per le piante di fagioli - 4-5, 8-11 aprile, 19, 23 giugno: commovente notare come questa agenda pensata per il commercio agrario diventi anche una sorta di diario personale. - 20 giugno - 8 luglio: probabilmente Emanuele andò a trovare le figlie a Trento, in occasione della nascita dei nipoti - 9 luglio: "Vendo a Stefano Pisoni il frumento per cor[one] 90. Vedi 15/8 saldato." - 25 luglio: "L'uva bianca del campo principia maturenza", poi sono riportate le date delle annate precedenti nelle quali è maturata l'uva - 4 ottobre: "Vendemmia bianca e consegna alle Sarche" - 12 ottobre: "Maria [la moglie] va a Vezzano e vende il teroldico alla ditta Cembran di Lavis a cor[one] 12 l'Et.[tolitro] franco Lavis" - Le ultime pagine sono tutte dedicate alla vendemmia.
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Compravendita terreni 1845Il documento tratta di una compravendita di "un’arrativa con viti, e Gelsi, e crozzivo annesso luogo detto al Campo nuovo in Sopravilla" a Vezzano confinanti con "la strada nuova" e fa riferimento ad un altro fondo in Cignon. Le misure sono indicate in pertiche (quadrato da 12 piedi di lato) e piedi di Vienna (31,61024 cm). I valori sono espressi sia in fiorini e carantani in valuta di Vienna che in fiorini e carantani abusivi plateali. I carantani valevano 1/60 di di fiorino. Il documento è redatto su carta legale da 30 kreuzer (carantani) e riporta in calce il timbro del Imperial Regio Giudizio Distrettuale di Vezzano. ------- Per una prima rapida lettura si riporta la trascrizione: Vezzano li 18 ottobre 1845 In ordine al compromesso dei 28 agosto po. po. ed alla misurazione fatta dal peritto Tommaso Trentini dei 10 settembre po. po. i qui presenti Antonio del fu Giuseppe Benigni di Vezzano, Giombattista del fu Vincenzo Bassetti di Santa Massenza sono passati al seguente dfinitivo contratto di compravendita. Antonio Benigni trasferisce in assoluta proprietà a titolo di vendita a Giambattista del fu Vincenzo Bassetti un’arrativa con viti, e Gelsi, e crozzivo annesso luogo detto al Campo nuovo in Sopravilla di sopra pertinenza di Vezzano, cui confinano a mattina la strada nuova, e Giorgio Benigni, mezzodì lo stesso Giorgio Benigni, e Giuseppe fu Bortolo Benigni, sera la roggia, a settentrione il venditore Antonio Benigni, l’arativo di pertiche 651 piedi 5 di Vienna, ed il Crozzivo pertiche 204 piedi 3.- Questa compravendita viene fatta per lo prezzo convenuto di fiorini 2(?) la pertica viennese dell’arativo, e di fiorini 4 la pertica del crozzivo in valuta abusiva di piazza e quindi in complesso per lo prezzo di fiorini 1317..18 Mille trecento dieci sette e carantani dieciotto abusivi plateali. A conto di questo prezzo il venditore Benigni assegna al compratore Gio’Batt: Bassetti d pagare in solieno (?) di esso venditore la metà del capitale ipotecario di fiorini 800 d’impero dipendente da documento primo febbraio 1791, coi relativi interessi fin qui goduti qual metà di capitale ed interessi inposta in valuta di Vienna moneta di convenzione fiorini 429..40 ½ pari ad abusivi plateali.- - - f. 533–1/4 ritenuto che altra simile metà sta a carico di Giorgio Benigni fratello del venditore.- Egualmente in isconto di detto prezzo il venditore Benigni assegna al compratore Bassetti da pagare al seminario vescovile di Trento fiorini 148..43 ½ in M (??) pari ad abusivi plateali - fi 193..20 per metà di capitale, interessi, e spese dipendente da documento 3 Maggio 1788, ritenuta che altra simile metà stà a carico di Giorgio Benigni fratello del Venditore. In isconto pure del detto mezzo di compravendita il venditore Benigni assegna al compratore Bassetti da pagare entro due settimane fiorini 25 ed entro due anni altri fiorini 300 in tutto ab. plateali fi 325..