Contenuti
Modello
Audio
-
Grazie Maria Faiòta
Prima che il ricordo di Maria Cappelletti detta "Faiòta" di Covelo vada perso, raccogliamo la testimonianza di chiunque la ricordi, pubblichiamo in questo audio le prime quattro voci nella speranza che siano di stimolo per altri che l'hanno conosciuta a condividere i loro ricordi. Tutte le testimoni ribadiscono la grande disponibilità della Maria Faiòta verso chiunque avesse bisogno, riportando ricordi personali e tramandati in famiglia. -
Graziano Eccher racconta alcuni ricordi in chiesa quando era bambino
Graziano Eccher parla dei suoi ricordi durante le celebrazioni religiose in chiesa a Vigo Cavedine, durante gli anni '50 del 1900. Questo contenuto deriva da una video intervista realizzata nel 2019. -
Ricordi di scuola di Graziano Eccher
Graziano Eccher racconta i suoi ricordi di scuola elementare a Vigo Cavedine, durante gli anni '50 del 1900. Questo contenuto deriva da una video intervista realizzata nel 2019. -
Il coro dei molini
Il “Coro dei Molini” è un canto che ripropone con cadenza ritmico-musicale la potenza dell’acqua della Roggia Grande che si fa sempre più forte. Utilizza per questo le frasi tramandate dalla tradizione associate ai tre antichi mulini del paese: “Dio ‘l te aiuta” al “Mòlin dei Pradi”, “Se ‘l podrà ‘l te aiuterà” al “Mòlin del Pero”, “El pòl se ‘l vòl” al “Mòlin de la Giòana”. In italiano le tra frasi stanno a dire: Dio ti aiuta. Se potrà ti aiuterà. Può se vuole! -
La fabbrica delle noci nei ricordi di Amelia Pisoni
L'intervista alla signora Amelia è stata fatta su invito di Carlo, uno dei bambini coinvolti nel "Progetto calendario" che Ecomuseo sta svolgendo con la collaborazione delle scuole del territorio. Amelia, classe 1940, ha lavorato alla fabbrica delle noci Bressan di Fraveggio, dal 1955 fino alla chiusura della stessa nel 1965. Era un lavoro stagionale che occupava fino ad una cinquantina di donne da inizio novembre a fine marzo. Ci ha raccontato la sua esperienza in lingua italiana ma poi, tornando sull'argomento, siamo passate al dialetto cosicché nell'ultima parte si può sentire la parlata di Vezzano. -
Ricordi di Amelia Pisoni seguendo il calendario
L'intervista alla signora Amelia è stata fatta su invito di Carlo, uno dei bambini coinvolti nel "Progetto calendario" che Ecomuseo sta svolgendo con la collaborazione delle scuole del territorio. Come si vede dall'indice, molte sono le ricorrenze raccontate con trasporto da Amelia, classe 1940. A parte riportiamo anche il suo racconto sul lavoro stagionale che faceva alla "fabbrica delle noci": -
I mulini di Ciago nei ricordi di Antonia Zuccatti
Antonia Zuccatti, classe 1931, ci racconta il suoi ricordi legati ai mulini di Ciago, in particolare al mulino Zuccatti. Ci riferisce anche di un mulino in una baracca di legno di cui le parlava Natalia Zuccatti classe 1892. Accenna pure alla presenza di Vittorio Bertoldi, sfollato presso il mulino Cattoni in disuso, che durante il periodo della seconda guerra mondiale ha dipinto le chiese di Ciago e Terlago. -
Il periodo della costruzione della Centrale di Santa Massenza
Antonia Zuccatti, classe 1931, ci racconta la sua esperienza di ragazza nel periodo della costruzione della strada e delle gallerie a servizio della Centrale di Santa Massenza, della Messa a Santa Barbara celebrata nella galleria "ai 5 roveri" nei pressi dei vasconi, del lavoro di suo padre e dei molti lavoratori che venivano da fuori, in particolare da Bassano ed Ala, della costruzione della baracca per i lavoratori a Lon, paese affollatissimo di lavoratori, dell'osteria di Ciago, che come le altre piccole osterie di paese nel fine settimana era piena di uomini, sia lavoratori della centrale che provenienti dai paesi vicini. -
Bachicoltura, agricoltura e allevamento
Antonia Zuccatti, classe 1931, ci racconta la sua esperienza di bambina e giovane donna nell'allevamento dei bachi da seta ("cavaléri") fino alla vendita dei bozzoli ("galéte"), utilizzando anche termini dialettali specifici, citando le località (Ronc, Sorac, Gèra) dove andava a raccogliere le foglie di gelso ("morar") per alimentarli, descrivendo la fatica ed i sacrifici che dovevano affrontare. Descrive poi le altre fonti di sostentamento e di reddito provenienti dalle coltivazioni di viti, patate, frumento, granoturco, dall'allevamento di mucche, vitelli, capre, galline e conigli, accennando all'attività lavorativa del marito Angelo in malga. In fondo alla scheda si può accedere ai termini dialettali che Antonia ha utilizzato e che sono inserti nel glossario di questo archivio. -
Albino Zuccatti, tessitore
Tra ricordi personali e racconti del padre, Antonia Zuccatti, classe 1931, ci riporta al tempo in cui a Ciago lavorava un "tessadro" (tessitore). -
Pé un, pé dó, pé tré
I bambini fanno sentire per due volte la filastrocca in dialetto, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi. FILASTROCCA Pé un, pé dó, pé tré pé quatro, pé zinque, pé séi, pé sète, pé òto scarpón moléta tira endrio quala? Questa. --- TIPO DI GIOCO Oltre che come conta per stabilire chi inizia un gioco, può essere usato per un gioco di gruppo tranquillo da fermi. PREPARAZIONE Mettersi in cerchio con un piede avanti o su un muretto con i piedi penzoloni. SCOPO DEL GIOCO Rimanere per ultimo col piede in gioco. REGOLE DEL GIOCO: Un bambino recita la filastrocca toccando o indicando a ritmo i piedi dei compagni. Al “questa” viene eliminato dal gioco quel piede. Riparte dal piede successivo e ripete la filastrocca finché rimane un solo piede. VARIANTI: Una variante della filastrocca è consultabile a pag. 48 della pubblicazione -
La danza del serpente
I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi. Questo gioco tradizionale è ancora praticato nelle scuole dell'infanzia della valle. ---- TIPO DI GIOCO Gioco tradizionale di movimento in cerchio. Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori dai 3 anni in poi. PREPARAZIONE I bambini si mettono in cerchio staccati l’uno dall’altro. Un bambino sta in centro. SCOPO DEL GIOCO Formare tutti insieme un “serpente”. REGOLE DEL GIOCO: Il bambino o la bambina che è in centro passa a zig-zag tra i compagni saltellando e canta: "Questa è la danza del serpente, che vien giù dal monte per ritrovare la sua coda che egli perse un dì!". Si ferma davanti ad un/a compagna/o e dice: "Ma dimmi un po’, sei forse tu quel pezzettin del mio codin?". Se il compagno dice di sì, si attacca alle sue spalle e si riprende il gioco finché tutta la coda è completa. -
È cotto il pane?
I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi. Anche in altre scuole della valle questo gioco tradizionale è stato segnalato ed è ancora praticato in alcune scuole dell'infanzia e primarie. ---- TIPO DI GIOCO Gioco tradizionale di movimento all’aperto. Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori. PREPARAZIONE Ci si posiziona in semicerchio tenuti per mano. I due bambini alle estremità devono conoscere il gioco SCOPO DEL GIOCO Ingarbugliarsi e tenersi collegati ai compagni. REGOLE DEL GIOCO: Dialogo fra i due bambini alle estremità: DX. “È cotto il pane?” SX. “Sì, ma è un po’ bruciato.” DX. “Chi è stato?” SX. Dice il nome di uno dei giocatori DX. Parte seguito da tutto il gruppo tenuto per mano e passa sotto alle braccia che fanno ponte alla sinistra del bambino chiamato cosicché lui rimane a braccia incrociate e girato verso l’esterno. Mentre si fa questo movimento tutti insieme cantano: “Povero ...(Nome), legato alle catene, soffrirà le pene, le pene da morir.” Si ripete il gioco, senza mai mollare le mani dei vicini finché tutti sono “incatenati”. Il gioco può concludersi qui. VARIANTI Se a giocare sono bambini più grandi, alla fine anche i due alle estremità si danno la mano e tutti tirano verso l’esterno finché la catena si spezza. Un'altra variante segnalata in valle è nel finale del canto: “Povero ...(Nome), legato alle catene, alle dure pene, è costretto a lavorar.” -
Quel lì el le conta che no se le ciapa gnanca col mòi.
La registrazione è stata fatta da una telefonata in viva voce parlando di attrezzi di una volta. Roberto Pedrotti cita e spiega questo modo di dire. In italiano sta a significare: Quello te le racconta che non riusciresti a prenderle neppure con le molle per il focolare. Lo si potrebbe dire di uno spaccone. -
Chi guarènta la so pèl guanènta en gran castèl
Chi si mantiene in salute è fortunato -
Audiointervista a un'anziana di Cavedine
Racconto della vita al tempo della guerra, tra miseria e restrizioni. A proposito di "copàr piòci", si veda la filastrocca al n. 29 del fascicolo -
Sti ani antichi i copava i piòci cói pichi
Un tempo le condizioni igieniche erano molto precarie, per cui - per iperbole - i pidocchi erano talmente grandi da poter essere ammazzati con i picconi. -
Esser grant e gròs per gnènt
Modo di dire simile a -
Piove piovesìna
Pióve pióvesìna la gata la va 'n cosìna la magna i peri còti la salva i mosegòti la va 'n piazza la vende la salata la compra i ravanèi adìo bei putèi! -
El serén che vègn de nòt l'è come na vècia che va de tròt
Se si rasserena verso sera, il meteo per il giorno seguente è incerto, come una vecchia che corre potrebbe cadere da un momento all'altro. -
Pan emprestà, fugàcia renduda
Bisogna rendere il favore -
El gnènt l'è bòn per i òci
Il niente va bene solo per gli occhi, ma per il resto ogni prestazione va ricompensata. Il senso è simile a quest'altro proverbio: -
Uciada lónga, cosidura mata
Quando si cuce a mano, se si usa una gugliata troppo lunga la cucitura viene male perché si formano nodi e il filato si sfibra. -
Chi no pól bàter el cavàl bate la sèla
Chi non se la può prendere con chi vorrebbe, si arrabbia con chi capita -
Ai cagni magri ghé córe drio le mosche
Chi ha già problemi attira ulteriori problemi. Il senso del proverbio è simile all'italiano "piove sul bagnato". Nel dialetto della Valle di Cavedine si usa più "dré" rispetto a "drio".