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  • La coltivazione dei cerali - cartellone

    Cartellone realizzato dai bambini della classe prima primaria di Vezzano in collaborazione con Ecomuseo della Valle dei Laghi nel 2019 per la mostra "Animali e cereali nel progetto memoria".
  • patatàr

    In dialetto col termine "patata" ci si riferisce al tubero mentre la pianta è chiamata patatàr o patatèr
  • fasolàr

    Con "fasolàr" ci si riferisce alla pianta del fagiolo e solitamente è usato al plurale: "fasolàri".
  • strami

    Gambo del mais
  • sgasegòtol

    Interno della pannocchia del mais sul quale si fissano le cariossidi.
  • sfoiàzz

    Foglia che protegge la pannocchia del mais. Essiccata veniva usata un tempo per riempire annualmente i materassi, detti "paión de sfoiàzzi" o "paión de sfoióni"
  • formentón

    È una pianta erbacea molto resistente anche in climi freddi e aridi. Raggiunge il metro di altezza e produce fiori a grappolo di colore bianco o rosa. Pur non essendo un cereale veniva coltivato per la produzione di farina dai suoi semi, piccoli e triangolari. Insieme alla farina di frumento veniva usata per fare il pane ed insieme alla farina di mais per fare la polenta taragna.
  • zaldo

    Veniva coltivato per produrre la farina gialla per fare la polenta (anche con l'aggiunta di farina di orzo e di "formentón", ossia grano saraceno) e la "mòsa", ma si sfruttavano anche le altre parti della pianta: - con la trinciaforaggio (“machina dala pastùra”) si tagliavano le cime alle piante quando erano ancora verdi, per dare da mangiare agli animali; - con le brattee secche (sfoiàzi) si facevano i materassi, ogni anno si lavavano le fodere dei materassi e si cambiavano le foglie; con le foglie vecchie si faceva il letto alle mucche; - le brattee secche venivano usate anche per costruire bamboline; - con la “cassèla” si tagliavano gli steli secchi ("strami") per fare il letto alle mucche (farlèt); - i tutoli (sgasegòtoi") si usavano per accendere il fuoco, si mettevano tra le lucaniche appese a stagionare e talvolta si mettevano nei muri in "maltampaia".
  • but

  • nogàra

    Intesa come pianta. Il frutto si dice invece
  • figàr

    Inteso come la pianta; il frutto in dialetto si dice invece:
  • armelìn

    Il nome scientifico dell'albicocco è "Prunus armeniaca L.". Originario della Cina è arrivato in Europa nel periodo romano attraverso l'Armenia, di qui il vocabolo "armelin", sia per la pianta che per il frutto; in ambedue i casi il termine è maschile.
  • stròpa

    Legaccio ottenuto dai rami di salice, usato per legare le vigne ai pali
  • Nó se pól salvar l'ort e anca le verze

    Se si vuol avere l'orto a disposizione non si possono piantare anche le verze perché sono ingombranti; viceversa se si vogliono le verze si deve rinunciare all'orto. In senso figurato: nella vita non si può avere tutto. Variante: No se pòl g'avérghe l'ort e anca le verze.
  • Ani de erba, ani de merda

    Se continua a piovere il contadino è troppo occupato a tagliare l’erba che cresce copiosa, tralasciando gli altri lavori agricoli, e quindi non sarà una buona annata.