- ad Antonio figlio di esso venditore per la metà del capitale ipotecario di quello dovuto in forza del documento dei 6 (?) archiviato li 15 Novembre 1837 sotto N° 542. Anzi trovandosi qui presente esso assegnatario Antonio Benigni figlio, dichiara d’accettare il premesso assegnamento, e dichiara pure in riguardo all’altra metà di capitale donatogli in forza del sopracitato documento fi 1051..20 1/4 di rimozione all’ipoteca a lui compettente sul fondo a sopravilla e di attenersi a quella dell’altro fondo a Cignon ferma però fino al pagamento degli assegnati fi 325 abusivi ? anche l’ipoteca sul fondo a sopravilla. Il compratore Bassetti in isconto del pari del prezzo suddetto ha sborsati al venditore Anto= Benigni abusivi - - - fi. 150..- Finalmente a solito del convenuto prezzo il compratore pagherà il venditore entro un anno fi 115..57 ¾ Il venditore Benigni dichiara di garantire fi. 1317..18 il venduto stabile per libero di ipoteche a riserva di quelle riferibili alla fatta accolazioni(?) - Sulle somme assegnate, e insolute dovrà dal compratore corrispondersi fino al pagamento l’interesse del 5/6& Fino al pagamento dell’intiero prezzo resta riservata a favore dei creditori, e del venditore l’ipoteca speciale porvileggiata (?) sul venduto stabile suddetto. Le parti si autorizzano vicendevolmente all’archiviazione del presente nel libro degli istromenti (?) presso il Giudizio.- Ora letto si firmano Antonio Benigni segno di croce di Gio. Bassetti x Antonio Benigni figlio Nazzaro Ronchetti testimonio Francesco Patuzzi in nome di Gio’ Batt’ Bassetti, che fece la croce, e fu testimonio N. 5919 Inscritto oggi a ore 11 ant= al N° 515 in questi pubblici registri dei diritti coli (?) dall’i. a. Giud. ? Vezzano li 19 8bre 1845 de Vigillio La presente è conforme al suo originale e stesa in carta (?) da fi. 4.- dall’i r giudizio di Vezzano li 24 8bre 1845 [firmato] [Trascrizione da ricontrollare di Rosetta Margoni, 11.2.2021]
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Locazione perpetua a Vezzano - 1795Documento redatto su carta legale da 6 kreuzer. Si tratta di una locazione perpetua di alcuni terreni di Vezzano da rinnovare ogni 20 anni col "tocco della mano" e la presentazione di "una libbra di pepe intero secondo l'uso e la consuetudine". Si citano coltivazioni e località: arativo, vigne, gelsi, fichi, orto, bosco in loc. "al Croz", "alla Pontara", "al Gaidos in Narano" Trascrizione: Nel nome di Dio Correndo l’anno del Signore millesettecento novantacinque [l"? 13] in giorno di mercoledì undici del mese di Febbraio, nella città di Trento Contrada di Santo Pietro ed in una stufa del secondo piano della casa otto, abitazione di me Notaio alla presenza del Sig Dr Gian Albano Zambaiti Padre di me Notaio e di Valentino fu Valentino Bortolotti di qui, Humani cogniti, e specialmente a questo atto chiamati e pregati. Nel qual luogo personalmente trovandosi il Nobile Sig Giovanni fu Andrea de Revelli Nobile del Sacro Romano Impero e Patrizio di Trento, facendo a nome proprio e dei suoi eredi per titolo di locazione perpetua da rinnovarsi nello stesso modo in capo d'ogni decimo nono anno sotto pena della caducità colla presentazione d'una libbra di pepe intero secondo l'uso e la consuetudine di simili locazioni perpetuali e condizioni solite stipularsi nelle medesime col tocco della mano e per una libbra di pepe effettivamente e legittimamente investito il Domino Bartolomeo figlio del Sig Tommaso Garbari di Vezzano già separato dal Padre e da sé solo qual capo di famiglia regolandosi anzi col consenso paterno come da biglietto qui presentato da registrarsi che qui parte per sé e suoi eredi ha fatto istanza di avere questa locazione perpetua, l'ha accettata nominatamente. Primo: D’un’arativa vignata ed in parte ortiva con moreri e figari entravi della quantità d'uno staro quarte due passi venti posta nelle pertinenze di Vezzano luogo detto al Croz alla quale confina a mattina la strada comune, gli eredi di Giovanni Chemelli e Nicolò Leonardi, ½dì la strada e l’infrascritto luogo alla Pontara, sera e 7ne Agostino Benigni ed in parte il Comune. Secondo: Altra arativa e svignata con poco d'orto e bosco della quantità rispetto all'arativo vignato ed ortivo di stara due passi due e rispetto al bosco di stara una quarte