Modi di dire

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  • Testa da bis!

    Interiezione dal significato simile a quest'altra:
  • O massa o miga

    Non c'è una via di mezzo.
  • Pan, lat e ciàcere

    Detto di una persona chiacchierona e perditempo
  • Zzuc marùc!

    Interiezione. Crediamo che il termine "marùc" non abbia un vero e proprio significato, ma sia usato come rafforzativo in rima per colorire l'espressione; esistono infatti anche le versioni "zuc melùc" e "zuc balùc". Tuttavia, per quest'ultima potrebbe esserci una spiegazione:
  • Fa' del ben e ancora trema!

    Modo di dire del tempo in cui la paura del castigo divino era onnipresente.
  • Fa' come digo ma no sta' far come fago

    Ubbidisci ma non seguire i miei comportamenti
  • Prediche corte, luganeghe lónghe

    Le prediche annoiano, le luganeghe si mangiano volentieri. A proposito di luganeghe, qui c'è un video dedicato:
  • Arcolaio

    L'arcolaio veniva usato per dipanare le matasse ("ace"). La matassa ("acia") veniva inserita sull'arcolaio semi-chiuso che veniva poi aperto premendo le braccia verso il basso e fissandole con la vite superiore. Trovato il bandolo della matassa, cioè il capo del filo con il quale inizia la matassa, si iniziava a produrre un gomitolo mentre l'arcolaio girava alla velocità data dal richiamo del filo. Anche una bambina esperta in questo lavoro faceva girare molto velocemente l'arcolaio ed in breve tempo la matassa era del tutto dipanata e trasformata in gomitolo. Da qui il detto "Él va come 'n guìndol", "L'è saltà su come 'n guìndol" per sottolineare la velocità dell'azione. In assenza dell'arcolaio la matassa veniva tenuta da una bambina a braccia aperte che doveva seguire l'azione di chi dipanava la matassa muovendo al suo ritmo braccia e mani. La soluzione più lenta consisteva nell'infilare la matassa nello schienale di una sedia e fare da sola. Dipanare le matasse era un tipico lavoro delle donne e delle bambine. Era necessario avere la lana in gomitoli per poi lavorarla ai ferri (come oggi) ed averla prima in matasse per poterla tingere.