Trasporti e strade

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  • brozzadór

    Punto in fondo alle strade di montagna in cui il carro a due ruote (bròz") veniva trasformato in carro a quattro ruote. Parte della strada aveva uno sorta di alto scalino coperto sotto il quale veniva posizionato il "mèz car" con due ruote grandi o il "carriöl" con due ruote piccole. Il bue veniva fatto scendere col "bròz" lungo la strada curvando in modo da far arrivare sopra il "brozzadór" la parte posteriore del carico a strascico e sotto il "brozzadór" il bue che gli girava a fianco. A quel punto i conduttore agganciava il "mèz car" o il "carriöl" sotto il carico a strascico. Con l'aggiunta delle due ruote posteriori il "bròz" veniva così trasformato in un carro a quattro ruote, adatto a proseguire il viaggio al piano.
  • gioàt

    Giogo per un solo bue. C'è il tipo applicato alla fronte e assicurato alle corna e quello che si applica alla nuca dell’animale. Il tipo di giogo per un solo bovino ("gioàt") è collegato tramite catene ad un bilancino ("balanzin").
  • balanzin

    Palo mobile posto dietro al bue che mantiene le distanze tra le catene o cinghie attaccate al suo giogo; ad esso vengono agganciati strumenti di lavoro come l'aratro.
  • Balanzin

    Palo con due anelli in ferro alle estremità per l'attacco, attraverso catene o cinghie, al bue o al cavallo. Al centro aveva poi un anello al quale si collegava l'aratro o qualsiasi altro strumento. Era libero di muoversi e permetteva quindi una grande mobilità dell'attrezzo collegato. Per meglio mostrarne l'uso è stato qui fotografato agganciato a "gioàt" e al "piöf".
  • ferazza

    Strumento di ferro utilizzato per il trasporto a strascico dei tronchi.
  • "Ferazza" infissa nel tronco

    La "ferazza" si inseriva a colpi di mazzuolo ("mazòt") in tronchi troppo lunghi e pesanti da sollevare e si attaccava a strascico al bue per uscire dal bosco e al "bròz" per il trasporto fino a valle, agganciandolo con una catena rispettivamente al "balanzìn" e alla "igna". L'anello libero all'estremità della "ferazza" permetteva al tronco di ruotare liberamente.
  • Véta de coràm

    Questa "véta" è fatta di corda realizzata in cuoio così come il rivestimento. Era unita a questo
  • canàgola

    Accessorio che passava sotto il collo del bue e si fissava al giogo. Poteva essere in legno, ferro o fune.
  • véta

    Supporto in legno, ferro o fune utilizzato per fissare il giogo dei buoi al "timón", la stanga centrale collegata al carro o all'aratro.
  • giöf

    Trave di legno doppiamente ricurvo che veniva posto sul collo di una coppia di buoi allo scopo di trainare il carro o l'aratro. Nella parte centrale era collegato al timone con la "véta". Davanti aveva due passanti in ferro per le "cornére" che venivano fissate intorno alle corna dei buoi. Ai lati e sotto quattro anelli ai quali si attaccavano le "tavèle" ("canàgole") che passavano sotto il collo dei buoi.
  • Giöf

    Questo "giöf" era colorato di azzurro; il colore è stato consumato là dove appoggiava sul collo dei buoi e nella parte centrale dove era fissata la "véta" . Attaccati al "giöf" sono rimasti i passanti in ferro per le "cornére" e una "tavèla" in ferro che passava sotto il collo del bue.
  • gigna

    Traversa di legno ancorata solo nel punto centrale alla parte anteriore del "bròz" così da permettere lo sterzo del carico a strascico che vi veniva fissato sopra.
  • Igna

    Supporto costituito da due parti in ferro, una fissa e l'altra mobile. Quella sotto veniva ancorata sul motocoltivatore al posto del cassone per adattarlo al trasporto a strascico dalla montagna. Sulla parte mobile venivano fissati due lunghi pali, sopra i quali era posto il carico. Il carico poteva così ruotare rispetto al motocoltivatore e permettere perciò di effettuare anche curve impegnative.
  • bròz

    Il "bròz" è un particolare barroccio, un veicolo a due ruote, che veniva trainato solitamente da uno o due buoi, ed usato sulle ripide strade di montagna per il trasporto a valle di legname e fieno. Non aveva una cassa in cui contenere la merce, ma essa veniva posizionata su due "palanchi" che venivano agganciati a strascico al "bròz" per la discesa dalla montagna così da frenare. Se, arrivato a valle, doveva poi proseguire il viaggio in piano, la strada di montagna terminava col "brozzadór", punto in cui veniva aggiunto il "mèz car" o il "carriöl" che trasformava il "bròz" in un carro a quattro ruote. Viene ben spiegato ed illustrato, insieme a tutte le sue parti, da pagina 18, in
  • Palanchèra con cavìce