tre posta nelle pertinenze antescritte luogo detto alla Pontara alla quale confina a mattina la strada comune, ½dì e sera il Comune di Fraveggio e 7ne l’antescritto Agostino Benigni ed in parte il detto luogo al Croz. Terzo: Altra pezza di terra arativa della quantità di stara tre passi due posta nelle predette pertinenze in luogo detto al Gaidos in Narano alla quale confina a mattina Cristoforo Garbari , ½dì eredi Carpelli, sera il Condattore col livello di Santo Valentino , 7ne il Sig Antonio Benigni e come meglio delle vecchie investiture alle quali caso per averle tenerle possederle e poterne disporre perpetuamente a suo piacere e dei suoi eredi rispetto però solamente all'utile e salve sempre le ragioni ed il diretto dominio a favore della nobile parte locatrice; promettendo esso Nobile Sig. Giovanni Ravelli Locatore ed esso Conduttore presente stipite ed accetta per sé e suoi eredi la evasione e legittima difesa delle cose locate rispetto però solamente al diretto dominio secondo la disposizione della legge ratificando tutte e singole le cose nel presente istrumento contenute e obbligandosi a non contravvenire ne per sé ne per altri per qualunque ragione, o causa de jure o de facto sottopena di rifare danni e spese in giudizio e fuori sotto l'obbligazione di tutti i suoi beni presenti e futuri. E ciò ha fatto,perché all'incontro esso Bartolomeo Garbari Conduttore per sé e suoi eredi obbligando a tal fine tutti i propri beni presenti e venturi colla clausola del contratto informale ha promesso al predetto Nobile Sig Locatore per sé e suoi eredi stipulante ed accettante di ben coltivare migliorare e non deteriorare le cose locate ed ogni anno nella Festa di San Michele o dentro la sua ottava al medesimo Sig Locatore, suoi eredi e loro legittimi amministratori, agenti od esattori che di tempo saranno numerare e pagare in pronti effettivi contanti a titolo di livello e di censo perpetuo la somma di troni quarantanove e mezzo dico troni 49 e carantani 6 di buona moneta. E tutto questo coi patti e condizioni solite stipolarsi nelle locazioni perpetue del Mercato Vecchio di Trento le quali principalmente sono le seguenti: I Che se dal Conduttore o suoi eredi non venisse pagato nel primo anno il livello sia esso tenuto portarlo duplicato e non pagandolo nel secondo anno si reduplichi lo stesso livello il quale si debba triduplicare se per un intero triennio non fosse stato pagato. II Che inoltre ed in tal caso della cessazione del pagamento di tre anni continui il Conduttore o li suoi eredi decada e decadano ipso facto da ogni ragione dell'utile dominio e dei miglioramenti delle cose locate le quali debbono ipso jure devolversi insieme con i miglioramenti medesimi a favore della Nobile Parte Locatrice di maniera che si consolidi l'utile col diretto dominio. III E che nulladimeno sia tenuto il Conduttore o i suoi eredi al pagamento di tutti i livelli non pagati coi doppi ridoppi e tridoppi sopra gli altri loro beni mobili ed immobili quali perciò quivi a questo fine rimangano e s'intendono espressamente obbligati. IV E che sotto pena della caducità e devoluzione non sia lecito al conduttore o ai suoi eredi di vendere o in qualsiasi modo alienare l'utile dominio ed i miglioramenti senza la licenza in iscritto della Nobile Parte Locatrice quale volendo comprare tale utile dominio e miglioramenti debba averlo per venti soldi di quanto potesse il Conduttore conseguire da altri; ed in caso che il Padrone del diritto non volesse entrare nell'acquisto o lasciasse passare quindici giorni popola esibizione legittimamente fattagli a deliberare allora sarà lecito al Conduttore o alienazione della cosa locata a chi vorranno con questo però che non la facciano a persone citate dalla legge o inabili a pagare il livello e che per ogni nuova investitura si debba presentare al Padrone del Diritto una libbra di pepe. Per la osservanza dei quali patti e condizioni si obbligano due Conduttori a nome proprio e dei suoi eredi tutti gli suoi beni presenti futuri. Segue l’enonziato Relato Vezzano 28 Gennaio 1795 Io sottoscritto acconsento, admetto, faccio dispotico mio figlio Bortolo di poter rinnovare la Investitura del livello col Nob. Sig. Revelli di Trento delli suoi luoghi giacenti qui in Vezzano e in confermazione di quanto sopra mi sottoscrivo e qui ai piedi appongo il mio domestico sigillo ed in fede Tommaso Garbari. Ego Francisco Albano Zambaiti de Vezzano Notaj Colleg. Civili e Cancelliere Magistrali Tridenti permisi omnibus e singuli originali meo prottocolo esti alieno fideli tamen mane desumpti partesi ed concordati ecc ecc
