Donna

Collezione

Contenuti

Ricerca avanzata
  • Bucato

    Una anziana donna, Rita "Clèra", sta lavando i panni sotto casa in un recipiente di legno, la "brenta". Davanti a sé un secchio di legno, dove mettere i panni puliti da portare alla fontana a risciacquare.
  • La "boara"

    Sarina Miori di Lon, detta ”la boara”, poiché era solita guidare il bue, è qui a Vezzano col suo carro tirata in ghingheri per andare a fare la spesa, insieme alla cuginetta Maria (detta Mariotta).
  • Donna che trasporta acqua

    Natalina Beatrici in Sommadossi rientra a casa con l'arcuccio (in dialetto brentóla o bazilón) in spalla con i secchi pieni d'acqua. Due galline becchettano tranquille sulla strada sterrata. Il primo acquedotto di Ranzo risale al 1954, prima di allora l'acqua veniva trasportata a spalla con la "brentöla" andandola a prendere alle fontane quando andava bene o alle Masere o addirittura al Tuf. Sul muro accanto al portico si intravede appena la scritta Via Castel Roman.
  • Infermiere nel primo conflitto

    Gruppo di quattro giovani infermiere col lungo camice bianco. In basso a destra è stampigliato il numero 20. L'ingrandimento in formato 24x30,5 cm, scansionato in questa occasione, riporta sul retro la dicitura: Vezzano - 1. Martinelli
  • Petizione per ristrutturazione abusiva di una casa a Lasino

    Baldassarre Bassetti, quale tuttore della propria moglie Teresina e della cognata Maria Bassetti, denuncia Gio Batta Bassetti per aver leso i diritti di consortalità e servitù delle sorelle apportando modifiche alla proprietà dominante, quindi gli impone di riportare tutto alla situazione originaria. Apprendiamo che un locale della casa era adibito a bottega di proprietà delle due sorelle. Nel documento si nomina il secchiaio, ovvero l'acquaio (il moderno lavandino). Le misure sono 34 x 42 cm.
  • Donne occupate nella cernita delle noci

    Nella foto vediamo una parte della fabbrica Bressan per la lavorazione delle noci, attiva a Fraveggio tra il 1888 e il 1965, che da novembre a marzo dava lavoro fino ad una cinquantina di donne. Qui vediamo alcune di loro impegnate a rompere le noci e dividere i gherigli a seconda della loro qualità.
  • Le doti delle figlie di Augusto Bassetti

    Le condizioni prevedevano che in caso di morte della sposa senza eredi i beni di proprietà del padre e dello sposo ritornassero ai rispettivi propietari, così come anche in quest'altra dote:
  • Dote di Lisetta Caldini

    Al n. 3 si menziona la [lana del] tibet
  • Elia sarta

    Elia Morandi faceva la sarta in casa, mestiere molto diffuso al tempo in cui tutti i vestiti erano capi unici fatti su misura del richiedente. Il posto più spazioso e luminoso della casa era però all'esterno: come vediamo in questo scatto, era lì che Elia lavorava. All'interno dell'edificio c'era la falegnameria di famiglia, dove si costruivano in particolare carri, ma anche carriole, manici di badili...
  • Bucato alla fontana

    Due cugini Gentilini di Vezzano erano impegnati a Scurelle: don Arturo era il parroco e Pio il dottore. Con loro viveva la perpetua Alma Bones, zia di Olga Morandi, e ogni tanto lei l'andava ad aiutare. Qui, come risulta dall'umoristica didascalia dietro la foto, vediamo "Olga nell'occupazione prediletta".
  • Olga cuoca

    Vediamo qui Olga Morandi, cuoca nell'albergo che gestiva insieme al marito Roberto Garbari nella piazza di Vezzano. Avevano assunto la gestione della storica locanda "La stella d'oro" fin dal 1942, quando si sono sposati. Le 6 stanze di cui disponevano non erano sempre sufficienti per ospitare i turisti, che venivano perciò dirottati per la notte in camere nelle case private . Se i tedeschi, soprattutto di Monaco, utilizzavano solitamente il servizio a mezza pensione, gli italiani, soprattutto milanesi si fermavano solitamente per due settimane a pensione completa e perciò Olga, come Dirce prima di lei, avevano un bel da fare in cucina. Oltre che dai turisti, il ristorante era frequentato dalla gente del posto, in occasioni particolari, e c'erano i clienti fissi: gli impiegati delle poste e dell'esattoria, la maestra e il direttore didattico. Poi si sono aperti grandi cantieri e così sono arrivati gli operai della SISM (centrale idroelettrica), dell'ENEL (linee elettriche), della SENSI (strade), della SIP (telefoni). Con la nascita del centro scolastico nel 1969, è diventato anche mensa per gli scolari delle frazioni, fino al 1977 quando Olga è morta ed il ristorante ha chiuso i battenti.
  • Processione sull'antica via dei caschi

