Contenuti
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Finestra galleria Val di Ranzo
Finestra usata per la manutenzione della galleria di derivazione Ponte Pià - Santa Massenza. Accanto vi è un pannello illustrativo. -
La Madonna dei sassi
Nel centenario della frana caduta dalle "Cruze al tof dela confin" durante una precessione delle rogazioni, come ricordato in un quadro ex-voto esposto nella chiesa di Ranzo, è stato inaugurato il monumento dedicato alla Madonna dei sassi, scolpito nella pietra da Aldo Rigotti, artista del luogo. Bibliografia: -
Sentiero Margone-Ranzo
L'antico impervio tracciato che univa Margone e Ranzo è ora parte del Sentiero SAT 627 di San Vili e nella parte centrale trasformato in SP 18 DIR Ranzo. Da Margone si prende subito prima della grande curva della strada che delimita il paese, si scende passando accanto al fitodepuratore delle acque reflue dell'abitato, si giunge sulla provinciale e la si segue fino a reincontrare il sentiero che scende alla "Madonna dei sassi" e arriva poi tranquillo a Ranzo. Oltre a congiungere i due paesi, fino alla costruzione della strada nuova, era un tempo utilizzato da quelli di Margone per raggiungere Toblino o il Banale via Ranzo, e da quelli di Ranzo per raggiungere Vezzano via Scal. Veniva usato anche per le rogazioni che Margone e Ranzo condividevano; un quadro ex-voto conservato nella chiesa di Ranzo illustra una frana avvenuta nel 1890 proprio su questo sentiero. A 100 anni da quell'evento, per ricordarlo è stata realizzata la "Madonna dei sassi". --- Bibliografia -
Strada Toblino-Ranzo
Detta anche strada di Paone o della Valbusa, dalle località che attraversa, era l'unica strada di collegamento di Ranzo al fondovalle prima della costruzione dell'attuale SP18 nei primi anni '50 del novecento. Quando questa viene chiusa per manutenzione è ancora la strada per Castel Toblino ad essere utilizzata, seppure a senso unico alternato. Parte dal viale alberato di fronte a castel Toblino, fiancheggia una casa colonica che per secoli è stato un mulino, e si inerpica poi nella forra del rio Ranzo o Val Busa, che nella parte alta è asciutto e lascia allo scoperto un pozzo circolare. Lungo la risalita si incontra una palestra di roccia e deviazioni che portano al sentiero della Madruzziana verso Santa Massenza, alla finestra di servizio della condotta forzata Ponte Pià - Santa Massenza, al sentiero naturalistico del Monte Oliveto panoramico sul lago di Toblino. Ogni punto di interesse è ben presentato da relativa cartellonistica. Prima di arrivare a Ranzo si incontra anche l'impianto di fitodepurazione delle acque reflue dell'abitato e quindi si giunge in paese. --- Bibliografia -
Capitello a Santa Barbara
Costruito nel 1947 dai minatori impegnati nello scavo delle gallerie sulla strada Lon-Margone, a servizio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza, per venerare la loro Santa protettrice ed averla vicina. Santa Barbara, secondo il culto, rinchiusa in una torre dal padre è stata martirizzata e poi uccisa dal padre stesso per aver abbracciato la fede cristiana; il suo collegamento ai minatori ed ai vigili del fuoco si deve al fatto che le fiamme accese ai suoi fianchi si spengono subito, mentre il padre, dopo averla uccisa, viene incenerito da un fulmine a ciel sereno. --- Bibliografia: -
Pozzo piezometrico presso maso Rualt
Costruito a servizio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza quale vasca di espansione. L'altitudine è la stessa del Lago di Molveno cosicché l'acqua che dal lago di Molveno raggiunge le saracinesche a Santa Massenza, arrivata in fondo alla condotta forzata, risale il pozzo per il principio dei vasi comunicanti, evitando così che le stesse siano sottoposte ad una pericolosa sovrapressione. Con la visione dall'alto è riconoscibile la grande forma circolare. La costruzione della strada per raggiungerlo dal fondovalle è stata di fondamentale importanza per gli abitati di Margone e Ranzo. -
Grotta 1100 ai Gaggi
La Grotta 1100 ai Gaggi venne intercettata casualmente nel 1947 durante i lavori di perforazione dei tunnel che convoglia le acque dei Lago di Molveno alla centrale idroelettrica di S. Massenza. Per accedere alla grotta si deve percorrere per 500 m il traforo dell'Enel, sulla strada per Ranzo in località Gaggi, e quindi si procede per 1100 metri nella condotta forzata. Traversando una porta stagna, si giunge così a questa straordinaria grotta per raggiungere la quale non c'è un accesso naturale. Essa si sviluppa proprio al centro della montagna, sotto il punto di massima elevazione del monte Ranzo (dove l'abbiamo posizionata in mappa), in leggero degrado in direzione del Lago di Molveno. Gli speleologi possono entrarvi, col permesso dell'Enel, solo quando viene svuotato il Lago di Molveno e la condotta forzata è perciò libera dall'acqua; tale occasione si è per ora verificata solo tre volte: nel 1948, 1981, 1992. Quando le occasioni di accesso ad una grotta sono così rare, gli speleologi sfruttano il poco tempo disponibile arrivando a 10/12 ore di permanenza continua in grotta; per ora sono riusciti a perlustrarne circa 2 km, incontrando sale, strettoie, cunicoli, cumuli di frana, torrenti, laghi, cascate, pozzi, sifoni, camini. All'interno della grotta scorre circa un metro cubo di acqua al secondo e non ci è dato di saper dove vada a finire, non si è riscontrata nessuna forma di vita, ma una elevata presenza di sostanza organica. --- Bibliografia: -
Finestra ai 5 roveri
In località "5 roveri", nel territorio del Comune catastale di Fraveggio, sulla strada per Margone/Ranzo, a 685 metri di quota, si apre la galleria principale di servizio alla condotta forzata Molveno-Santa Massenza. Nello spiazzo antistante la finestra c'è un edificio con un piccolo ripetitore radio in uso ai vigili del fuoco e una cabina di trasformazione elettrica accanto alla quale si imbocca la parte alta del sentiero dello Scal. -
La finestra ai Gaggi da Lon
Ben visibile il grande deposito di materiale all'esterno della finestra ai Gaggi estratto dalla galleria di servizio alla costruzione della condotta forzata Molveno-Santa Massenza. -
Finestra ai Gaggi
Si tratta di una "finestra" di scarico per il materiale di risulta dello stato di avanzamento dello scavo della condotta principale che dal Lago di Molveno arriva fino alla centrale di Santa Massenza. Parte del materiale estratto ha formato un grande piazzale davanti alla finestra stessa e la grande massa di materiale è visibile da lontano. In un primo tempo era raggiungibile tramite teleferica da Vezzano, poi è stata realizzata una strada camionabile; ora il tratto che si discosta dalla SP18 è una strada forestale barrierata. Nel 1947, durante i lavori di scavo è stata intercettata nel bel mezzo della montagna una grotta naturale, poi denominata "1100 ai Gaggi". Nel 1951 una frana ha provocato la morte di due operai: il ventenne Luciano Zuccatti ed il quarantenne Cosimo Fucci. Lo stesso anno il cinquantatreenne Maurizio Paissan è morto di infarto mentre saliva ai Gaggi in bicicletta per andare a lavorare nelle gallerie (una lapide sul posto lo ricorda). Attualmente viene utilizzata solamente come finestra d'ispezione. --- Fonti: -
Riparazione strada "Scal"
Il sindco del comune di Margone, Tasin Giovanni, scrive "Al Lodevole Comune di Fraveggio-Sta Massenza" informando che il Comune di Margone "riparò la strada dello Scal" con una spesa di 120 lire e "Di questo importo, giusta convenzione consuetudinaria, spettano 2 terzi al Comune di Fraveggio-Sta Massenza e 1 terzo al Comune di Margone", lo invita perciò a versare le 80 lire di sua competenza. Il timbro del Comune di Margone visibile in fondo al documento riporta al suo interno l'immagine della Madonna Immacolata. -
Sentiero dello "Scal"
Antico e ripido sentiero, lungo circa 4 km, che unisce Santa Massenza (255 m slm) e Fraveggio (433 m slm) a Margone (951 m slm), percorribile in salita solo a piedi ed in discesa anche con le slitte. Nei tratti più ripidi il fondo è costituito da scalini scavati nella roccia, il resto è selciato con qualche punto sorretto da muri a secco, alcuni tratti risentono del passaggio del tempo e dell’abbandono e sono ormai in cattive condizioni, altri pezzi sono in terra battuta. Veniva usato anche dagli operai, carichi di materiali, per raggiungere la finestra ai "5 Roveri" fino alla costruzione della strada, ora SP18, che proprio lì attraversa. La parte dai "5 roveri" verso Maso Rualt, in mezzo al bosco, è tranquillamente percorribile; la parte sottostante è più pericolosa ma molto panoramica e particolare, non ha un accesso sulla strada (se non scavalcando il guardrail poco sotto la piazzola dell'elisoccorso). La carta di regola di Margone del 1708, che ha sostituito la precedente andata perduta, al capitolo 16° stabiliva "Che ogni vicino sia obligato aggiustare le strade de' comunali, ciovè quella di Gaza e Sc(a)l, ogni qualvolta verrà commandato dal giurato, sotto pena di troni 2 per cadauna volta alli contrafacienti." In una documento del 1924 troviamo invece che la manutenzione del sentiero dello Scal spettava al comune di Margone che veniva poi risarcito per i ⅔ della spesa dal Comune di Fraveggio-Santa Massenza. Era un tempo la via di collegamento diretta tra Margone ed il fondo-valle e serviva a quelli di Fraveggio per per portare in "malga" le loro bestie a maso Rualt, proprietà di quella comunità. --- Bibliografia: -
Strada Vezzano - Margone/Ranzo
La strada di collegamento tra Vezzano e Margone/Ranzo, strapiombante sulla Valle dei Laghi, è una fra le più suggestive e panoramiche del Trentino. In 5 km da Vezzano si raggiunge il bivio Ranzo/Margone, da lì in 2 km si sale a Margone o in 4 km si arriva a Ranzo. La sua storia è iniziata nel 1947 quando i lavori di costruzione della centrale idroelettrica di Santa Massenza hanno reso indispensabile il collegamento fra il fondo-valle, le finestre "ai Gaggi" e "ai 5 roveri", il Pozzo piezometrico, presso maso Rualt nelle vicinanze di Margone. Così come la centrale, anche la strada è stata costruita su iniziativa della Società Idroelettrica Sarca Molveno (S.I.S.M.); ha poi eseguito i lavori l’Impresa Farsura. A seguire il Comune di Vezzano ha poi realizzato la strada che collega il bivio di Margone con Ranzo, raggiunto nel 1954. La costruzione della strada ha fatto due morti sul lavoro: Remo Maltratti di anni 20 nel 1947 sul tratto Vezzano- Margone ed Enrico Daldoss di anni 50 nel 1950 sul tratto verso Ranzo, ambedue causa lo scoppio ritardato di una mina. Fino ad allora Ranzo era collegato al fondo-valle con la strada che percorre la Valbusa fino a Castel Toblino, e Margone col ripido sentiero dello Scal che scende a Fraveggio e Santa Massenza; c'era poi il sentiero delle Cruze che univa i due paesi. La provincializzazione, nel 1997 del tratto Lon-Ranzo, e poi verso il 2005 anche della diramazione per Margone, ha permesso una manutenzione ed una messa in sicurezza più puntuali ed incisive con allargamento di lunghi tratti, messa in opera di reti paramassi e guardrail. Precedentemente era nata la SP 18 Terlago e Laghi di Lamar, che si dirama dalla SS 54 bis della Gardesana nei pressi di Cadine, da quella poi la diramazione per Vezzano (via Lon-Fraveggio) e quindi le due diramazioni sopraddette. La Provincia aveva anche previsto il proseguimento della strada verso Nembia-Molveno ma dopo la costruzione del primo tratto il progetto è stato sospeso. --- Bibliografia: -
Lapide dei vezzanesi ad Italo Conci
L'epigrafe sulla lapide posta all'ibterno della cappella cimiteriale di Vezzano recita: IN GLORIA DI ITALO CONCI FIERO COMBATTENTE D'ITALIA ARDENTE LEGIONARIO DI RONCHI ANIMA LUMINOSA DI FEDE E DI DEDIZIONE PURISSIMA QUESTO RICORDO I VEZZANESI POSERO N. A VEZZANO L'8 FEBBRAIO 1893 M. A FIUME D'ITALIA IL 26 DICEMBRE 1920 -
Tumulazione di Italo Conci al Vittoriale
Gabriele D'Annunzio durante la tumulazione della salma di Italo Conci nella stiva della nave Puglia al Vittoriale degli italiani, residenza di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera (Brescia). -
Salma di Italo Conci al Vittoriale
La salma di Italo Conci nella stiva della nave Puglia al Vittoriale degli italiani, residenza di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera (Brescia). -
Lapide a memoria di Italo Conci
Sopra la porta d'entrata della casa natale di Italo Conci è posta una lapide commemorativa con una epigrafe che recita: «Questo segno d'amore e di promessa I legionari di Ronchi Uomini liberi tra servi smarriti dedicano all'eroe Italo Conci che ucciso dai fratelli nella notte santa e orrenda di Fiume gli angeli della Redenzione avvolsero nel sudario di Cesare Battisti reso in consumabile dal Signore per accomunare il sacrifizio di tutti gli eroi trentini credenti nella Patria futura. Fiume, XXVI decembre MCMXX Vezzano, XXVI decembre MCMXXI». -
Italo Conci
Eroe fiumano nato a Vezzano nel 1893 e morto a Fiume nel 1920. Italo (Beniamino Giacomo Giuseppe) Conci è nato a Vezzano il 7.2.1893 da Pellegrinati Teresa e Angelo Conci (1853-1926). Il padre, oriundo di Trento, arrivato in paese in qualità di medico condotto, acquistò la casa in via Roma 5, dove nacquero Ada nel 1891 (che sposerà l'ingegnere Anselmo Anesi), Italo nel 1893 e Ivo nel 1901 (che emigrerà in Argentina nel 1934). Nel 1910 Italo emigrò in Argentina, dove rimase fino al 1915 quando l'Italia entrò in guerra contro l'Austria. A quel punto andò in Italia e nel marzo 1916 si arruolò volontario nell'esercito italiano, col nome di guerra loris Lionello, nella ferma convinzione irredentista che il popolo italiano dovesse essere tutto unito in un'unica patria. Fu valoroso, divenne ufficiale negli Arditi, venne ferito gravemente e guadagnò due medaglie d'argento al valore. Mentre lui combatteva al fronte contro la sua patria natale, la sua famiglia venne incarcerata in Austria. Col trattato di Versailles del 1919 l'Austria dovette cedere all'Italia il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia, ma non la Dalmazia e Fiume come previsto inizialmente dal patto di Londra in caso di vittoria. Nella notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 partecipò alla spedizione per l’annessione di Fiume all’Italia partita da Ronchi (Gorizia) guidata da Gabriele D’Annunzio, di cui lui divenne un fedelissimo seguace, addetto alla vigilanza della sua persona. Combattè a Fiume nelle fila della Legione trentina “Cesare Battisti” e morì il 26 dicembre 1920 nella "notte di fuoco" colpito dall'esercito italiano intervenuto per far rispettare quanto stabilito dal trattato di pace. La salma di Italo Conci venne portata al Vittoriale e poi deposta in un'arca, seguita nel tempo da quelle di altri dieci legionari che insieme circondano la tomba di Gabriele D'Annunzio. A Vezzano, una lapide commemorativa lo ricorda sulla sua casa natale ed un'altra lapide a memoria è posta nella cappella cimiteriale. A lui è venne intitolato il "Gruppo di Azione" di Vezzano, organizzazione istituita con la riforma scolastica Gentile del 1923 con lo scopo di togliere gli insegnanti dal loro isolamento e riunirli in una sorta di cenacolo culturale. Questo gruppo fu segnalato nella relazione-studio sulle scuole della circoscrizione di Trento (1925-1926) tra i più attivi a organizzare convegni, gare, scambi di visite, «feste per la dote della scuola» (una recita, un saggio ginnico, una lotteria), mostre didattiche locali. C'è chi rammenta una targa ad Italo Conci nell'entrata della vecchia scuola elementare di Vezzano e qualcuno ricorda che il grande cedro che c'era un tempo davanti alla scuola dell'infanzia fosse stato piantato in sua memoria. Anche la Banda di Vezzano venne intitolata ad Italo Conci (1931?) anche se dopo l'elevazione della Villa di Vezzano a Borgo nel 1998, essa assunse il nome di "Corpo Bandistico del Borgo di Vezzano". --- Fonti: -
briga
"averghe briga o miseria" si dice quando manca la voglia di fare qualcosa -
pàita
sonnolenza del dopo pasto -
còss
I "còssi" sono grosse larve, di insetti quali maggiolini e cetonie dorate, che vivono sotto terra. -
cossì
"cossì" cambiando l'accento, diventa il plurale di -
Come stat?
Alla domanda "Come stat?" (Come stai?) la risposta "Cossì cossì, come le dòne senza marì." (Così così come le donne senza marito.) viene così spiegata dall'anziana che la pronuncia: "Se digo "mal" l'è 'na bosìa e se digo "bèn", anca" (Se dico "male" è una bugia, ma lo è anche se dico "bene"), nessun accenno alla seconda parte del modo di dire che la dice lunga sulla condizione femminile di un tempo. -
Calchèra a Calavino
Questa classica fornace per la produzione della calce, semi interrata, si trova nella parte bassa del Gaggio dei Pini a monte della località Cesuron e a Nord della strada dei brozzi. La parte superiore esposta è protetta da una recinzione in legno. Per capirne il funzionamento e conoscere altre "calchère" della valle si rimanda alla voce del glossario collegata a questa scheda.