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Placito del principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo sui diritti della Roggia di CalavinoQuesto importante documento, di cui una trascrizione dell'originale è presente nell'Archivio Parrocchiale di Calavino, redatto in risposta alle sollecitazioni della Comunità di Calavino, ribadisce che le acque che scorrono nel territorio di Calavino sono di proprietà dei vicini. Molto interessante l'elencazione delle diversificate attività artigianali presenti e radicate sulla roggia: "Mulini, i loro Folli del Panno e delle Fongarolle, le loro Fonderie Ferrarie e Seghe di Legnatico". Non trovando riscontro al termine "fongarolle" si ipotizza che possa essere stato compiuto un errore di trascrizione e che ci si riferisse alle "fojarolle", ossia lo scotano, pianta che veniva lavorata fino ad inizio novecento per l’impiego nella concia delle pelli e nella tintura, essendo ricco di tannino e trementina. --- Così lo riporta Mariano Bosetti: “Fedel nostro diletto. Havendo la Comunità di Callavino, cioé li homini di Callavino coi suoi Regolani majore et minore ed a mezzo Vostro fatto a noi preghiera di voler giudicare e poi confermare le loro ragioni e diritti riguardo alle loro acque, che vi nascono copiosamente et servono per Molini e portano truttelle, Noi quale Principe Padrone del territorio avendo esaminato la Carta del privilegio concesso dal Nostro antecessore Duca di Massovia dei 7 Junio 1437 per li homini et Università [comunità che agisce verso comuni obiettivi] degli homini di Callavino, di cui ancora in quel tempo su le prove date, fu giudicato essere tutte le Acque di Callavino, perché correnti su terra privata, di proprietà assoluta di detta Università o Comunità quindi proprietà dei Vicini di Callavino assieme alla pesca particolare che poi il Nostro Prognato Cardinale Cristoforo Madrutio, nato in Castell Madrutio, Patrono del Dominio diretto della Terra di Callavino, Noi giudichiamo per le stesse cause come è stato deliberato dall’Eccelsa Superiorità del Nostro Principato, che tutte le Acque correnti in Callavino e della valle di Cavedine dentro la Podestaria di Trento ha donato liberamente e generalmente, salvis la dote di Castell Madrutio, agli homini e Vicini di Callavino, e principalmente quelle defluenti dalla Fonte del Liffré [Rio Freddo], giacente entro il prato del Beneficio della Pieve di Callavino e dalla fonte del Buso del Foram [Bus Foran] nel prato del Messer Floriano Gaiffis di Callavino, che corrono separate fin sotto il Molino di Messer Bortolo Graciadei fino al punto dove essa cade nel Lago di Toblino, sono di assoluta e perpetua proprietà privata dei Vicini della Comunità di Callavino per tutto lo spatio dalle stesse Acque percorso perché corrono unicamente entro l’habitato di proprietà di detti Vicini senza pregiudizio delle raggioni degli stessi che se ne servano per far andar i loro Mulini, i loro Folli del Panno [gualchiera per la follatura dei panni, azionata ad acqua] e delle Fongarolle, le loro Fonderie Ferrarie e Seghe di Legnatico, perché ne hanno diritti inveterati radicati nei loro edifici, possano fruire delle Acque come loro proprietà e solo paghino un hobolo a la Comunità per il Saltaro [guardia comunale] delle Acque. Confermiamo ancora il Documento di Privilegio del Vescovo Alessandro di Massovia e tutte le antiche consuetudini e Diritti dei Vicini su le Acque di Callavino, facendo di pubblica raggione che le Acque di Callavino unitamente al Remone di Toblino sono Acque di diritto privato [private dei vicini di Calavino] e non pubblico o domenicale [signorile] e sottostanno come Diritto privato delle Acque al Nostro Statuto Clesiano. Giudichiamo e riconfermiamo infine che la Pescaggione d’ogni specie in dette Acque e quelle nel Fiume Sarca e quelle a piede asciutto nel Lago di Toblino e Padergnone [riferimento a quello di S.Massenza sul territorio di Padergnone] è pure per antichi Privileggi e Nostro speziale riconoscimento un Diritto privato di tutti i vicini formanti la Comunità di Callavino. Voi Fedel Nostro Diletto, Capitano del Castell Madrutio, pubblicherete nella Regola di Callavino questo nostro Placito e ne provvederete la Scrittura nello Statuto di Callavino e nel Libro della Podestaria e l’observantia del Nostro Giudicato e impederete alcuna novità”
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Fèra fèra pèFilastrocca - gioco per bambini in dialetto trentino. Un'altra versione è descritta al n. 16 del fascicolo
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I mulino Pisoni "Tonati" ex Graziadei "Ferèri"I mulini Graziadei "Ferèri" I mulini Graziadei erano situati nel rione del Mas, il più antico di Calavino, sul ramale in sinistra idrografica della roggia che esce dal tunnel sotto l’edificio Chemelli. Nel 1860 risultavano qui attivi due mulini di Graziadei Bortolo fu B. "("Ferèri") e un mulino di Graziadei Domenico fu B. "("Ferèri"):
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I mulini Graziadei "Ferèri"Nel 1860 è documentata qui la presenza di due mulini della famiglia Graziadei "Ferèri": l'uno di Santo e Francesco, l'altro di Domenico.
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Il mulino Graziadei Antonio "Gioanét" poi fucina FlorianiNel 1860 è documentata qui la presenza del mulino di Graziadei Antonio "Gioanét":
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"Parole a cadena" all'UTETD di VezzanoAttività partecipativa all'interno di un incontro autogestito all'Università della terza Età e del Tempo Disponibile di Vezzano. L'incontro prevedeva la presentazione dell'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi con un momento dimostrativo di una possibile modalità di partecipazione diretta alla creazione di nuovi contenuti. Seduti in cerchio chiunque poteva prendere la parola dicendo un termine in dialetto trentino, spiegandone o chiedendone il significato. Altri potevano poi intervenire per dare proprie spiegazioni e varianti dello stesso vocabolo. Si passava poi a catena ad un'altra parola seguendo una qualsiasi connessione logica. In assenza di voci collegate chiunque poteva proporre un altro termine, anche pescandolo da un cestino di parole scritte su bigliettini.
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Breve storia del monumentoIl documento presenta in alto la seguente annotazione con scrittura a mano libera: "Copia di un dattiloscritto di don Giuseppe Jobstraibizer contenente la decifrazione di una pergamena e una breve nota illustrativa. 27.06.1991". Presenta poi sottolineature ed alcune note a margine. Racconta, come dice il titolo, la storia della costruzione del monumento, così come è documentata dai testi qui riportati e conservati in bottiglia sotto il monumento stesso. --- Trascrizione: ---- BREVE STORIA DEL MONUMENTO Questo ricorso fu eretto col favore del paese per volontà e iniziativa della gioventù di Padergnone, la quale colla scelta di un progetto principiò quest’opera verso la fine del 1919 dopo l’inaugurazione del monumento ai morti ….. presso il maso sottovi. Dal fondo allestito per la festa di inaugurazione del monumento era rimasta una piccola somma (circa 80 £ire) che riunita ad un’altra ancor più esigua (25 £ire) residuo del fondo raccolto poco prima per la fondazione della messa perpetua ai caduti in guerra, dopo essere stata sottoposta a varie discussioni e progetti circa il suo miglior impiego venne da qualcuno , e specialmente dai studenti locali raccomandata da adibirsi all’erezione di una lapide. Questa idea fù accolta favorevolmente in paese e tosto si pensò ai mezzi più adatti per completare la somma necessaria a tale scopo; si fece da prima una proposta di indire una colletta in paese, ma questa idea venne presto abbandonata, perché non si riteneva opportuno sfruttare troppo le famiglie già stenuate dalla guerra e poi perché una colletta era già stata fatta poco prima per la fondazione