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Lavorazione artigianale delle barbatelleQueste foto dimostrano come anche in tempi recenti a Padergnone si lavoravano a mano le barbatelle, ossia le talee della vite ( "calmi" nel dialetto locale). Se il lavoro in campagna era solitamente prerogativa degli uomini, le fasi da svolgere "in casa" erano di competenza delle donne. In inverno gli uomini si occupavano della potatura delle viti; i tralci ("sarmentèi") venivano tagliati in pezzi di circa 40 cm, privati delle gemme e conservati in locali umidi. In febbraio-marzo erano le donne ad innestare ("calmar") per mezzo di appositi coltelli i tralci nel portainnesto. Gli innesti venivano poi sistemati in casse, coperti da segature, e posizionati in stanzoni riscaldati con fornelli a segatura, dove stavano per circa 40 giorni, nei quali spuntavano radici e foglioline. Nella prima foto, del maggio 1988, vediamo Agnese Pedrini impegnata nel ("descasar") ripulire dalle segature gli innesti, dietro vediamo le casse impilate. Nella seconda foto, fatta nello stesso momento, vediamo la sorella Anna che pianta gli innesti, anche se questo era un lavoro solitamente maschile. Mentre in origine questi impianti venivano fatti sul limitare dei boschi di Padergnone, in quegli anni, in cui la produzione era già cresciuta, lo si faceva nelle campagne di Riva del Garda, dove c'erano ampi spazi; ora si va nel Veronese. Le piantine dovevano poi essere curate fino all'autunno, quando gli uomini le estirpavano facendo attenzione a non danneggiare le radici e le portavano a casa. Toccava poi alle donne selezionarle e legarle in mazzi da 25 pronti per la vendita, che avveniva soprattutto in autunno-primavera. Quelle invendute, come vediamo nella terza foto dell'aprile 1993, venivano di nuovo selezionate, gli si tagliavano le radici e si ripiantavano insieme ai nuovi innesti: erano i cosiddetti "rimessi". Ora il lavoro viene svolto con l'ausilio di macchine, in serre; è tutto programmato in base alle richieste, più o meno sanno già le quantità e le qualità da preparare un anno per l'altro.
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A lavorare le barbatelle nel brescianoAnna Pedrini ha imparato presto a lavorare le barbatelle a Padergnone ed ha potuto mettere a frutto questa sua competenza guadagnandosi un po' di soldi con il lavoro stagionale a Monticelli Brusati in provincia di Brescia, dove la vediamo impegnata nel lavoro di innesto con le sue colleghe.
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Intervista a Giorgio Tozzi, proprietario della storica macelleria di VezzanoGiorgio Tozzi, classe 1942, ci parla delle origini della sua macelleria, spaziando fra ricordi e racconti, che vanno dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale, alle attività che una volta si svolgevano lungo la Roggia di Vezzano.
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BroccoliMirella, Olga e Rosetta, davanti al cancello dell'asilo di Vezzano, mostrano i rinomati "broccoli di Santa Massenza" da loro coltivati.
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Tempo di vendemmiaA settembre, Angelina, Giannina, Olga, Santa, Rita, Valeria, Angelo e Bepi in pausa durante la vendemmia. Il carro era il mezzo di trasporto del tempo e le ceste, di diversa forma e dimensione, prodotte artigianalmente, erano i contenitori usati per qualsiasi prodotto. In primo piano si notano i broccoli.
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Vezzano - panorama con vecchio bivio nordCome si può notare da questa foto panoramica al tempo Vezzano era completamente circondato da vigneti. La strada Trento-Riva passava per il centro abitato ed al bivio nord per Ciago era presente una grande croce lapidea lì posata nel 1851. Sono presenti ambedue le case INA, una sulla strada di Fraveggio e una su quella di Ciago. Le case INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni ) sono state costruite in tutto il territorio nazionale tra il 1949 e il 1963 con un intervento dello Stato italiano per favorire il rilancio dell'attività edilizia, l'assorbimento di un considerevole numero di disoccupati e la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito. Possiamo notare anche la presenza del campo da calcetto parrocchiale dietro la chiesa e la presenza di alcune case nuove nelle aree periferiche del paese.
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Vezzano e la nuova strada verso MargoneIn questa foto panoramica Vezzano è circondato dai vigneti e non vi sono edifici ad est di via Roma, dopo il municipio. Il chiarore della strada verso Fraveggio e dei ghiaioni sulla strada di Ranzo fanno pensare ad una strada in fase di costruzione o ultimata da poco, di qui la datazione della fotografia. La costruzione della strada verso le gallerie ai Gaggi ed ai 5 roveri e poi fino a maso Rualt nei pressi di Margone è iniziata verso il 1947 ad opera della dalla Società Idroelettrica Sarca Molveno (S.I.S.M.) in funzione della realizzazione della Centrale idroelettrica di Santa Massenza, nei primi anni '50 il Comune ha poi realizzato il collegamento con Ranzo.
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Corrispondenza tra Emanuele e Oreste Caldini 10.04.1915Trascrizione: «leri ho mandata altra cor[r]ispondenza e og[g]i ab[b]iamo ricevuto la tua in data 3 corr.[ente] e sentiamo con piacere che stai ab[b]astanza bene ma che trovi ancora neve da pestare. Noi ab[b]iamo seminato frumento, patate e gialo [granoturco] e se la guerra avesse a durare anche a lungo speriamo di non [ar]renderci per fame. Tutto è straordinariamente caro ma siamo ab[b]astanza prov[v]isti. Le campagne fioriscono bene e promet[t]ono. Basta che il resto vada bene nei Carpazi che io lo spero. Ti bacia l’aff.[ezionato] p.[adre]» Non sapendo con esattezza l'indirizzo dei soldati al fronte, si usava un codice, come si vede in questa cartolina.
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La demolizione del "baracon"Demolizione del "baracon" dei Cattoni (Bepeti), che ormai da tempo avevano lasciato il paese. Il Comune aveva acquistato questo fienile allo scopo di demolirlo per realizzare una nuova piazza accanto alla vecchia. Dietro si intravede un poggiolo con sotto una delle tante concimaie sparse nel paese. Le concimaie erano vasche per il deposito del letame che veniva poi utilizzato per concimare i campi.
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Lago di Massenza (Trentino)Visuale delle rive intonse del lago a fianco della strada che porta ai "Due Laghi" come si presentava fino al 1947, quando sono iniziati i lavori alla centrale idroelettrica di Santa Massenza. I tavolini in primo piano ci fanno pensare che al momento dello scatto il palazzo vescovile sia stato albergo (dal 1905). L'olivo è nel suo ambiente naturale.
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Incudine e martelloQuando il contadino andava a tagliare i cereali o l'erba per fare il fieno ("far fen") con la falce ("fer da segar") portava con se due diversi attrezzi per tenerla affilata: il corno con la cote, che usava frequentemente, e l'incudine con il martello, che usava ogni alcune ore di lavoro. In questo caso si sedeva, piantava per terra il supporto di ferro (incudine), vi appoggiava sopra la lama della falce e pazientemente la batteva con il martello spostandola lentamente in modo che tornasse ad essere ben affilata. Questa operazione era chiamata "bàter el fèr" o "farghe el fil al fèr"
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CestaCesta con manico realizzata con rami di nocciolo intrecciati e rinforzata sul bordo con fil di ferro.
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SolforatriceContenitore in legno in cui veniva inserito lo zolfo ("solfro") in polvere per poi distribuirlo come antiparassitario sulle coltivazioni e su pollai e conigliere. Aveva due bretelle, una fissa e l'altra mobile: si metteva sulla schiena con la bretella fissa e poi si agganciava quella mobile. Muovendo con una mano la leva la polvere veniva soffiata attraverso un tubo nel diffusore metallico che veniva orientato con l'altra mano. Come risulta dall'etichetta metallica è stato prodotto dalla ditta G. Bressan di Trento.