    Particolare legno ricurvo che, agganciato alla parte posteriore dei "palànchi", tramite "cavìce" di ferro, li teneva paralleli dietro al "bròz". Sulla "palanchèra" sono infissi dei ganci di legno fra i quali passava la "fum" indispensabile a fissare il carico a bordo.
  • Ancora col carro

    Anche se le strade sono ormai trafficate, Mansueto Leonardi rientra a casa col suo bue bianco che traina il carro carico di legna. Vicino all'incrocio si può notare un irrigatore a girandola del vecchio impianto irriguo a pioggia con la protezione verso la strada.
  • Trasporto con la mula

    A dorso del mulo Carlo Garbari rientra in paese col suo carro con "bena" al traino.
  • Camion e bue

    Era il tempo in cui si faceva ancora largo uso dei buoi per il lavoro nei campi e per il trasporto delle merci ma con i grossi carichi viaggiavano anche i camion rimorchio. La data è presunta dall'età del ragazzo: Giancarlo Garbari.
  • Quando le gite si facevano in camion

    Quante gite indimenticabili col camion di Raimondo Miori di Padegnone! Questa volta si trattava del giro del Garda e la foto è stata scattata a Bardolino. La posizione in mappa si riferisce al paese di partenza della gita.
  • róda

    nello specifico delle ruote idrauliche, vi erano in valle quelle a pale, mosse dalla forza dell'acqua che vi scorreva sotto, e quelle a cassette, mosse dal peso dell'acqua che vi veniva fatta cadere sopra per mezzo della "doccia". Cambiavano poi le dimensioni e nell'ultimo periodo di utilizzo anche il materiale, in quanto talvolta il legno veniva sostituito dal ferro.
  • car

    Diminutivo: carét
  • La diligenza a Vezzano

    Interessante cartolina acquerellata della piazza di Vezzano. Lo scatto è precedente al 1904, anno in cui venne demolita la chiesa, poi ricostruita più grande e con diverso orientamento. Il perimetro della vecchia chiesa è ora reso visibile nella pavimentazione in porfido del piazzale. In primo piano si vede la diligenza trainata da due cavalli; oltre alla posta trasportava su prenotazione anche le persone con i loro bagagli. Proprio nella piazza di Vezzano c'era la sede del cambio cavalli. Il servizio di trasporto pubblico che attraversava la nostra valle si chiamava "Il Pedone" ed era attivo sulla direttrice Trento-Sarche-Riva probabilmente da quando la strada venne ultimata nel 1848. Nel 1895 l'impresa Malacarne istituì una corsa giornaliera Trento-Ponte Arche con cambio di cavalli a Vezzano e tempo di percorrenza di 4 ore (6-10), ce ne volevano 7 per la tratta Treno-Tione. Nel 1908 venne soppiantata da una vettura a motore come possiamo vedere in questa foto:
  • Il lago di Santa Massenza si rimpicciolisce

    Foto panoramica con Fraveggio e Santa Massenza. Si può notare la strada che collega le due frazioni circondata da muri. Sul lago di Santa Massenza si vedono i primi depositi di materiale di scavo che porteranno ad una riduzione della superficie del 10%. La cartolina non è stata spedita. La collocazione in mappa è approssimativa rispetto allo scatto.
  • Sulla Via del Borgo

    Due donne conversano tra loro lungo l'antica via del Borgo proprio dove si diparte via Picarèl. La strada è sterrata ma le parti accanto alle case sono selciate. Sulla destra si vede l'edificio ora sede della Comunità di Valle; dopo il portone d'entrata della sala seminterrata, c'era una porta aperta dalla quale chiunque accedeva, tramite una scala interna, al piazzale della chiesa; la parte sporgente dell'edificio è stata poi demolita. Sulla sinistra, la presenza dell'illuminazione pubblica elettrica accanto alla lanterna ad olio, oltre all'abbigliamento femminile, ci induce a datare lo scatto poco oltre il 1911, anno in cui l'elettricità è arrivata a Vezzano. Accanto ai corpi illuminanti si vede la nicchia entro cui era presente un crocifisso, poi tolto dai Gentilini. Altra lanterna, meglio definita, si può vedere in un'altra foto di Vezzano: