Due donne conversano tra loro lungo l'antica via del Borgo proprio dove si diparte via Picarèl. La strada è sterrata ma le parti accanto alle case sono selciate.
Sulla destra si vede l'edificio ora sede della Comunità di Valle; dopo il portone d'entrata della sala seminterrata, c'era una porta aperta dalla quale chiunque accedeva, tramite una scala interna, al piazzale della chiesa; la parte sporgente dell'edificio è stata poi demolita.
Sulla sinistra, la presenza dell'illuminazione pubblica elettrica accanto alla lanterna ad olio, oltre all'abbigliamento femminile, ci induce a datare lo scatto poco oltre il 1911, anno in cui l'elettricità è arrivata a Vezzano.
Accanto ai corpi illuminanti si vede la nicchia entro cui era presente un crocifisso, poi tolto dai Gentilini.
Altra lanterna, meglio definita, si può vedere in un'altra foto di Vezzano:
Oggi il muretto sulla destra non è più presente; al suo posto c'è un piccolo parcheggio.
La datazione è motivata dal fatto che sappiamo che la bambina ritratta è del 1941.
Fra i tanti scatti realizzati a questa processione, sulla salitella dell'antico nucleo abitativo dei "Caschi", ne abbiamo selezionati alcuni che possono mostrare come era costituita la lunga processione.
Davanti vediamo i bambini ed a seguire gli uomini; fra loro vestono una tunica rossa i portatori del gonfalone, della croce e di due diverse coppie di lanterne, una coppia semplice in apertura e una coppia sormontata dalla raffigurazione dell'ostia in chiusura.
Li seguono le bambine e la statua della Madonna della Pace portata dai giovani della confraternita del Santissimo con le tuniche bianche e mantellina azzurra.
Chiudono la processione i parroci e le donne che portano altre due croci e i ceri. Un gruppo di donne porta il velo nero.
In archivio abbiamo la foto anche di un'altra processione, più solenne, mentre sfila ai piedi dei "Crozzòi":
Manifesto in cartoncino 33,5 x 50 cm, scritto a mano e decorato con un delicato motivo floreale realizzato all'acquerello.
il testo è il seguente:
Alla loro Direttrice Santa Bassetti che con tanto zelo e abnegazione da parecchi anni consacra le sue più assidue cure alla pia Congregazione, quale tenue pegno di sincero affetto e imperitura riconoscenza
Calavino, nel luglio 1926
le figlie di Maria offrono.
In queste foto si vede come l'abito bianco, seppur corto, abbia raggiunto anche i nostri paesi. Lo ha realizzato la sposa stessa usando per la prima volta il bianco; diverse spose le hanno poi richiesto modelli in bianco.
Molti fiori decorano la chiesa.
Il parroco celebra la messa dando la schiena ai fedeli come era d'uso prima del Concilio Vaticano II (1962-65).
Alle balaustre, che separavano il presbiterio dalla navata, si inginocchiavano i fedeli per ricevere la comunione; ora sono custodite ai lati della navata.
Il Rosario è una preghiera devozionale e contemplativa tipica del rito latino della Chiesa cattolica. La preghiera consiste in cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci dai misteri che contemplano momenti o episodi della vita di Cristo e di Maria. Il conto si tiene facendo scorrere tra le dita i grani della "corona del Rosario". Le corone erano di diverso formato e grandezza con appeso un piccolo crocifisso. Ogni donna le portava con sé nella tasca della gonna. Si recitava il Rosario tutti i giorni del mese di maggio (mese dedicato alla Madonna), e anche in ottobre (altro mese mariano), così come tutte le sere si recitava in famiglia. La prima domenica si celebrava la supplica alla Madonna di Pompei. Anche nei momenti di lavoro durante la sfogliatura del “zaldo” (granoturco) si recitava il rosario con le litanie, così pure quando ci si ritrovava a far “filò".
La banda è ritratta in occasione della celebrazione liturgica della Madonna Assunta; indossa la divisa estiva del 1971. Questa è la prima fotografia dove sono presenti le prime due bandiste donne del sodalizio (terzultima e penultima della seconda fila, da sinistra).
Nella seconda fotografia, si noti come la divisa sia stata adattata con una gonna. La prima donna sulla sinistra proviene per l'occasione dalla Banda di Calavino, per questo non è dotata della divisa, ma solo della spilla di Cavedine sulla camicia.
La data è riportata a penna sul retro.
Libretto di preghiere con rosario ricevuto da Carolina Defant (classe 1906) nel 1915 per la Cresima che, al tempo, si faceva a 9 anni.
La dedica della Contessa recita:
"In memoria della tua Cresima, affezzionatissima Carolina Cesarini Sforza 13 maggio 1915"
La fotografia ritrae un gruppo di persone durante la trebbiatura. La fotografia riporta la seguente didascalia sul retro: "la machina da bàtter del Toni Galiaz, 1929".
Da sinistra: Dosolina, Toni, Egidio e Marsilio presso la casa dei "Galiazi" a Stravino.
La fotografia ritrae un gruppo di donne nei pressi della vecchia via Rosmini a Stravino. Si noti la strada in selciato, tipica anche dei centri storici di altri paesi limitrofi. Sullo sfondo è possibile notare il capitello di San Rocco.
All'epoca i bambini venivano battezzati il giorno stesso o quello immediatamente seguente la nascita. Le partorienti, considerate impure, non potevano partecipare alla cerimonia e i neonati venivano solitamente portati in chiesa da un'altra donna della famiglia. Nella foto la bambina è ritratta in braccio alla nonna Pasquina ed è accompagnata dalle sorelle.
Si noti il prezioso tradizionale porta enfant da cerimonia bianco nel quale la bimba, tutta vestita di bianco, era ben protetta per la sua prima uscita da casa.
Lo zio, che si era avvicinato al mondo della fotografia quando era militare ad Addis Abeba, emigrato in Belgio si era comperato la macchina fotografica e così quando rientrava a Lasino fotografava i suoi familiari. Spesso dobbiamo ai nostri emigrati le testimonianze fotografiche dei nostri antenati.
Matrimonio a Brusino di Pietro Giuseppe Dallapè, industriale a Stradella e Bianca Pietra. Il matrimonio è stato celebrato nel 1929 nella chiesa più antica di Brusino, davanti alla quale è stata realizzata la fotografia.
Bolognani Francesco a dorso d'asino trasportava da Dro a Vigo piccole quantità di pane per la comunità di Vigo. Qui lo si vede nei pressi della chiesa di S. Udalrico a Vigo Cavedine.
A seguire si nota una donna che indossa il tipico grembiule da lavoro. Sullo sfondo è presente la chiesa di S. Udalrico dotata di un pronao annesso alla facciata principale che venne abbattuto all’inizio degli anni 60, mentre venivano eseguiti i lavori per la realizzazione dell’attuale strada provinciale.
La foto è stata scattata davanti a quello che era il mulino Cattoni di Ciago, chiuso nel 1905. La data dello scatto è quindi antecedente tale anno. Si possono vedere le due ruote idrauliche, il canale della doccia e la leva che dall'interno lo azionava. La posizione della doccia, che mette a riposo ambedue le ruote, e l'abbigliamento curato della donna e del bambino in primo piano, inducono a presumere che la foto sia stata scattata in un giorno festivo.