Testimonianze

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  • I piti a Ciago

    Dimostrazione del gioco dei piti a Ciago negli anni '60, costituito da 10 livelli più i punti. Sono date indicazioni anche per i principianti e per gli esperti.
  • I piti a Calavino

    Dimostrazione del gioco dei piti a Calavino secondo quanto descritto nella pubblicazione fatta dalla scuola di Calavino nel 1981/82, qui a disposizione:
  • La nascita di Radio Dolomiti

    L'intervista è stata fatta in occasione della preparazione del notiziario comunale n.1 del 2020, dedicato a Margone. Angelo de Tisi, fondatore di Radio Dolomiti, racconta la storia della nascita della prima radio libera del Trentino che trasmetteva da Margone. Causa problemi tecnici nella videoregistrazione, si è potuto pubblicare solo l'audio.
  • La guerra raccontata da Graziano Zuccatti

    L'intervista è stata realizzata in vista delle celebrazioni del 60° del Voto a San Valentino, occasione in cui reduci e civili sono stati invitati a raccontare la loro esperienza di guerra. Graziano Zuccatti è stato chiamato alle armi il 2 febbraio 1942 all’età di 19 anni. È stato dislocato a Padova, Trento, Caserta ed a marzo 1943 è arrivato in Sicilia per operazioni di carico/scarico carburante e armi su apparecchi da trasporto. Nel giugno 1943, dopo una breve licenza, è partito da Brindisi in direzione Grecia proprio la notte in cui gli inglesi sbarcavano a Pantelleria. Dopo un mese ad Atene è partito per Rodi, proprio quando gli americani sbarcavano in Sicilia. Poco dopo c’è stato il “rebalton”; a Rodi c'è stata qualche piccola scaramuccia contro i tedeschi ed i molti soldati italiani sono diventati praticamente prigionieri. Lui ha deciso di imbarcarsi alla prima occasione per giungere sulla terraferma e tornare a casa. Arrivato a Lero ha proseguito per Atene ed è arrivato a Zemun (Belgrado) dove venivano fatti gli smistamenti. Una parte è stata mandata in Austria e l’altra in Serbia. Lui è finito in Serbia a lavorare per circa un anno in una miniera al Lagersut di Bor, è stata dura giù al settimo piano a 400-450 metri di profondità ogni mattina, ma per gli ebrei, che lavoravano di notte, era peggio. I tedeschi non sono stati cattivi. All’avvicinarsi delle cannonate russe, è scappato insieme a un compagno, Bottazzo Paolo di Lecce, e si è unito ai partigiani. Lì ha visto per la prima volta i cammelli che trainavano i cannoni russi. I russi li hanno autorizzati ad andare a Belgrado per raggiungere la brigata italiana Garibaldi, formata da due battaglioni della divisione Venezia che erano in attesa di essere rimpatriati. Otto giorni dopo aver raggiunto la Brigata il rimpatrio è sfumato e sono partiti per il fronte, da 100 km oltre Zagabria fino a Zagabria quando è finita la guerra. È stato quello il periodo più brutto, con tante battaglie, per fortuna avevano l’artiglieria e l’aviazione russa che li difendevano. Graziano racconta due episodi in cui ha visto la morte da vicino e puntualizza che italiani, tedeschi, russi, slavi nessuno dei soldati che era in guerra aveva colpa, erano "mandati al fronte carne da macello dai signori della guerra". L’11 maggio del 1945 sono stati rimpatriati, ma arrivati in Italia sono stati fermati dagli inglesi che li hanno rimandati in Iugoslavia a Villa del Nevoso. Dopo aver consegnato tutte le armi sono stati rimpatriati per primi i Friulani, poi i Veneti e quindi i Trentini. Arrivato a Verona col treno, Graziano ha raggiunto Trento su un camion inglese ed avviatosi a piedi verso casa ha ricevuto un passaggio da Carlo Garbari e Amato Benigni che rientravano a Vezzano col camioncino.
  • La pecora Pot Pot

