Nato a Cavedine l'1 settembre 1905, morto a Bolzano il 3 febbraio 1982. Compositore di messe e organista del duomo di Bolzano, oltre che polistrumentista e direttore delle bande di Cavedine e Salorno. Per un approfondimento si segnala l'articolo allegato.
Di lui, della sorella Maria, del fratello Ippolito, della mamma Adelina Galletti sono stati conservati dalla famiglia diversi oggetti e documenti, alcuni dei quali sono inseriti nell'Archivio della Memoria.
In questa immagine della benedizione della campana di Fraveggio sono ben riconoscibili il parroco del tempo, don Marco Leonardi di Tuenno, e il padrino della campana, Edi Bressan.
Altre foto di questo evento si possono vedere qui:
Sul sagrato della chiesa è immortalato l'arrivo di a Vezzano di don Narciso Strada circondato da due prelati e un gran numero di uomini e ragazzi.
I grandi archi rivestiti di rami di pino sorreggono stemma clesiano dei quattro leoni e una grande scritta: "Il gregge esultante e lieto augura al suo nuovo pastore lunga permanenza".
Dietro si può notare nell'edificio ora sede della Comunità di Valle, la presenza della parte sporgente sulla strada poi demolita.
La Candelora (2 febbraio) è la festa della Presentazione di Nostro Signore Gesù Cristo al Tempio; è chiamata così perché nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme.
Superata questa data il freddo dell'inverno sta per finire.
Interessante cartolina acquerellata della piazza di Vezzano.
Lo scatto è precedente al 1904, anno in cui venne demolita la chiesa, poi ricostruita più grande e con diverso orientamento. Il perimetro della vecchia chiesa è ora reso visibile nella pavimentazione in porfido del piazzale.
In primo piano si vede la diligenza trainata da due cavalli; oltre alla posta trasportava su prenotazione anche le persone con i loro bagagli. Proprio nella piazza di Vezzano c'era la sede del cambio cavalli.
Il servizio di trasporto pubblico che attraversava la nostra valle si chiamava "Il Pedone" ed era attivo sulla direttrice Trento-Sarche-Riva probabilmente da quando la strada venne ultimata nel 1848. Nel 1895 l'impresa Malacarne istituì una corsa giornaliera Trento-Ponte Arche con cambio di cavalli a Vezzano e tempo di percorrenza di 4 ore (6-10), ce ne volevano 7 per la tratta Treno-Tione.
Nel 1908 venne soppiantata da una vettura a motore come possiamo vedere in questa foto:
Due donne conversano tra loro lungo l'antica via del Borgo proprio dove si diparte via Picarèl. La strada è sterrata ma le parti accanto alle case sono selciate.
Sulla destra si vede l'edificio ora sede della Comunità di Valle; dopo il portone d'entrata della sala seminterrata, c'era una porta aperta dalla quale chiunque accedeva, tramite una scala interna, al piazzale della chiesa; la parte sporgente dell'edificio è stata poi demolita.
Sulla sinistra, la presenza dell'illuminazione pubblica elettrica accanto alla lanterna ad olio, oltre all'abbigliamento femminile, ci induce a datare lo scatto poco oltre il 1911, anno in cui l'elettricità è arrivata a Vezzano.
Accanto ai corpi illuminanti si vede la nicchia entro cui era presente un crocifisso, poi tolto dai Gentilini.
Altra lanterna, meglio definita, si può vedere in un'altra foto di Vezzano:
Oggi il muretto sulla destra non è più presente; al suo posto c'è un piccolo parcheggio.
La datazione è motivata dal fatto che sappiamo che la bambina ritratta è del 1941.
Sulla foto ricordo della visita a Vezzano dell'arcivescovo Carlo De Ferrari (1941-1962) si vede il parroco di Vezzano don Narciso Strada (1938-1957) e tra i fedeli è segnato con una x Franco Garbari .
In cima a via Ronch, vi era la nuova officina di Morandi Casimiro, falegname, dove l’Ecomuseo ha posto l’undicesimo ed ultimo pannello del percorso degli antichi opifici del Borgo.
È questo l’edificio con ruota idraulica di più recente costruzione, l’unico che prendeva l’acqua dal corso naturale della Roggia Grande. Tra il 1960 e il 1966 Morandi Tullio, "el rodèla" figlio di Casimiro, ed il suoi collaboratori producevano qui carri di diverso tipo.
Il fabbro carraio univa le competenze del falegname a quelle del fabbro per realizzare carri trainati da un bue o da una coppia di buoi, carri a due ruote per il trasporto dalla montagna di fieno (broz) e di legna (brozal), carriole e carrioloni, attrezzi da lavoro quali accette, falci, scuri, zappe, rastrelli, vanghe e badili.
Particolarmente delicata era la realizzazione delle ruote ed in particolare la rifinitura poiché in pochi secondi bisognava applicare a caldo la lama incandescente ed immergerla rapidamente nell’acqua fredda evitando così che il legno bruciasse.
Artistica era poi talvolta la rifinitura dei carri.
Don Dante Clauser è nato a Lavarone il 7 dicembre 1923 e morto a Trento l'11 febbraio 2013.
È stato parroco di Vezzano tra il 1958 e il 64, dove è ricordato per le sue iniziative, la capacità di coinvolgimento di tutte le componenti del paese, il sostegno dato alle associazioni, le gite...
È stato tra i protagonisti del rinnovamento seguito al Concilio Vaticano Secondo (1962-65) negli anni caldi del Sessantotto. A Bolzano ha fondato "La casa del fanciullo" ed a Trento il "Punto d'incontro", casa di accoglienza con laboratorio per italiani e stranieri senza fissa dimora.
Per la sua opera a fianco dei poveri e degli emarginati era chiamato “il prete degli ultimi”.
Il giorno della prima comunione i genitori organizzavano una merenda insieme presso le scuole ma Don Dante Clauser, arrivato a Vezzano nel 1958 portò delle novità: i bambini indossavano una tunica fornita dalla chiesa così come la merenda presso la locanda "Stella d'oro". Li serve Maria Carla Garbari.
La cerimonia religiosa è officiata da don Narciso Strada, parroco di Vezzano dal 1938 al 1957. Per l'occasione era stato allestito un altare su pedana in piazza Fiera.
Fra i tanti scatti realizzati a questa processione, sulla salitella dell'antico nucleo abitativo dei "Caschi", ne abbiamo selezionati alcuni che possono mostrare come era costituita la lunga processione.
Davanti vediamo i bambini ed a seguire gli uomini; fra loro vestono una tunica rossa i portatori del gonfalone, della croce e di due diverse coppie di lanterne, una coppia semplice in apertura e una coppia sormontata dalla raffigurazione dell'ostia in chiusura.
Li seguono le bambine e la statua della Madonna della Pace portata dai giovani della confraternita del Santissimo con le tuniche bianche e mantellina azzurra.
Chiudono la processione i parroci e le donne che portano altre due croci e i ceri. Un gruppo di donne porta il velo nero.
In archivio abbiamo la foto anche di un'altra processione, più solenne, mentre sfila ai piedi dei "Crozzòi":