Anello sulle tracce dei vecchi mulini di Ciago
Il percorso ad anello di circa un chilometro fra i mulini di Ciago va fatto a piedi e parte dal parcheggio che si trova in cima al paese proprio dietro la chiesa. Ci sono scale, parti con terreno accidentato e ripide che si alternano a tratti asfaltati; è perciò inadatto a bici e passeggini ma breve e quindi adatto anche a famiglie con bambini. Propone una sorta di caccia al tesoro alla ricerca delle tracce dei vecchi mulini.
In fondo a questa pagina si possono scaricare le tracce gpx e il pdf riassuntivo con la mappa del percorso. Puoi inoltre visionarlo, insieme agli altri anelli sulle tracce dei vecchi mulini in Valle dei Laghi, su Google Maps dove si trovano grazie alla geolocalizzazione fatta con my maps (se necessario qui trovi informazioni tecniche).
Se qualcuno avesse foto, documenti, testimonianze, oggetti... che possano arricchire questo percorso e con esso il patrimonio dell'Archivio della Memoria, saremmo ben lieti di pubblicarli, contattateci!
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Ci portiamo innanzitutto davanti alla chiesa poichè è proprio dalla piazza di San Lorenzo che parte il sentiero della "Val dei Molini" ed è lì che troviamo il primo pannello realizzato da Ecomuseo che introduce i mulini di Ciago:
Imboccato il sentiero della "Val dei Molini", lungo la discesa, è difficilmente individuabile e non percorribile la parte superiore di questo sentiero, raggiungeremo perciò la parte alta da altro percorso. Arrivati al ponte di legno che attraversa la roggia, possiamo vedere le cascate che essa forma sia sopra che sotto; proprio la ripidità della roggia e i suoi continui salti, hanno permesso il proliferare di tanti mulini in così poco spazio.
Prima di superare il ponte, alzando lo sguardo possiamo notare una macina nel luogo dove un tempo sorgeva un mulino in legno. Alle volte è ben visibile, altre volte la vegetazione la nasconde, vederla dipende quindi dalla vostra fortuna e abilità.
Appena superato il ponte lo sguardo invece deve andare a terra, si potrà così notare la lastra di pietra che copriva la derivazione che, dopo aver mosso la ruota idraulica del mulino di legno, andava a servire gli altri mulini sottostanti.
Scendendo lungo il sentiero si nota una macina utilizzata come elemento di decoro in un giardino privato. Si arriva poi a quello che un tempo era il mulino Zuccatti e lì la viabilità del sentiero comunale, modificata negli anni '40 con la costruzione di una ripida scala, ci invita a proseguire per la strada privata lungo la quale possiamo vedere altre macine di questo mulino.
Un tempo per andare da questa parte avremmo dovuto passare sotto una passerella, che metteva in collegamento diretto il sentiero con la soffitta della casa, e alla canaletta in legno della derivazione che portava l'acqua sull'altro lato dell'edificio sopra la grande ruota posta dove ora c'è la finestra. Tra la porta e la ruota c'era una una alta lastra di pietra che impediva agli schizzi di bagnare l'entrata dell'edificio. Osservando la casa, anche se manca ora di tutti questi elementi, li possiamo ricostruire mentalmente.
Accanto all'edificio possiamo vedere il successivo salto che l'acqua faceva muovendo così la ruota del mulino Eccel posto nello stesso caseggiato.
Accanto alla casa e alla strada, proprio sopra la roggia si può notare il vecchio pestino lì utilizzato.
Raggiunta via di San Rocco, giriamo a sinistra per arrivare all'entrata del mulino Eccel, lì è posizionato il secondo pannello realizzato da Ecomuseo sui mulini di Ciago e proprio davanti all'entrata c'è il pestino a due vasche che si usava lì.
Qui la roggia attraversa la strada ed un tempo l'acqua rilasciata dal mulino Eccel andava ad alimentare anche il mulino Cappelletti che, come vediamo documentato sul pannello, ha prima modificato la sua posizione e poi è stato ampliato, cosicché la roggia ha finito per passare sotto la casa. Fino ad allora la strada qui si restringeva in quanto un lavatoio abbeveratoio seguiva il corso della roggia invadendo lo spazio ora strada, la casa terminava di fronte alla roggia con un balcone, che permetteva l'accesso all'abitazione, sotto il quale c'era la grande ruota idraulica. I due piani adibiti a mulino avevano accesso dall'altro lato. La prossima cascata non è dunque visibile, si trova proprio sotto lo stuoino e botola davanti alla porta d'entrata di casa Cappelletti e la roggia prosegue intubata fino ad attraversare la nuova strada del Pedegaza.
A questo punto possiamo scegliere di tornare al punto di partenza seguendo la strada principale, ma volendo fare un anello un po' più lungo e completo, continuiamo per via San Rocco. Possiamo così vedere i due piani sotto la strada occupati dal mulino Cappelletti, prima di allontanarci dalla zona dei mulini prendendo la strada che sale: Via ai Segrai. Arrivati in cima ci manteniamo sulla sinistra e prendiamo un sentierino impervio per qualche metro ma che ben presto si immette in quello di collegamento fra Covelo e Ciago. Anche da lì arrivavano a Ciago per la ferratura dei buoi e per la macinazione della farina. Al primo bivio saliamo a sinistra (se non vogliamo proseguire il nostro giro a Covelo) e al secondo continuiamo a salire, quindi prendiamo quello di destra (se non vogliamo tornare nel sentiero della Valle dei Mulini). Arriviamo così sulla strada di Mondal e scendiamo per tornare in paese. Alla prima curva, chiamata "curva del ferar" (fabbro) incontriamo la roggia con le sue cascate: proprio lì, sopra la strada c'era la fucina Lucchi, di cui non rimane più nessuna traccia, se non nella mappa sopra riportata. Tutto il materiale da costruzione è stato portato via e riutilizzato, la natura si è ripresa lo spazio su cui poggiava, niente più fucina con "travai" (travaglio) annesso e vasca di carico; solo la fantasia può portarci ad immaginare di avvicinarci al "ferar" accompagnati dal martellio del maglio, scambiare due parole col fabbro che prontamente ferma la ruota e, trasformato in maniscalco, ferra il nostro bue. Quando Valentino Lucchi si è trasferito a Vezzano, l'associazione contadini ha costruito un travaglio a disposizione del paese sul proprio terreno sociale nel centro storico; era più facile chiamare il maniscalco in paese che portare tutti gli animali a Vezzano per la regolare ferratura.
Scendiamo ancora un po' e arriviamo a quel che era il mulino Cattoni. Di fianco all'edificio è ancora visibile il solco in cui passava la deviazione e giravano le ruote. Nel punto più alto, un'ampia concrezione di travertino, qui chiamato tufo, è ben visibile laddove passava il canale di derivazione che portava l'acqua sopra la ruota, attraverso un canale mobile in legno chiamato "doccia".
Ancora pochi passi in discesa e siamo al punto di partenza.
In relazione a questo percorso puoi scaricare la traccia gpx, il pdf stampabile con dettagli sul percorso, o seguire il percorso ed avere altre informazioni su Outdooractive.