della messa predetta. Si propone allora di ragranellare l’importo mediante rappresentazioni teatrali. Ben accetta questa idea, si formò posto una società filodrammatica avente per moto “A COLORE GINESTRA” la quale si adoperò subito per la ricerca di un locale adatto onde costruirvi un teatrino colla minor spesa possibile. La fortuna arrise: Il locale (Le stalle presso l’Albergo) fu ceduto gratis dal proprietario Sig. Rinaldo e anche il teatro se si accetua la compera della tela pelsipario fu in breve tempo approntato: si può dire; senza incontrare spesa alcuna, grazie alla generosità si alcune brave persone. Ils ipario venne dipinto dagli studenti Miori Luigi, Tonini Roberto, aiutati nel resto del senario da Enrico Zuccati e in seguito per i scenari si presto molto Rigotti Rebo. Nel frattempo il Chierico Lodovico Tonini si assunse l’incarico di direttore di società di scena e come tale si diede con zelo ad insegnare come prima rappresentazione la difficile tragedia: “IL MACBETH”. Dopo lunghissime e faticose prove fu finalmente rappresentata nel ‘20 con esito più che favorevole e con rilevante incasso. Fatti così i primi passi, si pensò di stabilire quale fosse l’importo da raggiunger; quindi era necessario un disegno della lapide e , accettato questo, farne il preventivo. La società si rivolse allora allo scultore di Lasino Ceschini Mansueto, il quale presentò diversi abbozzi del genere, ma questi non piacquero specialmente ai Sigg. Rigotti e Miori, al cui parere s’era rimessa la Società. Sìaggiunga che correvano opinioni diverse pel fatto che non si era ben d’accordo sulla scelta del luogo per l’erezione del monumento: chi proponeva il cimitero, chi la Chiesa, altri presso la casa di Desiderio Chemelli attiguo alla porta del Magazzino Pompieri, altri presso il palazzo Comunale, altri infine presso il portone di Giulio Lunelli nel breve spazio che si otterrebbe smusando l'angolo formato dall'incontro col muro di recenzione; quest’ultimo fu anzi creduto il migliore e per molto tempo rimase anzi stabilito,ma per i molti inconvenienti che presentava questo lavoro, si fissò finalmente questo luogo. Il disegno del presente monumento fu elaborato dal Signor Rebo Rigotti e poi leggermente modificato e corretto; venne quindi presentato allo scultore di Lasino, il quale assumendosi l'esecuzione, valutò la spesa, a opera finita, si sarebbe aggirata sulla bella somma di tremila lire (3.000 £). Bisognava perciò lavorare ancora molto. Il teatro non poteva più bastare, bisognava appigliarsi ad altri mezzi: allora balzò l'idea di alestire un albero di Natale, che, data la buona volontà e simpatia di tutto il paese per l'opera iniziata, doveva senz'altro avere un magnifico risultato. Si istituì subito un comitato femminile allo scopo di raccogliere nelle singole famiglie doni e oggetti i più svariati, sotto la direzione della maestra Afra Garbari. Con attività veramente ammirabile il comitato femminile riuscì in poche settimane ad approntare abilmente un vaso di fortuna ricco di oltre 200. doni: nella festa di Natale del 1920 ebbe luogo l'estrazione dei numeri che fruttò la bella somma di £ 600. così la cassa aumentava rapidamente con visibile soddisfazione dei collaboratori, i quali con novello entusiasmo aprirono un secondo periodo di rappresentazione teatrale. Frattanto bisognava pensare all’epigrafe, compito dificile che nessuno del paese avrebbe saputo soddisfare. Il Sig. Rigotti , profondo e sperantista, desiderava (e gli studenti e altre persone consideravano questa idea) che l'epigrafe esprimesse un'alto ideale filantropico; essa non doveva essere un semplice e pio ricordo ai caduti, ma contemporaneamente doveva ispirarci a un orrore della guerra, a un sacro desiderio di fratellanza fra i popoli; essa doveva rievocare in brevi parole molte pagine sanguinose di cinque lunghi anni di coflitto mondiale, doveva essere pei posteri un monito severo e solenne e un'auspicio di pace e di amore. Il Sig. Tonini, nel ritornare all'università di Torino, se ne assunse l'incarico e dopo varie informazioni, si fece presentare al noto prof. De Santis; questi però, allegando pretesti, si ricusò indicando in sua vece un'altro professore suo discepolo che accolse volentieri la richiesta, ma poi produsse un'iscrizione che fù oggetto di molte e accerbe critiche nel paese e quindi abbandonata. Finalmente nell'estate del 1921 si deliberò di consultare l'Egr prof. Nicolini del R. Liceo di Trento il quale acconsentì molto volentieri e fornì l'epigrafe che stà ora sul zoccolo. A tutto si provvedeva e mentre lo scultore lavorava alacremente atorno alla simbolica pietra la società filodramatica procedeva di pari passo nella sua attività teatrale. Ma ed onta dei sacrifici, si era ancor sempre lontani dall'importo stabilito. Bisognava quindi escogitare altri mezzi che favossero più presto l'impresa. Si pensò allora a diramare a pelli alle persone più cospique del paese e a quelle residenti all'Estero, specialmente in America. Alcuni risposero generosamente all'invito di una offerta. Totale offerte Lire 414 N B NB- Nella bottiglia rinvenuta nel monumento smontato furono trovate due pergamene la prima, la più grande che abbiano potuto copiare in pieno è ancora, in buono stato di conservazione, la più piccola è gran parte illeggibile perchè nella bottiglia ci furono dalle infiltrazioni di acqua che la deteriorarono. Si può però ancora rilevare che la filodrammatica e l'orchestrina diretta da Pedrotti Emanuele contribuirono con l'importo di £ 2.500. Il resto che ancora mancava fù ragranelato con vasi di fortuna. Furono trovati leggibili i seguenti nomi di collaboratori e offerenti e soci d'appoggio.- 1) Biotti Attilio 2) Biotti Albino 3) Miori Enrico 4) Carlini Emilio 5) Beatrici Angelo 6) Pedrotti Giuseppe 7) Maccabelli Vittorino 8) Biotti Tallio 9) Enrico Decarli 10) Bernardi Giusepre 11) Tonini Arduino 12) Giovanni Tonini 13) Biotti Mansueto 14) Guido Biotti 18) Gennaro Rigotti 19) Mauro Donato 20) Cesare Mauro 21) Bernardi Edoardo 22) Padrotti Arturo 23) Beatrici Baldessare 24) Tonini Vincenzo 25) Pedrini Emanuele 26) Rigotti Angelo Purtrppo i molti altri nomi l'acqua qui ha completamente cancellati. L'erezione di questo monumento avenne lì 2 settembre 1921 essendo Sindaco il Sig. Decarli Enrico e curato Tamanini don Giuseppe ./././././. ===== Il 10 maggio 1969, viene spostato il monumento nell'interno del nuovo piazzale della vecchia chiesa. Tale provvedimento si rendeva da tempo neccessario per una più conveniente sistemazione. Dove si trovava il monumento correva serio periccolo per le norne traffico sulla vicina strada Statale; per i nuovi lavori fatti nelle vicinanze di esso veniva a trovarsi troppo abbandonato; mentre nella nuova sistemazione occupa un posto più adatto per essere circondato di una aiola dove il ricordo dei cittadini può essere espresso con più rispeto e calore. La Pro Loco di Padergnone, presi i debiti accordi con le Autorità Civili ed eclesiastiche si prese l'incarico di trasportare il monumento, assumendosi le relative spese alle quali concorse anche il Comune. Alla data del 10.5.1969 erano ancora viventi i seguenti combattenti la guerra 1915/1918: 1) Bassetti Germano - Beatrici .Germano – Morelli Valentino - Rigotti Egidio - Sommadossi Evaristo - Rigotti Sennen - Biotti Attilio - Bassetti Leopoldo - Beatrici Beldessare - Mauro Donato - Rigotti Gennaro - Poli Attilio - Pedrotti Arturo - Bernarti Edoardo - Trapasso Antonio. Era Sindaco il Sig. Morelli Giuseppe Era Parroco il M.R. don. Iobstraibizer Giuseppe Presidente della Pro Loco - Biotti Romeo. Nel piedestalo del monumento furono rimessi le sette monetine austriache le tre monete di rame italiane che vi posero i primi costruttori del monumento del 1921. ad esse furono aggiunte lemonete di metallo in corso alla data del 10.5.69 Nella bottiglia sono state rimesse le due vecchie pergamene assieme ad una copia della presente. Lì 10.5.1969 ./././././.
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Banda Sociale di CavedineL'atto di fondazione della Bandina Sociale di Cavedine risale all'11 giugno 1892, dato ricavato non già dal documento ufficiale, purtroppo mancante, ma dalla ricostruzione effettuata a partire da fonti scritte successive. La creazione di un'associazione culturale-ricreativa di questo tipo richiese un notevole sforzo finanziario del quale si fece carico l'intera comunità. Nei suoi primi anni di attività la bandina di Cavedine, partecipò attivamente alla vita della comunità accompagnando con la sua musica sagre paesane, processioni religiose e civili e anche concerti per privati benestanti. Di quel periodo è la partecipazione della banda al "Giubileo Hoferiano" tenutosi ad Innsbruck il 28-30 agosto del 1909, la prima delle grandi uscite che l'associazione avrebbe svolto nella sua storia ultracentenaria. Durante il corso del primo conflitto mondiale l'attività associazionistica della banda venne forzatamente interrotta, per riprendere con gradualità negli anni del dopoguerra. I problemi politico-economici legati al periodo post-bellico e soprattutto l'emigrazione di massa ridimensionarono l'attività del sodalizio; nonostante tutto fu proprio in quegli anni di crisi che l'associazione perse la primitiva denominazione di "bandina" a favore dell'ancor oggi in uso "Banda Sociale di Cavedine". Le prove, concentrate durante il periodo di stasi agricola, rinnovavano di anno in anno il repertorio costituito prevalentemente da marcette ed inni patriottici, non facendosi mancare, talvolta, l'impegno della musica operistica. Oltre all'aspetto musicale, va sottolineato anche quello inerente l'immagine: nel corso della sua storia la banda vide l'alternarsi di ben cinque divise. Le prime avevano il cappello piumato, ispirato alla tradizione austriaco-tirolese (ricordiamo che fino alla fine della Prima Guerra Mondiale il Trentino-Alto Adige faceva parte dell'impero austro-ungarico). Con l'avvento degli anni sessanta la fase di stanca dell'associazione sembrò riflettersi anche sulla divisa, che per oltre un decennio si limitò al solo berretto. Negli anni '70-80 si ritornò alla divisa completa, di taglio diverso e distante dal modello originale. La divisa attuale è stata rinnovata in occasione del centenario di fondazione e volutamente richiama molti aspetti della tenuta originaria, a testimonianza della propria lunga storia (si vedano le varie fotografie correlate). FONTE: tesi di laurea, La banda: ieri e oggi, relatore: prof.ssa Rossana Dalmonte, correlatore: dott. Marco Uvietta, laureando: Daniele Gober, Università degli Studi di Trento, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in Scienze dei Beni culturali, a. acc. 2004-05. Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da importanti cambiamenti in seno al direttivo e da un progressivo e costante miglioramento della qualità e dell'esecuzione di un rinnovato repertorio; l'aspetto musicale è stato affidato dal 2014 al giovane maestro Roberto Garniga, mentre dal 2019 la presidente è Barbara Travaglia, la prima donna nella storia dell’associazione a ricoprire questo ruolo. Oggi la Banda Sociale di Cavedine può vantare un organico numeroso e di qualità, un rinnovato parco strumenti e un vasto repertorio che spazia dai brani originali per banda alle moderne colonne sonore ed ai pezzi classici, senza dimenticare le tradizionali marce da sfilata. Merito dei responsabili della Banda è anche quello di aver saputo valorizzare le leve giovanili, organizzando corsi di formazione musicale in collaborazione con la Scuola Musicale Alto Garda, consci del fatto che la banda svolga un ruolo di educazione ma anche un momento di amicizia e di ritrovo. La soria della banda è qui narrata attraverso foto e documentati presenti in questo archivio: