Anello sulle tracce dei vecchi mulini di Padergnone e Calavino

Il percorso ad anello qui presentato parte dal campo di calcetto di Padergnone, attraversa il paese seguendo la Roggia Grande, risale il sentiero lungo la roggia di Calavino - forra dei Canevài, percorre il paese di Calavino, scende dall'antica strada imperiale per il rientro a Padergnone.

Si snoda per circa 6 km, un paio dei quali su suggestivo sentiero che risale la Forra di Canevài, il resto su strada asfaltata.

Essendo un anello si può scegliere di partire da qualsiasi altro posto così come si può scegliere di visitare separatamente i due paesi.

Ogni immagine di questa pagina porta a una scheda di approfondimento sul singolo contenuto, mentre in fondo alla pagina si possono scaricare le tracce gpx e il  pdf riassuntivo con la mappa del percorso.

Sui pannelli posti lungo il percorso ci sono cr-code che permettono al visitatore di accedere ad approfondimenti riguardo ogni luogo.

Se qualcuno avesse foto, documenti, testimonianze, oggetti... che possano arricchire il patrimonio dell'Archivio della Memoria saremmo ben lieti di pubblicarli, contattateci!

La partenza del percorso è prevista al parcheggio presso il campo da calcetto in Via San Valentino a Padergnone.

Questa via, ora secondaria, era fino al 1846, quando venne fatta la nuova strada Trento – Sarche col ponte alla Stretta, un tratto della strada imperiale che congiungeva Trento a Riva passando per Santa Massenza da una parte, da Calavino dall'altra. Guardando verso Nord vediamo la chiesetta di San Valentino in Agro e sullo sfondo la catena del Gazza Paganella.

Al di sotto del dosso vediamo il "maso di San Valentino" o "Maso alla sega", accanto al quale ci sono i ruderi della "sega del tof " ossia della segheria di travertino che fu qui attiva tra otto e novecento. Il travertino, estratto dal vicino dosso, veniva qui segato in blocchi squadrati da utilizzare per l'edilizia. La sega funzionava ad energia idraulica. Si trovava proprio lì la prima ruota idraulica di Padergnone sulla Roggia Grande, che già aveva mosso tante altre ruote a Vezzano.

Portandoci all'inizio della via, oltre il primo edificio vediamo la roggia che entra lenta in paese e un lavatoio coperto.

Era questa la sede di un mulino per la macinazione dei cereali e la brillatura dell'orzo la cui attività è documentata fin dal 1600-1700 e che ha chiuso i battenti negli anni '20 del '900.

È conosciuto dai padergnonesi come “Mòlin dei Pradi” ed era caratterizzato dal moto lento della ruota che sembrava ripetesse in continuazione: "Dio 'l t'aiuta".

Continuiamo il percorso sulla ex strada imperiale seguendo la roggia. Ben presto la strada se ne allontana e perciò, arrivati nei pressi del capitello dei Caschi, la abbandoniamo girando a gomito per prendere il "Passaggio dei Caschi", dentro il quale sono esposti vecchi attrezzi rurali, e torniamo a cospetto della roggia con "el Mòlin dei Péro”.

Qui il dislivello della roggia permetteva alla derivazione del mulino di compiere un salto e quindi aumentare la velocità della ruota che sembrava dire: “Se ‘l podrà ‘l te aiuterà” [Dio]. Il periodo accertato di funzionamento è equivalente a quello appena superato

Attraversiamo il "mulino" ed un altro sottopasso arrivando così alla via principale del paese nei pressi di "Casa caveau del vino santo", riprendiamo a seguire la roggia e, subito dopo il palazzo comunale e la chiesa della Regina della Pace, incontriamo quello che fu il "Mólin dela Gióana" con le macine esposte a ricordare il suo passato. Qui l'acqua scorre più decisa e la ruota cambiava di nuovo la sua velocità muovendosi  al ritmo del motto “El pòl se 'l vòl” [Dio].

Questo mulino è più giovane dei precedenti ma con loro ha chiuso l'attività engli anni venti.

Subito dopo si può osservare la derivazione per il successivo mulino costruito nel 1901 dai Miori che avevano acquistio esperienza  al "Mòlin  dei Pradi" ma che qui fecero un moderno mulino a cilindri ed un laboratorio di panificazione. Negli anni '20  continuarono poi l'innovazione con la produzione di energia elettrica a loro uso. Negli anni '30-'40 del '900 i Miori smisero la macinazione e dai primi anni 2000 il panificio continua la sua attività a Sarche.

La roggia si allontana dalla strada ma possiamo vedere quel che era il cementificio Miori e Graffer. Sorto nel 1902, al tempo isolato dal paese, frantumava le marne estratte dalla vicina Lasta dei Conti grazie a potenti magli mossi dalla ruota idraulica prima e dall'energia elettrica, prodotta presso il mulino, poi. Venduto nel 1943 alla famiglia Bassetti di Vezzano, fu adattato alla produzione di legname da opera e di imballaggi.

Prima della rotonda utilizziamo l'attraversamento pedonale arriviamo nella zona "Case Alloggi" costruite nel 1950 per i dipendenti della centrale idroelettrica di Santa Massenza, Subito a destra scendiamo le scale e arriviamo sulla strada che ci porta  a raggiungere la roggia di Calvino. Dopo poco un parcheggio utile per chi vuole iniziare il suo percorso da qui.

Superate alcune vasche della pescicoltura attraversiamo il ponte di Pendé ed entriamo nel territorio di Calvino.

Accanto a questo ponte, nel territorio di Padergnone è documentata la presenza nel 1500-1600 della fucina della famiglia a Prato di cui però non rimane traccia, anche perché in questa zona sono state realizzate diverse vasche per la pescicoltura.

In assenza di tracce, la mappa storica, anche se orientata al contrario rispetto al nostro procedere, può aiutarci a capire il confine tra Padergnone e Calavino nei pressi del ponte di Pendé.

Prendiamo il sentiero sulla sinistra che segue la roggia di Calavino. Dopo aver superato al centralina elettrica comunale ci immergiamo in un ambiente naturale che ci riserva sorprese continue: la cascata del fosso di Barbazan, salti e cascate che hanno scavato grandi vasche naturali dove un tempo maceravano la canapa, tratti tranquilli.

Il sentiero che costeggia la roggia si adegua con tratti piani ed altri ripidi addirittura con scale e ci porta ad incontrare alcuni "mulini" ancora prima di arrivare a Calavino, oltre alla macinazione dei cerali vi era la presenza di fucine con magli e trombe idroeoliche, follerie utilizzate per infeltrire la lana e non solo. Tra loro negli anni '60-'70 del '900 è stata installata ed ha funzionato una centralina elettrica privata. Sia per questi che per i successivi mulini di Calavino  abbiamo a disposizione le rappresentazioni grafiche di Ferruccio Morelli che ci mostrano gli stessi al tempo in cui erano in funzione.

Poco prima di entrare in paese, in un avvolto sulla strada possiamo osservare un "calcinér", ormai non è facile vederne per cui val la pena darci un'occhiata.

Arrivati in via Garibaldi giriamo a sinistra, superiamo il seicentesco capitello del Mas, e continuiamo fino al ponte del Cleo dove ci fermiamo ad osservare il caseggiato sulla roggia che un tempo ospitava ben tre mulini ponendo particolare attenzione a quel che resta della derivazione al loro servizio sopraelevata rispetto alla roggia stessa.

Superiamo il "cleo", cioè la salita che ci porta sulla provinciale, giriamo verso destra, oltrepassiamo la piazza ed il municipio e ci fermiamo alle strisce pedonali. A questo punto, davanti a noi, fino agli anni '50 del 900, avremmo trovato la piazzetta dei Ricci con il loro mulino sulla destra e la roggia di fronte con dietro la campagna e la strada principale che girava verso sinistra.

Visto che siamo qui, volendo possiamo proseguire fino alla curva, consapevoli di essere sopra una roggia, e girare a destra così da vedere il caseggiato in cui i Ricci avevano due mulini con panificazione, attivi fino ai primi anni '60. In fondo alla via, sulla sinistra, potremmo così vedere un loro pestino a mole per la brillatura dell'orzo ricostruito in un giardino. Guardando poi oltre il ponte possiamo vedere la roggia proseguire la sua corsa ed osservare la derivazione per i mulini dei Graziadei. A questo punto non ci resta che tornare sui nostri passi fino alle strisce pedonali e proseguire il percorso su quella che un tempo era la strada principale.

Sulla destra non possiamo non notare un raffinato portone sopra il quale, fin non tanti anni fa, era scritto "Pertinenze Villa Elda" ed accanto un portone più interrato: Era questa proprietà della fam. Pedrini proprietaria di Villa Elda (ora sede della Cassa Rurale) che qui ha trasformato un suo mulino per pochi anni a cavallo tra 1800 e 1900, in cementificio. Ancora pochi passi e, raggiunta piazzetta delle Regole, potremo osservare la roggia lambirlo e due grosse mole, presumibilmente del "pestino a molazze" del cementificio, recuperate dalla roggia e poste in bella mostra.
Dalla piazza guardando verso sinistra vedremo invece un altro loro mulino trasformato in centralina elettrica nel 1900, tutt'ora funzionante, ed avremo una bella visuale sulla roggia e le sue derivazioni.

Volendo possiamo allungare un altro po' il nostro percorso proseguendo per via dei filatoi, arriviamo in piazzetta ai Zoni, attraversiamo la roggia e seguiamo il marciapiede risalendo la valle sopra un tratto di roggia coperta.  Da qui in su la strada era un tempo spostata solo di un po' cosicché da lasciare spazio alla roggia e alla sua derivazione che lambiva il primo edificio che incontriamo per far girare la ruota di un altro mulino Graziadei, divenuto poi fucina Floriani. Poco oltre ad alimentare questa derivazione c'era la sorgente con l'ampia fontana dei Menetoi (ora racchiusa in una struttura di cemento rifornisce di acqua potabile l'alta val di Cavedine) e la sorgente del bus Foran che possiamo andare a vedere proseguendo sulla provinciale.  Il bus Foran nasce proprio subito sopra la cascata che vediamo dalla provinciale, attraversa la strada e si getta nella roggia di Valle, ossia la roggia di Calavino. Un tempo dal bus Foran partivano ben due derivazioni: una sopra la cascata andava ad alimentare una vasca di carico e quindi le ruote del mulino e della segheria Floria, l'altra a valle della cascata andava, come abbiamo visto, al mulino Graziadei.

Facciamo ora il percorso a ritroso fino al ponte di Cleo, andiamo avanti ancora un po' e poi entriamo del cuore di questo antico quartiere del Mas seguendo il vicolo dei Porteghi. Erano qui presenti i Grazidei ed il Furlanelli con le loro diversificate attività. Le ultime aziende attive sono state la fucina Manara, fino alla metà degli anni '60, e il mulino di Pisoni Paolo, che ha prodotto farina gialla fino ad inizio 2000.

Possiamo qui vedere la roggia e la sua derivazione con le sue saracinesche uscire da sotto un edificio ed infilarsi sotto terra, ma un tempo lambiva i caseggiati con le loro ruote idrauliche. Continuando sotto i portici troviamo una macina ad abbellire un angolo del Mas e l'angolo in cui un tempo era presente il travaglio del Morandi per la ferratura di buoi e cavalli.

Qui la Pro Loco qualche anno fa, per arricchire le feste madruzziane, aveva ricostruito un maglio e un follo  ad energia idraulica, che purtroppo nel tempo si sono molto rovinati.

Attraversiamo il cortile del ex-mulino Pisoni Paolo e raggiungiamo la vecchia strada imperiale che porta a Padergnone. Nella discesa incontriamo subito casa Pisoni-"Biasi" infilata tra la strada e la roggia. Su questo edificio erano presenti ben 5 ruote a servizio di un attrezzato mulino e di una segheria. In Archivio abbiamo molto materiale di questo mulino, all'interno la stanza dedicata al mulino contiene ancora molta della sua attrezzatura anche se al momento non è visitabile, all'esterno vediamo una delle mole del pestino ed il mulino a ruota idraulica ricostruito in formato ridotto che Emanuele Pisoni mette in funzione in particolari situazioni come la prima visita a questo percorso organizzata il 14 maggio 2022 all'interno del calendario Maniflù 2022.

Nella discesa, tutta su strada asfaltata ma scarsamente frequentata, rivediamo dalla parte opposta i mulini incontrati sulla salita della forra dei Canevai, superiamo il depuratore, la campagna di Padergnone fino a raggiungere il paese. Arrivati alla vecchia chiesa dei santi Filippo e Giacomo giriamo a destra e arriviamo al punto di partenza.

Il percorso permette di conoscere quasi tutti i mulini di Padergnone e Calavino, qui raggruppati per paese:

In relazione a questo percorso puoi scaricare la traccia gpx, il pdf stampabile con dettagli sul percorso, o seguire il percorso ed avere altre informazioni su Outdooractive.

Esso può essere visionato, insieme agli altri anelli sulle tracce dei vecchi mulini in Valle dei Laghi, su Google Maps dove si trovano grazie alla geolocalizzazione fatta con my maps (se necessario qui trovi informazioni tecniche).