    Testimonianza di un'avventura capitata a Carla quand'era bambina con la sua pecora Pot Pot raccontata durante un intervento in classe prima della scuola primaria di Vezzano all'interno del progetto memoria svolto con Ecomuseo.
  • Corrispondenza tra Emanuele e Oreste Caldini 10.04.1915

    Trascrizione: «leri ho mandata altra cor[r]ispondenza e og[g]i ab[b]iamo ricevuto la tua in data 3 corr.[ente] e sentiamo con piacere che stai ab[b]astanza bene ma che trovi ancora neve da pestare. Noi ab[b]iamo seminato frumento, patate e gialo [granoturco] e se la guerra avesse a durare anche a lungo speriamo di non [ar]renderci per fame. Tutto è straordinariamente caro ma siamo ab[b]astanza prov[v]isti. Le campagne fioriscono bene e promet[t]ono. Basta che il resto vada bene nei Carpazi che io lo spero. Ti bacia l’aff.[ezionato] p.[adre]» Non sapendo con esattezza l'indirizzo dei soldati al fronte, si usava un codice, come si vede in questa cartolina.
  • El contadin no 'l fago pu

    La poesia, tramandata da Noemi Miori di Lon alla figlia negli anni '40, mette in risalto la vita difficile del contadino di inizio novecento. Testo originale: Se per sòrt la sucedes, che n’altra volta mi nases, me papà, el pòl ben dir su, ma el contadin no ‘l fago pu! Miserabil condizion, no gh’è altre profesion? Ma ormai che son sul bal, bison che bal, o ben o mal. Bison che pensa, per esempi, al finanzier, quel che va en gendarmeria col capelin da polizia, el g’ha pur el so fiorin, cosa g'hal el contadin? Le camise da sudar e la tera da vangar, scioca fis, smaca pur, no se fa gnent, l’è masa dura! Saral le set, saral le ot? Cosa fal che nol ven mai not? Levo su e vago a casa. “Tòi Sabina, che mostro m'hat preparà da zena?” Quatro craoti, mal conzai, per la padela a strozeghai, che a vardarli el par che i diga: “Se te me magni te fai fadiga!” “Ma no, gh’è gio la mortadela! Palpa bas, trai de sòra, ma ‘n do’ èla? Birichin de sporcazon, hat fat tut en bocon? Èl questa la maniera? Basta, basta per stasera” e la mama comovente, la ghe dis: “No ch’è pu gnente!” Ven po’ el temp dei cavaléri, le se desfa ‘ste donéte, che al fin, se ‘l so corpo stes lì sodo, el parerìa n’abit tacà an ciòdo. Sia lodato Gesù Cristo! Ariva el frate: su ‘na gaida, gio ‘na cesta, lasa che la vegna la tompesta, vegnirà quel di de festa ringrazieren Quel de sora! E col fiato qui finisco questa mia e così sia! Traduzione Se per caso succedesse, che un’altra volta io nascessi, mio padre, può ben dire, ma il contadino non lo faccio più! Miserabile condizione, non ci sono altre professioni? Ma ormai che sono sul ballo, devo ballare, o bene o male. Devo pensare, per esempio, al finanziere, colui che va in gendarmeria col cappellino da polizia, ha pure il suo “Fiorino” [veicolo commerciale], che cos’ha il contadino? Le camice da sudare, e la terra da vangare, colpisci forte, batti pure, non si niente, è troppo dura! Saranno le 7, saranno le 8? Casa fa che non viene mai notte? Mi alzo e vado a casa. “Ehi Sabina, cosa diavolo mi hai preparato per cena? Quattro crauti mal conditi fatti girare per la padella, che a guardarli sembrano dire: “Se mi mangi, fai fatica!” “Ma no, c’è dentro la mortadella! Palpa basso, rigirali, ma dov’è? Birichino di uno sporcaccione, hai fato tutto un boccone? È questa la maniera? Basta, basta per stasera” e la mamma commossa gli dice: “Non c’è più niente!” Arriva poi il tempo dei bachi da seta, si consumano queste donnette, che alla fine, se il loro corpo stesse lì fermo sembrerebbe un abito attaccato ad un chiodo. Sia lodato Gesù Cristo! Arriva il frate: su una grembiulata, giù una cesta, lascia che arrivi la tempesta, arriverà quel giorno di festa ringrazieremo Dio! E col fiato qui finisco questa mia e così sia! La foto è tratta da questo contenuto:
  • Vòlta la carta

    L'allenamento della memoria era un tempo ritenuto molto importante e così i bambini dovevano memorizzare anche lunghe filastrocche e poesie che venivano tramandate di generazione in generazione. Questa filastrocca in rima l'ha insegnata Noemi Miori di Lon a sua figlia negli anni '40 e lei ancora la ricorda. Testo originale: Rosa, rosa che sa da bòn, volta la carta, gh’è en limon, gh’è en limon tanto garbaro, volta la carta, gh’è en pomaro, gh’è en pomaro che fa su fruti volta la carta, gh’è do puti. gh’è do puti che giuga ala bala, volta la carta, gh’è na cavala, gh’è na cavala che bala ben, volta la carta, gh’è del fen, gh’è del fen per i animai, volta la carta, gh’è do papagai, gh’è do papagai dal collo rosso, volta la carta, gh’è un pozzo, gh’è un pozzo dai serci longhi, volta la carta, gh’è do colombi, gh’è do colombi che fa la spia volta la carta, gh’è ‘na stria gh’è na stria che fila lin, volta la carta, gh’è en meneghin, gh’è en meneghin che fa spazadore, volta la carta, gh’è do siore, gh’è do siore che va a spas volta la carta, gh’è el Tomas, gh’è el Tomas che taia su tela, volta la carta, gh’è ‘na candela, gh’è na candela che fa su fum, volta la carta, no gh’è pu nesun. Traduzione: Rosa rosa, che sa di buono volta la carta, c’è un limone, c’è un limone tanto acerbo, volta la carta, c’è un melo, c’è un melo che fa i frutti volta la carta, ci sono due bambini, ci sono due bambini che giocano a palla, volta la carta, c’è una cavalla, c’è una cavalla che balla bene, volta la carta, c’è del fieno, c’è del fieno per gli animali, volta la carta, ci sono due pappagalli, ci sono due pappagalli dal collo rosso, volta la carta, c’è un pozzo, c’è un pozzo dai cerchi lunghi, volta la carta, ci sono due colombi, ci sono due colombi che fanno la spia, volta la carta, c’è una strega, c’è una strega che fila il lino, volta la carta, c’è un milanese, c’è un milanese che fa scope, volta la carta, ci sono due signore, ci sono due signore che vanno a passeggio, volta la carta, c’è Tommaso, c’è Tommaso che taglia la tela, volta la carta, c’è una candela, c’è una candela che fa fumo, volta la carta, non c’è più nessuno.
  • Luni luniòl

    Filastrocca tradizionale dialettale per imparare i giorni della settimana con divertente finale a sorpresa. Testo originale: Luni luniòl, marti san Grigòl, mèrcol ho fat el pan, zòbia ho fat la bugàda, vèndro la s'ha sugàda, sabo ho petenà la testa al me Zoàn, ma sì che 'l la gavéva! Traduzione Lunedì lunedì, martedì san Gregorio, mercoledì ho preparato il pane, giovedì ho fatto il bucato, venerdì s'è asciugato, sabato ho pettinato la testa al mio Giovanni, ma si che ce l'aveva! La registrazione è stata fatta con il cellulare parlando del progetto "Giochi e filastrocche" promosso da Ecomuseo in collaborazione con le scuole della valle.
  • Documento d'appello per reclamo della comunità

    Documento scritto dalla comunità alle autorità chiedendo aiuto a seguito di una violenta grandinata che, il 13 settembre 1902, colpì le coltivazioni di Vezzano, Fraveggio e Lon. La richiesta di aiuto ammonta a 82.000 corone.
  • Pubblicità Vino Santo e Giacomo Sommadossi

    Locandina pubblicitaria che decanta le proprietà del Vino Santo Trentino prodotto da Giacomo Sommadossi a Castel Toblino. Giacomo è un personaggio che viene considerato il padre del Vino Santo Trentino, presente già nel 1822 a Castel Toblino e amministratore della proprietà per conto dei Wolkenstein.
  • All'ombra del Brenz