    Fra i tanti scatti realizzati a questa processione, sulla salitella dell'antico nucleo abitativo dei "Caschi", ne abbiamo selezionati alcuni che possono mostrare come era costituita la lunga processione. Davanti vediamo i bambini ed a seguire gli uomini; fra loro vestono una tunica rossa i portatori del gonfalone, della croce e di due diverse coppie di lanterne, una coppia semplice in apertura e una coppia sormontata dalla raffigurazione dell'ostia in chiusura. Li seguono le bambine e la statua della Madonna della Pace portata dai giovani della confraternita del Santissimo con le tuniche bianche e mantellina azzurra. Chiudono la processione i parroci e le donne che portano altre due croci e i ceri. Un gruppo di donne porta il velo nero. In archivio abbiamo la foto anche di un'altra processione, più solenne, mentre sfila ai piedi dei "Crozzòi":
  • Impiegata agli Alberoni

    La signorina Enoe, impiegata al Comune di Vezzano, era appoggiata ad uno dei grossi ippocastani che avevano dato il nome a questo punto d'incontro. Sullo sfondo la salita al "Doss" che ora è una scalinata.
  • Ferro da stiro elettrico marca EFA

    La "femmina" della presa veniva attaccata al ferro mentre il "maschio" alla corrente.
  • Sarta in pantaloni

    Luisa Zanini, classe 1927, ha lavorato per 13 anni presso la sartoria Garbari. Qui la vediamo indossare eleganti pantaloni da lei stessa realizzati, capo di abbigliamento ancora non diffuso fra le donne.
  • Macchina da cucire "Regina Margherita / Renania"

    Macchina da cucire marca Junker & Ruh modello Renania intitolata alla Regina Margherita di Savoia: sul piano infatti c'è una sua fotografia, molto rovinata ma contraddistinta dalla sua caratteristica capigliatura. La datazione è per l'appunto tratta dal periodo del suo regno, prima come "regina consorte d'Italia" (09.01.1878 – 29.07.1900), poi come "regina madre" (29.07.1900 – 04.01.1926).
  • Soldati e civili

    Il 2 maggio 1945 la seconda guerra mondiale terminò ufficialmente in Italia. La paura venne mantenuta viva prima dai reparti tedeschi in ritirata e poi dalla presenza consistente delle loro armi: cannoni, mitraglie, casse piene di munizioni, custodite dai soldati acquartierati a Vezzano, questa volta italiani. Armi e soldati che le avrebbero portate via erano però anche i simboli della fine dell'orrore, la guerra era davvero finita e con trepidazione si guardava al futuro. Tra i civili e militari c'era anche euforia e voglia di normalità, condivisione di esperienze passate e sogni futuri; qui alcuni scatti che uniscono appunto civili e militari.
  • Ragazza in bicicletta

    Dietro la ragazza in bicicletta possiamo vedere la scritta [ALBERG]O DUE LAGHI - VINO SANTO. Là dove si serviva il rinomato vino santo era d'uso un tempo farlo ben presente ai viaggiatori con scritte in evidenza.
  • Dote di Margherita Chistè - 1857

    Margerita era figlia di Cristoforo Chistè del fu Francesco e sposa di Giovanbattista del fu Pietro Bassetti. Ai numeri 4 e 6 troviamo l'orleans, un tipo di tessuto leggero, lucido, di cotone o misto di cotone e lana, come riporta il
  • In bicicletta a Vezzano

    Loredana Garbari in bicicletta all'esterno del ristorante che si trovava vicino alla fontana della piazza di Vezzano: da notare la scritta che pubblicizza il Vino Santo, che vendevano all'interno del locale.
  • Asilotti in campagna

    I bambini dell'asilo, coi loro grembiulini, sono impegnati nel mettere a dimora delle piantine accanto ad un vigneto. Una maestra li sta aiutando, altre donne con piccolini in braccio li stanno guardando. In primo piano contenitori di diverso materiale: legno, metallo, vimini.
  • Carta dotale di Irene Poli - 1887

    Carta di dota di donna benestante data la quantità di vestiti, oltre ai mobili ed ai fiorini spettanti "in conto di legitima". Come di consueto l'atto vede come protagonisti il padre della futura sposa e quello del futuro sposo. Lo stimatore dei beni è un sarto. La trascrizione completa per una prima rapida lettura è allegata.
  • Testamento di Giabatista Bassetti - 1855

    Sono qui riuniti due documenti tra loro collegati che documentano come in un testamento venissero stabilite le modalità del funerale e delle messe in suffragio del deceduto, oltre che la successione dei beni. È documentata la tradizionale distribuzione del sale alle famiglie partecipanti, riportando la vecchia definizione di famiglia "fumante", ossia famiglia patriarcale convivente sotto lo stesso tetto. Riguardo la successione ed il diverso trattamento riservato a uomini e donne si rimanda alla lettura dei documenti, trascritti integralmente per una più rapida prima lettura. -------- Trascrizione dei documenti: Copia del testamento di Giabatista Bassetti Nella Canonica di S. Massenza 24/7/1855 Giovanni Battista Bassetti di S. Massenza in istato di mente sana e d'intelletto alla presenza degli infrascritti chiamati e presenti quai testimoni ebbe a dichiarare la sua ultima volontà pel caso di morte nel modo seguente: Ordino che il mio corpo venghi accompagnato alla tumulazione da quattro reverendi sacerdoti, dai prossimi miei parenti e da una persona di ciascheduna famiglia di S. Massenza colla distribuzione di libre tre di sale per ciascheduna fumante in S. Massenza. Ordino che i miei eredi facciano celebrare dal Rev.do Sacerdote locale soliti uffici del se.so(?) ed anniversario e s. messe N 30 sieno celebrate infallantemente entro l'anno della mia morte in suffragio dell'anima mia. Istituisco in miei eredi universali i due miei figlioli cioè Claudio e Vincenzo. Lascio la porzione legittima della mia facoltà alle due mie figlie che sono Rosa e Margherita. Restando a me superstite mia moglie Teresa ordino i miei due figli Claudio e Vincenzo paghino cadauno fiorini abusivi 10 per ogni anno sino che ella vive cioè in tutti e due annui fiorini abusivi plateali 20 però colla condizione espressa e chiara che essa resti in istato vedovile e non altrimenti. Lascio inoltre da godere vita sua durante a mia moglie Teresa la camera di mia casa che è sopra gli orti e la cucina in comunione possa goderla cogli anzidetti eredi, e qualora non volesse essa abitare cogli eredi nella mia casa e si determinasse di abbandonargli per recarsi ad abitare altrove non potrà avere nessuna pretesa rapporto a ciò ma perderà il diritto della qui nominata camera e cucina. Preletto innanzi al testatore Battista Bassetti et ai chiamati testimoni colla dichiarazione del testatore essere questo scritto la precisa volontà ponendo esso testatore la sua firma col segno di croce venne esso scritto come sotto ultimato X segno di croce di Giovanni Battista testatore. Chierico Polli Celestino ho viduto Giovanni Battista Bassetti a fare il segno di croce in confirma che lo scritto che segnava comprendeva la ultima sua volontà e dichiaro d'aver sentito a leggere al medesimo questa carta e d'avere rilevato io stesso i singoli vocaboli mentre al testatore venivano letti, desso punto per punto gli dichiarava di sua volontà. Giovanni Bassetti testimonio come sopra Prete Bassetti Francesco pregato scrissi e sono testimonio come sopra. ---- Codicillo L' illeterato Giovanni Battista Bassetti di S. Massenza fece alla presenza di noi sottoscritti testimoni il seguente codicillo al suo già fatto testamento dei 24 luglio 1855 e dichiarò quanto segue: Espose che alla propria figliola Rosa, ora Maestra di Scuola in S. Massenza, lascia a titolo di legato, a godere assieme alla propria Madre, la camera e la cucina come espresso nel suo testamento per la propria moglie sola, sul riflesso che detta camera e cucina sono più che sufficienti per ambedue, e che la figlia potrebbe anche essere di necessità per assistere la vecchia Madre e che la madre non possa opporsi a ricevere in tai locali la detta Rosa restando in stato vedovile sia l'una che l'altra e inoltre che siano decadute da tal diritto tanto la propria moglie come la figlia passando a matrimonio e senza poter pretendere indennizzo. Tale abitazione, dovranno essere Madre e figlia abbandonata dopo due anni dalla morte del testatore, perché vuole che i propri figli eredi debbano fargliene un'altra con tutte le sue comodità ed almeno di eguale grandezza, e questa verrà fatta sopra il Beneficio a fronte di Vincenzo Bassetti e tal godimento di stanza e cucina continuerà a vita, lasciando anche libertà agli eredi di fare alle stesse separata cucina, se si sentono in caso dopo la morte d'ambedue, o dopo il matrimoni, tai locali sieno dei suoi eredi in eguali porzioni. Esse avranno libero il passo e l’uso di questi locali dì e notte e diritto di collocarsi la necessaria legna, dove sarà d’incomodo agli eredi. Dichiarò inoltre che l'alimento che i propri figli eredi debbono pagare ogni anno alla propria moglie, dopo la morte sua del testatore di F.ni 20 in cumulo; debba passare alla figlia Rosa, subito dopo la morte della vedova e tale importo di F.ni 20 la figlia Rosa continuerà a percepirlo ogni anno finché è nubile e dire maritandosi sia decaduta da tale diritto che il suesposto sia la precisa sua dichiarazione e precisa volontà siamo pronti anche a confermarlo col giuramento alla bisogna. Padergnone ai 16 Settembre 1859 nove. Pedrotti Francesco testimonio Pedrotti Pietro testimonio Prete Giorgio fui pregato scrissi e fui testimonio come sopra
  • Scuola di sartoria

    Anna Pedrini di Padergnone, dopo la scuola dell'obbligo frequenta a Trento la scuola di avviamento professionale per sarta della durata di tre anni. Era questa una professione molto richiesta che una donna poteva svolgere anche in casa. Qui la vediamo con le sue compagne di corso: Bianca Gaddo, Silvana Ciurletti, Alma Trentini, Anna Maria Fanti, Gina Bottura, Maria Pia Nadalini, Bazzanella Valentina, Lidia Broscatruni, Anna Cantelli, Iole Degasperi, Antonia Gardumi, Giovanna Biasioli, Giulietta Fogarolli.
  • Lavorazione artigianale delle barbatelle

    Queste foto dimostrano come anche in tempi recenti a Padergnone si lavoravano a mano le barbatelle, ossia le talee della vite ( "calmi" nel dialetto locale). Se il lavoro in campagna era solitamente prerogativa degli uomini, le fasi da svolgere "in casa" erano di competenza delle donne. In inverno gli uomini si occupavano della potatura delle viti; i tralci ("sarmentèi") venivano tagliati in pezzi di circa 40 cm, privati delle gemme e conservati in locali umidi. In febbraio-marzo erano le donne ad innestare ("calmar") per mezzo di appositi coltelli i tralci nel portainnesto. Gli innesti venivano poi sistemati in casse, coperti da segature, e posizionati in stanzoni riscaldati con fornelli a segatura, dove stavano per circa 40 giorni, nei quali spuntavano radici e foglioline. Nella prima foto, del maggio 1988, vediamo Agnese Pedrini impegnata nel ("descasar") ripulire dalle segature gli innesti, dietro vediamo le casse impilate. Nella seconda foto, fatta nello stesso momento, vediamo la sorella Anna che pianta gli innesti, anche se questo era un lavoro solitamente maschile. Mentre in origine questi impianti venivano fatti sul limitare dei boschi di Padergnone, in quegli anni, in cui la produzione era già cresciuta, lo si faceva nelle campagne di Riva del Garda, dove c'erano ampi spazi; ora si va nel Veronese. Le piantine dovevano poi essere curate fino all'autunno, quando gli uomini le estirpavano facendo attenzione a non danneggiare le radici e le portavano a casa. Toccava poi alle donne selezionarle e legarle in mazzi da 25 pronti per la vendita, che avveniva soprattutto in autunno-primavera. Quelle invendute, come vediamo nella terza foto dell'aprile 1993, venivano di nuovo selezionate, gli si tagliavano le radici e si ripiantavano insieme ai nuovi innesti: erano i cosiddetti "rimessi". Ora il lavoro viene svolto con l'ausilio di macchine, in serre; è tutto programmato in base alle richieste, più o meno sanno già le quantità e le qualità da preparare un anno per l'altro.