    Documentario realizzato in occasione del 120° anniversario dalla fondazione della Banda Sociale di Cavedine caricato in una playlist sul canale Youtube dell'associazione, scomposto nei suoi capitoli
  • Mostra Santa Massenza un viaggio tra turbine e alambicchi

    Nel Borgo di Santa Massenza, Capitale della Grappa, nel 2006 è stata allestita all'interno di una casa storica del 1875 la mostra permanente “Un viaggio tra turbine e alambicchi”, testimonianza storica delle due facce del paese: vocazione centenaria della distillazione artigianale della grappa e volto industriale dell’Italia del dopoguerra con la costruzione della Centrale Idroelettrica. Modo originale per evocare la ricchezza costituita dall'intreccio tra la modernizzazione e la tradizione. L'iniziativa è stata realizzata sotto l’egida del Progetto memoria per il Trentino.
  • Mostra Olivi estremi

    Breve video che presenta, attraverso immagini in movimento, la mostra storica Olivi Estremi.
  • Cartolina in partenza per l'America

    Cartolina scritta da Eugenio Leonardi in partenza per l'America da Genova fra il 1900 e il 1910: Eugenio si recò in America a lavorare, ma partecipò anche a delle gare automobilistiche in Argentina. Quando tornò, insegnò a guidare ad alcune persone di Vezzano. Chiese alla fidanzata, Onorina Faes, di raggiungerlo, ma siccome lei rifiutò fu lui a tornare in Italia. La cartolina presenta sul davanti una fotografia e la dicitura "GENOVA - Piroscafo in partenza per l'America". Sul retro, indirizzata a Signorina Onorina Faes, Eugenio scriveva: "Cara Onorina, Scusami tanto che io son partito da Vezzano senza salutarti ma perquesto me ricorderò sempre" e "di te e io ... in .. io ti saluto adeso che io parto da Genova ... con questo vapore ti saluto e sono e sarò sempre il tuo A Eugenio Leonardi". Tornato a Vezzano lavorò anche ai primi impianti elettrici del paese: probabilmente in America aveva svolto lavori simili e laggiù aveva imparato il mestiere.
  • Attestato di fine servizio N.A.I.A.

    Attestato di fine servizio N.A.I.A. di Enrico Tonelli.
  • Dote

    Documento che riassume gli oggetti di una dote.
  • Compravendita di un orto a Vezzano

    Compravendita di un orto a Vezzano in data 1 febbraio 1859.
  • Compravendita di terreno arativo a Vezzano

    Compravendita di terreno arativo a Vezzano del 18 luglio 1874.
  • Rifugio C. Battisti sulla Paganella

    Rifugio C. Battisti sulla Paganella (m. 2108) con le Dolomiti di Brenta. Il rifugio Paganella fu costruito dalla SAT, inaugurato il 19 luglio 1908 ed intitolato a Cesare Battisti il 17 luglio 1928. Acquistato poi dalla RAI, è stato trasformato in magazzino.
  • Al mercato degli animali

    Sono qui raccolti aneddoti sulle fiere degli animali raccontati dai nonni intervenuti in due diverse occasioni in classe prima della scuola primaria di Vezzano all'interno del progetto memoria svolto con Ecomuseo.
  • Fèra fèra pè

    Filastrocca - gioco per bambini in dialetto trentino. Un'altra versione è descritta al n. 16 del fascicolo
  • Luganeghe a Ziac

    Viene raccontata la lavorazione casalinga delle “luganeghe” presso una famiglia di Ciago (in dialetto Ziac), che tradizionalmente viene fatta nel mese di dicembre. Nel frattempo si possono vedere le varie fasi della lavorazione, dal taglio della carne di maiale fino all’inizio della stagionatura, con il coinvolgimento di quattro generazioni, dai bimbi piccoli fino alla loro bisnonna. Nel parlato durante la lavorazione si sente anche il dialetto locale, ma la narrazione è fatta in italiano.